Libero, 31 maggio 2018
«Sono un’incosciente di gran successo». Intervista a Loredana Bertè
Da vera diva, Loredana Bertè arriva per ultima. Si presenta all’incontro stampa con i capelli celesti, da fata turchina mancata. Ha la coda di cavallo ma anche una fascia per capelli da doccia, di un bianco immacolato, e un’improbabile farfalla blu fissata sul capo. Guarda tutti dritto negli occhi, sfoggiando il suo look alternativo. Più la osservi e più ti convinci che se esiste un solo motivo al mondo per guardare, l’8 giugno, Ora o mai più il talent show di Rai Uno, quello è lei. Il programma si propone di dare una seconda chance ai cantanti dimenticati: in tutto otto meteore canterine, tra cui Valeria Rossi, il duo Jalisse e Massimo Di Cataldo. Oltre alla Bertè, il team dei maestri-giurati comprende Patty Pravo, Orietta Berti, Fausto Leali, Marco Masini, Michele Zarrillo, Marcella Bella e Red Canzian. Ma tutto questo discorso della seconda chance e dell’ora o mai più non sarà un tantino spietato?
«Penso invece che sarà un programma speranzoso. Da parte di noi giudici, è un atto di fede: anche noi siamo chiamati a imparare da questa esperienza che non ha precedenti in tv».
Ammetterà però che è più facile proporsi al pubblico quando hai vent’anni, ad Amici, e non a cinquanta, come accade in Ora o mai più...
«Il talento non ha età: basta trovare la strada giusta e circondarsi di persone che conoscono il percorso da seguire. Il punto non è arrivare in vetta, ma restarci».
Lei ha mai dovuto lottare per rimanere sul mercato?
«No, ma solo perché sono sempre stata un’incosciente: mando spesso a quel paese le case discografiche. Per esempio quando sono arrivata dal Brasile con un disco cult, Carioca, mi sono sentita dire: “Ma chi è sto Djavan e chi si crede di essere questa?”. Mi hanno strappato il contratto davanti agli occhi. Dopo quattro anni mi hanno chiesto scusa e hanno rifatto il contratto, ma io non sono scesa a compromessi: il disco era quello e si beccavano quello!».
Anche nel look non scende a compromessi, o sbaglio?
«Mai, e anche questo lato di me a volte non piace alle case discografiche».
Trova che il mondo musicale sia spietato?
«Molto: non perdona nulla. Per rimanere sulla cresta dell’onda bisogna affrontarlo a muso duro, come ho fatto io. Non è un caso se da 15 anni non lancio un album di inediti: lo sto realizzando ora e uscirà a settembre».
Nel frattempo lei sta spopolando in Non ti dico no, al fianco dei Boomdabash: la canzone ha sciolto in un brodo di giuggiole la comunità Lgbt. Ha mai avuto esperienze, in tal senso?
«Purtroppo sono sempre stata etero: me ne dispiaccio perché, dopo due matrimoni, sono rimasta parecchio delusa dagli uomini. Trovo che siano diventati ovvi e prevedibili. Preferisco la solitudine: svegliarmi alla mattina con la cuffia e fare quello che mi piace, senza rendere conto a nessuno».
Crede che la vita da palco sia incompatibile con la famiglia?
«No. Sono due realtà conciliabili, anche se per me e mia sorella non è stato così. C’è da dire che noi due non abbiamo mai avuto una famiglia, quindi non ci è mancata: in questo senso, siamo state fortunate. La nostra valvola di sfogo era, e resta, il palco».
Le pesa mai non avere figli?
«In passato sì, infatti ho lasciato Bjorn Borg proprio per questo. Oggi, invece, non so se ho ancora tale esigenza».