Corriere della Sera, 31 maggio 2018
Saverio Raimondo, quando la comicità trova ispirazione nell’ansia
«Quando in tv parte la sigla di Chi l’ha visto? ti sale l’ansietta. Allora ti metti sul divano con lo stesso atteggiamento con cui si seguono i quiz in tv, cioè speri di “indovinare”, di riconoscere dalle foto uno degli scomparsi, così da poter chiamare in diretta e dire “sì, l’ho visto io, stamattina, alla fermata dell’autobus! Ho vinto?!. Poi ti lasci rapire dalle storie inquietanti della gente scomparsa, con quelle musiche tensive e quel montaggio così destabilizzante…». L’ansia è un vuoto che si genera tra il modo in cui le cose sono e il modo in cui pensiamo debbano essere; è qualcosa che si colloca tra il reale e l’irreale. Così almeno la descrivono i clinici, ma se a parlarci dell’ansia è un comico, il più bravo stand-up comedian italiano, dobbiamo ulteriormente preoccuparci o ridere delle nostre disgrazie? In Stiamo calmi (Feltrinelli, 2018) Saverio Raimondo (cercatelo su Comedy Central non lo lascerete più) fa la storia delle sue ansie. Che sono tante, un catalogo di ansie, forse troppe per trascorrere una vita in parziale serenità. Per Freud era facile dire che all’origine della comparsa dell’ansia ci sono tensioni o «battaglie» interne all’individuo che non hanno avuto risoluzione. Lui, però non pareva un ansioso, non soffriva d’insonnia, non aveva crampi allo stomaco, non aveva reazioni «esagerate» rispetto alle reali situazioni. Come uscirne? Come solo sanno fare i comici di razza: capovolgendo la situazione. A Raimondo non resta che rivalutare il senso di colpa come baluardo della civiltà e affrontare con leggerezza e ironia tutte le principali fonti di ansia del mondo contemporaneo, dal terrorismo al cibo, alla privacy. Fino alla provocazione finale: ricaviamo energia dall’ansia. Che, come noto, è energia rinnovabile. L’ansioso, per sua disgrazia, rimane sempre a mezza strada delle situazioni, tremebondo e perplesso. Raimondo fa un passo ulteriore: chiede ispirazione all’ansia.