Corriere della Sera, 31 maggio 2018
Carlotta Proietti: «Ho un complice per papà ma ora io ballo da sola»
E adesso, a grande richiesta...». Le cene in casa di Gigi Proietti, davanti a Vittorio Gassman, Renzo Arbore, Vincenzo Cerami e agli amici più cari, si concludevano con Gigi che presentava agli ospiti le sue figlie, Susanna e Carlotta: «Cantavamo Picca Picca Picca, una specie di gospel, una cosa tremenda che odiavamo, come la poesia di Natale. In realtà è rimasta nei cuori», ricorda divertita Carlotta. Che ora affronta Gaetanaccio, la commedia musicale di Gigi Magni, uno dei cavalli di battaglia di suo padre. «Non potei vederla, io sono del 1981, andò in scena nel ’78. Non esistono video o immagini, conoscevo lo spettacolo attraverso le sue canzoni».
E lei sarà?
«Nina, la tipica donna rivendicativa di Magni, simpatica, orgogliosa. È la fidanzata di Gaetanaccio, un personaggio realmente esistito nella Roma dei Papi. Una storia così attuale, parla di attori che fanno di tutto per campare. Il tema centrale è la fame e la lotta contro il potere; qui unisco il sogno di recitare e cantare».
La musica nella sua vita?
«Ho cominciato da lì. A 9 anni ho scritto una canzone stupidissima, Ponza, dedicandola all’isola dove andiamo da sempre: Venite a Ponza e non andate a Monza, che non sapevo nemmeno dove fosse. Mi laureai al Dams in Storia del melodramma e alle elementari la maestra ci faceva sentire i Beatles e Britten. Amavo la regia, mi affascinava Hitchcock, capace di terrorizzarti. Però la sua ironia...».
Essere figlia d’arte?
«È un’arma a doppio taglio, devi cercare di fare il doppio, papà non mi raccomanderebbe nemmeno sotto tortura. Nessuno mi ha detto la solita raccomandata, è capitato qualche volta sui social, ma attorno a mio padre c’è un grande affetto e rispetto. Ho seguito la pancia, mamma dice che mi butto sempre. Loro non ci hanno imposto nulla. Con mio padre ho un bello scambio di pareri, opinioni, mi sembra di avere un complice. Una volta, tanto tempo fa, mi disse: tu potresti recitare. Quest’estate farò La Bisbetica Domata al Globe Theatre. Ora mi spinge a fare uno spettacolo mio, da sola, e il divertimento di un monologo anche musicale è tra i miei progetti. È quasi inevitabile andare in quella direzione».
Dev’essere difficile costruirsi un’identità avendo come padre un mattatore.
«Ci sto lavorando. La recitazione è venuta tardi. Io cantavo, ma mi sono resa conto di essere rigida, avevo bisogno di sciogliermi».
Lei è così serena, non posseduta dal démone dell’ambizione, che nelle attrici...
«Mi accorgo che trovo più importante il comportarsi bene che calpestare qualcuno, è più forte di me. È un lavoro che ti trovi ad amare e odiare, poi non puoi farne a meno. Sono cresciuta in un ambiente un po’ folle, da piccola non me ne rendevo conto».
I tuoi che genitori sono stati?
«A casa si rideva molto. Mamma era sempre presente, senza di lei questa famiglia non so se sarebbe così. Ci teneva allo stare insieme, a tavola niente cellulari».
Gigi e Sagitta non si sono mai sposati.
«Io e Susanna, mia sorella, gliel’abbiamo chiesto, anche se siamo cresciute con l’idea che non fosse fondamentale. Mamma lo vorrebbe, papà è un po’ restio, pensa che non sia necessario. Per me sarebbe bello. C’è ancora tempo».
Si sveglia alle 2 del pomeriggio, come suo padre?
Ride: «No, sono abbastanza mattiniera. Mi piace prendere le cose con calma».