Corriere della Sera, 31 maggio 2018
McEwan in difesa di Weinstein
Forse spera che si arrivi prima o poi a una qualche forma di Espiazione. Ma per il momento si limita solo a condannare la «giustizia sommaria» e a manifestare il suo «scetticismo» sulla vicenda di Harvey Weinstein, il produttore-predatore di Hollywood sotto accusa per stupro e violenze sessuali, denunciato pubblicamente da decine di donne: e così non meraviglia che l’uscita di Ian McEwan, uno dei più celebrati scrittori britannici contemporanei, abbia suscitato perplessità e polemiche in patria. Perché l’autore 69enne, intervistato dalla radio della Bbc, si è lasciato andare a considerazioni che a molte sono sembrate «seriamente inquietanti». «A me sembra una specie di circo», ha detto. «Non sappiamo cosa è veramente successo – ha aggiunto – ma a me piace sempre incoraggiare un certo grado di scetticismo una volta che la piazza si è scatenata. Dunque sospenderò il giudizio». E se il garantismo può apparire ineccepibile, fa specie che la voce di tante donne sia paragonata a una folla inferocita, invece di essere percepita come il grido delle vittime. Perché qui non viene avanzato un argomento culturale, come nel caso del manifesto delle donne francesi promosso da Catherine Deneuve, dove si difendeva la «libertà di sedurre»: tesi discutibile, ma appunto meritevole di essere discussa. Qui si prendono direttamente le difese di un personaggio che lo stesso McEwan definisce un «mostro morale». Posizione che l’autrice Catherine Mayer, cofondatrice del Partito per l’Uguaglianza delle Donne, ha liquidato così: «Ne ho abbastanza di questi presunti grandi uomini di lettere che non sono affatto così interessanti come pensano di essere».