la Repubblica, 31 maggio 2018
La missione a Venezia dei poliziotti cinesi sognando Marco Polo
Il mercante veneziano Marco Polo partì per il Catai, l’attuale Cina, quando era poco più che adolescente. Il poliziotto cinese Zhanghai Lin, 28 anni, immediatamente chiamato Mario in italiano, è arrivato a Venezia ieri, 747 anni dopo l’ambasciatore che lo ha preceduto lungo la Via della Seta. Il primo rimase alla corte imperiale di Kublai Khan per diciassette anni. Il secondo pattuglierà calli e campielli dell’ex Serenissima per tre settimane, fino al 17 giugno.Marco impiegò anni per raggiungere a piedi il Celeste Impero. Zhanghai Lin, in arrivo dal centro emigrazione dell’aeroporto di Guangzhou, ha coperto gli 8mila chilometri che lo separano dall’Europa post romana grazie a un volo di mezza giornata. Viaggi per universi imparagonabili. Quello contemporaneo però, senza l’antico, sarebbe stato impossibile: per questo l’agente inviato da Pechino, appena sbarcato in laguna, ha chiesto di visitare subito il palazzo dove si presume sia nato Marco Polo, a due passi dalle Procuratie Vecchie. «Italia e Cina – dice – sono state le civiltà imperiali più antiche e più vaste del mondo. Quell’attrazione reciproca, fondata sulla conoscenza e sugli scambi commerciali, rappresenta ancora oggi la via che collega in profondità l’Occidente con l’Oriente. È una lunga storia, ma ancora all’inizio».Zhanghai Lin non è arrivato da solo in campo San Zaccaria, sede del Comando provinciale dei carabinieri di Venezia. Con lui c’è l’agente Chen Yin, 40 anni, partito dal porto di Lishui, nello Zhejiang, la regione di Shanghai. La loro missione ufficiale, in uniforme ma disarmati, è affiancare i carabinieri veneziani nelle pattuglie quotidiane, aiutandoli a reggere l’urto esplosivo del turismo di massa in arrivo dall’Asia. Quella reale è invece investigare insieme sulla trama sempre più fitta di interessi cinesi che vanno alla conquista del Nordest.Se i nuovi signori dell’economia globalizzata scelgono l’Italia per controllare il Mediterraneo, guardando con crescente attenzione ai nostri porti, è chiaro che anche la sicurezza è chiamata ad un salto di qualità.Non a caso gli agenti Zhanghai Lin e Chen Yin, su iniziativa del servizio per la cooperazione internazionale e della direzione centrale della Polizia criminale, sono nel nostro Paese con una dozzina di colleghi. Gli altri hanno preso servizio a Roma e a Milano, epicentri dei migranti cinesi in Italia, oltre che a Prato, capitale della prima delocalizzazione industriale del Dragone nella zona euro. «Il problema dell’attività investigativa – dice il tenente colonnello Emanuele Spiller – non è solo la lingua. Gli scambi informativi internazionali di contrasto al crimine vanno resi sempre più immediati e qualificati». Uomini, merci e denaro, tra Venezia e Pechino, non restano più in viaggio per mesi e la nuova Via della Seta, voluta dal presidente cinese Xi Jinping, ha già ramificazioni invisibili. Anche gli effetti tangibili, però, fanno riflettere.Al loro primo pattugliamento veneziano, lungo la riva degli Schiavoni e tra piazza San Marco e il ponte dei Sospiri, gli agenti Lin e Yin ieri sono stati presi d’assalto. Migliaia di turisti cinesi, tutti con ombrellino anti-sole, hanno preteso una foto con i connazionali poliziotti che in patria si guarderebbero bene dall’avvicinare. Fragorosi gli applausi delle comitive quando i due, a bordo di un motoscafo dei carabinieri, hanno percorso i canali e sfiorato le gondole ondeggianti davanti all’isola di San Giorgio. «So appena stare a galla – dice Zhanghai Lin – ma ammirare dal mare il luogo che ogni essere umano sogna di vedere, è un’emozione violenta». È il punto cruciale, la ragione che l’ha spinto qui: l’Italia e Venezia cercano di prepararsi allo tsunami turistico del terzo millennio, contro il quale non c’è Mose, o tornello estivo, che tenga. Un rapporto commissionato da Airbnb e presentato a Parigi rivela che la culla di Marco Polo detiene l’impressionante record mondiale di affollamento: 73,8 turisti per ogni residente nel 2017, che schizzano a 370 se correttamente si escludono gli abitanti sulla terraferma. Al secondo posto Amsterdam, 7,8 turisti per ogni locale; al terzo Barcellona, 4,7, ossia quindici volte meno che pure scatenano la rivolta popolare contro le città sacrificate al business delle vacanze.Lo scorso anno i visitatori di Venezia hanno superato quota 28 milioni, quasi il doppio rispetto a quelli di Bangkok, dove però gli abitanti non sono 54mila, ma oltre 8 milioni. I turisti cinesi all’estero sono già più di 150 milioni, al raddoppio entro cinque anni. Due le tappe europee obbligatorie dei tour organizzati: Parigi e Venezia.«Sono masse umane importanti e costanti – dice l’agente Chen Yin davanti al vecchio palazzo dei dogi – che impongono strategie di controllo innovative, simili a quelle delineate per i flussi migratori, o i capitali».Cartelli stradali, menu, portieri d’hotel e commessi di negozio che parlano un po’ di mandarino, non bastano più.Così l’espansione di Pechino, al proprio turista, affianca già il poliziotto made in China. Dal risciò alla gondola «per risolvere meglio – dice l’agente Zhanghai Lin – i problemi di domani e di tutti». È questo, pensando all’idea di controllo e di libertà nella Città Proibita, vista anche da Marco Polo, che fa riflettere.