la Repubblica, 31 maggio 2018
Borghi, il no euro che tutela i risparmi (i suoi, all’estero)
ROMAOra lo attaccano perché ha comprato quattrocentomila euro di titoli di Stato e obbligazioni straniere, senza filarsi Bot e Btp. E invece la coerenza del deputato leghista Claudio Borghi è cristallina. Solo un pazzo consiglierebbe a Salvini di tornare alla Lira per poi gestire le sue finanze come quegli sprovveduti risparmiatori italiani che credono ancora nell’euro. Ingenui loro che investono in buoni del Tesoro, folli ad accendere mutui a tasso variabile. Lui no. Lui, il leghista nemico giurato della moneta unica che bombarda Bruxelles a costo di rischiare il default, preferisce investire oltreconfine.Dove non c’è la Lega. E dove nessun partito che ha vinto le elezioni progetta di lasciare l’eurozona anche a costo di far saltare il sistema.Come una talpa laboriosa che scava tunnel sovranisti sotto la Bce, così il professor Borghi scommetteva da tempo sulla stabilità. Quella degli altri, però.Perché il progetto “no euro” dei populisti consiglia di tenersi alla larga dall’Italia.Tutto bene, perché per quasi un anno a nessuno viene in mente di scandagliare le mosse finanziarie del parlamentare. Finché non lo rilancia l’altro ieri il finanziere Davide Serra, un grande amico di Matteo Renzi. Su Twitter pubblica la dichiarazione della situazione patrimoniale di Borghi, redatta quando era ancora consigliere regionale in Toscana. Protocollata il 9 ottobre 2017, risale a un mese prima, quando il prof era già consigliere fidato di Salvini, vantava l’incarico di responsabile economico del Carroccio e si preparava al grande salto nazionale.A leggerlo, in effetti, il documento fa un certo effetto. Oltre a 7.160 euro in fondi d’investimento, l’elenco comprende 350 mila euro in obbligazioni estere e 50 mila euro (o sterline, perché la grafia lascia qualche dubbio sulla valuta) in titoli di Stato esteri. Si trattasse di un comune investitore, nulla da dire. E però Borghi normale investitore non è, ma parlamentare influente che consiglia Salvini e spinge sull’acceleratore dell’addio alla moneta unica come se non ci fosse un domani. Il bello è che lo ammette pure Borghi. «Scusi caro Serra – risponde su Twitter – ma con quale logica uno che ha sempre denunciato l’assoluta pericolosità per i risparmi per l’Italia in un’eurozona che con le regole attuali non ha garanzie per i risparmiatori (e lei che speculava al ribasso su Mps lo sa) dovrebbe metterci i propri risparmi?».Secondo il professore, insomma, l’eurozona è talmente insicura per l’Italia che è meglio girare alla larga dai Btp, almeno finché il governo non deciderà un eventuale piano B fuori dalla moneta unica.Quello stesso piano invocato nel 2015 dal professor Paolo Savona, paragonandolo addirittura a Gladio. Ai buoni del Tesoro che spaventano Borghi come la peste, comunque, è affidata la sopravvivenza del Paese. Glielo ricorda sempre Serra: «Se tutti facessero come lei non ci sarebbero soldi in nessuna banca italiana per mutui, prestiti a aziende, debito pubblico che finanzia pensioni e lo Stato fallirebbe». Vanno avanti così per un po’, finché Borghi non informa Serra di alcune novità: «A fine anno scorso ho venduto quasi tutto e comperato un appartamento».Si potrebbe chiuderla qui, se non fosse che qualche utente non gradisce e continua a pungere il professore sul fianco della coerenza. E così, il teorico della distruzione di quel diavolo a forma di euro non ci vede più: «Lei che mi sembrava una persona assennata, mi spiega come ragiona? Ma se denuncio che una casa è pericolosa e che la voglio mettere in sicurezza secondo lei ci vado ad abitare prima di averlo fatto?». No, non ci va ad abitare: si sente più sicuro oltreconfine.