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 2018  maggio 31 Giovedì calendario

Loredana Bertè: «Quanti guai ho passato. E adesso aiuto i cantanti»

Febbraio 1986, festival di Sanremo. Loredana Bertè sale sul palco per cantare Re. E il pubblico sbigottisce. Assieme a due ballerine similmente acconciate, la diva ribelle del rock italiano esibisce un pancione di nove mesi (ovviamente posticcio) che ballonzola ipertrofico al ritmo rock della canzone scritta da Mango. Apriti cielo. «Un cataclisma; un putiferio. Dissero che insultavo le donne, che svilivo la maternità, che offendevo le partorienti...» Risultato: la CBS straccia il suo contratto e la cantante (complice il tempestoso matrimonio coll’idolo del tennis Björn Borg) finisce esiliata dai microfoni per sei anni e mezzo. «Fu il momento più buio della mia carriera. Mi ferirono profondamente. Per fortuna io non mollo. Sono come l’araba fenice, io. Risorgo sempre dalle mie ceneri».
Quindi comprende gli otto cantanti che, famosi per un unico brano, in Ora o mai più (dall’8 giugno su Raiuno) tenteranno di riagguantare il successo solo intravisto, sotto la guida sua e di altri vip canori?
«Accidenti, se li capisco! Quanti momentacci ho avuto anch’io; quanti contratti strappati! Ma il talento non ha età. Se trovi l’occasione giusta e questo show può essere per loro l’ultimo treno – ti rimetti in sella»
Ma non trova che la formula, a cominciare dal titolo vagamente iettatorio, sia piuttosto crudele?
«È la vita ad essere crudele, caro amico. La vita dei cantanti, poi...»
E allora come ha fatto a viverla, lei? 
«Sempre di testa mia. Sono una capocciona incosciente, sa? Agli inizi io e mia sorella Mimì nemmeno pensavamo al successo... Ci bastava pagare l’affitto! E poi odio le regole, vado contro; mai dato retta a nessuno. Mandavo a quel paese le case discografiche, facevo solo quel che mi pareva. Intanto ci azzeccavo, però. Come quando tornai dal Brasile con le canzoni di Djavan, e inorridirono, gli stupidi: Ma dove sei andata a pescarlo, questo qua?. Risultato: venti settimane in classifica, 150mila copie vendute».
Capocciona anche nel look...
«Non sbaglia. Per Non sono una signora mi presentai al Festivalbar in abito nuziale. Per E la luna bussò con la benda sull’occhio e l’uncino al posto di una mano. Il pancione di nove mesi? Macché insulto alla maternità: un inno alla forza delle donne, era! E invece poco mancava che mi arrestassero. I discografici mi dettero il benservito, dovetti pagare l’albergo di tasca mia e tornare a Milano in autostop. Poi però venticinque anni dopo Lady Gaga ha fatto esattamente lo stesso. Ero troppo avanti: questa è la verità».
Come sopravvisse a quel periodo buio?
«La mia autostima era sotto i piedi. Decisi di lasciare la musica, per correre dietro all’amore di Borg, che credevo eterno. Lo sposo pensavo – e non devo nemmeno cambiare la targhetta sul citofono: L.B. Ma sei anni e mezzo in quel castello in Svezia avrebbero schiantato chiunque. Quando poi mi comunicò che non voleva avere figli, feci le valigie e mollai tutto. Pure il letto a forma di Ferrari che Pininfarina mi aveva fatto costruire appositamente, gli lasciai. Che scema!».
Ma una volta riagguantato il successo cosa bisogna fare per tenerselo?
«Beh... io da due anni sono a dieta. Quando mi ruppi il femore, otto anni fa, scoprii la cyclette, e da allora sgambetto un po’ tutti i giorni. E poi palestra, massaggi... Infine essere pronti a combattere, certo. Ma alle volte nemmeno quello basta. In realtà tutto dipende dal pubblico: lui è il solo contro cui tu non tu puoi fare un bel niente. E il pubblico è spietato: dimentica in fretta. Oggi non saremmo a fare questo show, se il pubblico non avesse la memoria corta. Senza contare quando ha dei pregiudizi. Io ho dovuto superarne molti. Ma si vede che è un difetto di famiglia: a mia sorella i pregiudizi l’hanno addirittura massacrata. Basti pensare che sono quindici anni che non pubblico un disco di inediti. Lo farò solo il prossimo settembre». 
È ancora segreto quale dei cantanti «di un solo successo» le verrà affidato. Cosa si augura per voi due?
«Che il talento che mi è stato donato ci aiuti ad asfaltare tutti gli altri. Sa che le dico? Ora o mai più!».