Il Messaggero, 31 maggio 2018
Disconnessi e felici, in tutto il mondo la nuova tendenza è il digital detox
Toglietemi tutto ma non il mio smartphone. Parafrasando un famoso slogan pubblicitario si ottiene un ritratto della nostra società. Internet e social network hanno cambiato le priorità, soprattutto nel nostro Paese. Secondo un report dell’agenzia We are social i 34 milioni di italiani attivi sui social passano in media circa 2 ore al giorno a controllare il proprio profilo, a chiacchierare sulle chat e a lasciare like ai post degli amici. È ormai una routine irrinunciabile, soprattutto per quanto riguarda Facebook, il social network più usato.
IL FESTIVAL DEL SILENZIO
Alcuni paesi prendono provvedimenti per combattere la dipendenza da rete. Per esempio l’Indonesia, una delle nazioni più connesse al mondo con 132 milioni di internauti. Il 17 marzo, in occasione del Nyepi, festival tradizionale indù che impone ai suoi fedeli 24 ore di silenzio assoluto, sono rimasti muti tutti i servizi di internet dell’isola. Made Patiska, governatore di Bali, ha scherzato: «Disconnettendosi dalla rete le persone non moriranno». Certo non sarà la fine del mondo, ma le conseguenze potrebbero essere altrettanto spaventose: infatti l’assenza dal web è stata riconosciuta come una vera e propria fobia. La Fomo – Fear of missing out, paura di essere tagliati fuori – è il timore di perdersi qualcosa non controllando in continuazione social network ed email. La nomofobia, invece, è la paura di rimanere fuori dal contatto di rete mobile, timore che può provocare effetti simili agli attacchi di panico. Il checking habit è invece il bisogno spasmodico di controllare, anche a distanza di brevissimo tempo, lo smartphone, la casella email, i social per verificare se ci sono notifiche.
IL FLOP
Eppure cancellarsi da Facebook può sembrare una buona idea, anche guardando allo scandalo Cambridge Analytica. Brian Acton, ex socio di Mark Zuckerberg, ci aveva provato con l’hashtag #deletefacebook, che invitava a cancellarsi dalla piattaforma. In realtà è stato un flop e a Menlo Park quasi non si sono accorti dell’iniziativa: appena il 9% degli utenti ha fatto il grande passo, e in molti sono tornati indietro. E un flop è stata anche la Giornata Mondiale senza Facebook del 28 febbraio, nata in Francia per «contrastare la cyber dipendenza e la pubblicità» e per ricordare al colosso di Zuckerberg che senza i suoi utenti la piattaforma non esiste. L’iniziativa anno dopo anno si è confermata un insuccesso. «In realtà non serve cancellare Facebook, basterebbe non sprecare il nostro tempo». Alessio Carciofi è un esperto di marketing che si occupa di innovazione digitale per le aziende. Attraverso il suo libro Digital detox ha analizzato il problema dell’iperconnessione, soprattutto legata al mondo del lavoro. «Il 70% degli italiani controlla le e-mail sullo smartphone ogni mattina, entro 15 minuti dal risveglio». È una specie di ossessione che ci porta a sfiorare i touch dei nostri telefoni tra le 2.000 e le 4.000 volte in un giorno. «Ognuno di noi dovrebbe individuare dei momenti off. Vivere il digitale vuol dire avere delle buone abitudini, magari come non utilizzarlo a tavola». E se proprio non fosse così facile, ci sono alcuni ristoranti come il Casa Coppelle di Roma, a pochi metri dal Pantheon, che costringe i suoi clienti a lasciare lo smartphone a un loro addetto prima di entrare in sala per mangiare. Al tavolo un cameriere propone una selezione di libri di poesia con cui sostituire lo smartphone. Un telefono per un po’ di poesia, magari non è una cattiva idea.