il Fatto Quotidiano, 30 maggio 2018
Intervista a Morgan: «A mia figlia faccio capire le ragioni degli uomini»
Morgan, o gli indovinelli della Sfinge. “A settembre uscirà il primo di tre o quattro album. Si intitola Romnag catna Redenda!”.
Che diavolo significa?
È l’anagramma di Morgan canta De André. Poi verranno Ordigne e Gomundo.
Endrigo e Modugno…
Tutti dischi già incisi. Ho pronti anche quattro pezzi su Bindi, ma non ho deciso come mischiare le lettere.
Roba da “Settimana Enigmistica”.
È il mio modo per toccare gli intoccabili. Con rispetto, ma dandone un’interpretazione d’artista. Ne parlerò in autunno quando tornerò in radio su Rtl 102.5.
Il 7 giugno rileggerà il repertorio di De André al Festival della Bellezza di Verona.
E sarò supportato da un’orchestra di 20 elementi. Taglierò Faber con la sciabola. La gente considera i suoi versi come il Verbo, ma le reazioni che suscitava erano contrapposte. Eri d’accordo o no, però non ti lasciava mai indifferente. La mia contromossa è ricantarlo dal vivo: non lo facevo dal 2005. Non mi interessa il suo lato folk, bensì quello romantico, il De André legato all’esistenzialismo, immerso in uno spleen baudelairiano, gli accordi in minore che erano new wave ante litteram, il periodo che da Tutti morimmo a stento passa per Non al denaro, non all’amore né al cielo e finisce nel ‘73 con Storia di un impiegato. Gli anni barocchi di prima che si concentrasse sugli indiani o si immergesse nella tradizione ligure. Però ho tradotto le canzoni dal genovese.
E cosa diventa “Creuza de ma”?
L’ho lasciata così. È un topos. Ma anche Faber traduceva. Con la Pivano ha dato smalto all’inglese di Lee Masters e alla sua Spoon River.
Eppure processavano De André da sotto il palco.
Bisognerebbe tornare a quei tempi!.
In che senso?
I tempi in cui la musica suscitava interesse, gioia, furori. Come accadeva nell’Ottocento con i pittori francesi. Le canzoni di Faber sono come quadri di Monet o Gauguin. Mauro Pagani mi ha raccontato del perfezionismo di De André in concerto. Non ammetteva estemporaneità. Il suo rigore era assoluto.
Pensa mai a quando De André fu sequestrato?
Mai! Così come non penso alla cirrosi di Piero Ciampi o alla pallottola di Paoli. E non voglio sapere se Tenco si fosse suicidato o meno. So che erano artisti edificanti, colti, pieni di allegria. Perché concentrarsi sui dettagli scabrosi? Diamo loro la luce che meritano! Così come ho fatto io componendo intermezzi nel disco su De André.
È stato ospite del concerto milanese della sua ex allieva Noemi. A X-Factor erano memorabili le vostre zuffe su Endrigo.
Lei non voleva interpretarlo, mi diceva che era troppo triste. Io ribattevo: “Endrigo non è triste, è Satana!”.
Lei è responsabile di tante scoperte del pop italiano: Noemi, Mengoni, Bravi…
C’è stato un momento in cui, dei primi 40 dischi in classifica, ben 22 erano collegabili a me. Come talent scout, produttore, artista. Sono sempre stato fertile. Continuerò a esplorare la forma canzone con l’intelligenza artificiale. Robot che assoggetterò alla mia creatività.
La nuova scena nazionale è deprimente.
I testi sono scadenti. Ma c’è anche del buono, mi piace Calcutta. E i ragazzi di oggi hanno idee, non sono pecoroni. L’importante è salvarli dalla massificazione fascista dei social, dalle multinazionali che ti impongono tecnologia e linguaggi ai propri fini. Concentriamoci sull’individuo. Mia figlia Anna Lou ha 17 anni, studia Bowie ed è più avanti di me.
In un’era di neofemminismo, che ruolo ha il padre di una ragazza?
Quello di aiutare tua figlia a comprendere la sfera maschile. Non si deve demonizzare tout-court la figura dell’uomo così come quella del padre, da decenni alle prese con una storica débâcle. La madre è un riferimento antropologico rimasto saldamente al centro, il padre è all’angolo, è stato contestato, mandato a fare in culo. Subisce tutte le scelte. Si può rifare con la tenerezza, e offrendo cultura. Se le figlie si ricorderanno di avere avuto dei padri, questo le aiuterà a non vedere tutti gli uomini come dei maiali.
Asia Argento è giudice a X-Factor al posto di Levante.
È molto preparata, ha gusti musicali evoluti. Se la lasceranno lavorare senza pressioni commerciali, farà vedere i sorci verdi a tutti.
Che dice di #MeToo?
Non voglio unirmi al chiacchiericcio di tanti che giudicano senza sapere nulla. Asia, ma anch’io, siamo spesso stati attaccati superficialmente. Non so: ognuno è artefice del proprio destino.