la Repubblica, 30 maggio 2018
Il capolavoro di Bacon ispirato dalla polizia
È noto che i ritratti di Francis Bacon, crudi, grotteschi, talvolta allucinati come il fotogramma di un film dell’orrore, erano quasi sempre ispirati da persone o fatti a lui vicini.
Adesso viene fuori che, dietro un paio dei suoi quadri più famosi, c’era un raid della polizia, con confisca di un quantitativo di droga nascosto in una statua nello studio londinese dell’artista, arrestato e portato via in manette. E a provocare il raid fu una lite furibonda fra il grande pittore e il suo amante, determinato a vendicarsi di lui. L’incidente risale al 1968. L’amante era George Dyer, lo shock per l’episodio fu così forte che, appena rilasciato, Bacon si precipitò al cavalletto e scaricò tutta la sua rabbia sulla tela, dipingendo due opere diventate famose, Two studies of George Dyer with dog, ora appartenenti a una collezione privata. Per avere un’idea del loro valore commerciale, un’opera analoga, in questo caso una trilogia, Three studies of Lucian Freud (l’artista suo contemporaneo), è stata venduta all’asta nel 2013 per 89 milioni di sterline, pari a circa 100 milioni di euro, un record per Bacon. Non avremmo mai saputo cosa era successo, se non fosse che nel 1987 Bacon raccontò tutto in una conversazione registrata al suo amico e vicino di casa Barry Joule, con la promessa di rivelarne il contenuto non prima di 12 anni dopo la sua morte. Come è ora accaduto.
Il compagno del pittore nascose la droga, una grossa dose di marijuana, in una statua africana, ricevuta in dono dai gemelli Krays, due gangster che frequentava. Ma un giorno, dopo un terribile scontro con Bacon, fece una denuncia anonima alla polizia. Gli agenti perquisirono lo studio di Kensington dell’artista con i cani che fiutarono i narcotici in un buco della statua. Bacon fu arrestato e poi rilasciato: se la cavò con una sanzione di tremila sterline, nonostante avesse giurato che lui non c’entrava niente. «Soffro di asma, non ho mai fumato niente, tanto meno uno spinello». Tornato a casa, si vendicò a sua volta con il ritratto in due parti di Dyer: un uomo, ai cui piedi c’è un cane, che annusa la testa di una statua, che diventa la testa di Dyer. Quest’ultimo, da parte sua, sosteneva che Bacon aveva sempre saputo della presenza dell’erba nella statua. Joule, che ha donato alla Tate 120 disegni del pittore, ne tenne 120 per sé: 70 dei quali saranno a una mostra al Museo Sorrento fino al 21 ottobre. E presto farà vedere, per la prima volta, anche la statua africana.