la Repubblica, 30 maggio 2018
«Ancora non mi sono ripreso. Sono turbato. Mettetevi nei panni di una persona che viene violentata nella sua intimità
«Ancora non mi sono ripreso. Sono turbato. Mettetevi nei panni di una persona che viene violentata nella sua intimità. Che ti rubino l’auto è concepibile, non lo è che uno entri di notte a casa tua e la fa da padrone con la testa incappucciata e con la minaccia che se ti muovi finisci male».
Ciriaco De Mita, 90 anni compiuti a febbraio, ripercorre con lucidità i momenti da incubo passati nella notte tra lunedì e martedì quando nella casa dell’ex premier, intorno alle 2, quattro malviventi sono entrati forzando una porta-finestra dopo essersi introdotti dal retro della villa, aprendosi un varco tra i rampicanti.
È accaduto a Nusco, centro di 4mila abitanti in provincia di Avellino, dove il novantenne ex leader della Dc è tutt’ora sindaco. Ad essere assaltata quella villa che da sempre era ritenuta un luogo intoccabile.
Sindaco che cosa è accaduto?
«Ci siamo accorti verso le 2,20 che qualcuno era entrato in casa».
Quanti erano?
«Quattro, incappucciati e avevano delle pile. È stata mia moglie la prima a vederli. Quando mi hanno svegliato mi ha detto: tranquillo, sono della Finanza».
Come ha reagito?
«Ho capito che era meglio stare zitto. Anche se, fosse stato per me, avrei reagito diversamente. Mia moglie continuava a dire: stai tranquillo, è la Finanza, hanno già finito, stanno facendo il verbale, ora vanno via».
Che cosa hanno preso?
«Volevano soldi e oro. Ma miravano soprattutto agli oggetti perché soldi in casa ne abbiamo pochi. Hanno voluto sapere dove era la cassaforte. L’hanno aperta e si sono presi tutto».
I ricordi di una vita?
«Sì: si sono presi tutto».
Sapevano che era casa De Mita?
«Certamente, sono andati spediti. Sapevano cosa cercare. Quando sono andati via abbiamo lanciato l’allarme. L’Arma dei carabinieri ha mostrato la propria intelligenza nell’individuare le cose principali su cui concentrarsi».
Le telecamere hanno ripreso l’assalto?
«Ci penseranno i carabinieri a valutare tutto».
C’è qualche dettaglio dei rapinatori che l’ha colpita?
«È difficile ricordare quando nel cuore della notte ti trovi davanti un uomo incappucciato e scalzo con la minaccia che se parli rischi».
Ha temuto che le volessero fare del male?
«No, devo dire di non aver avuto questa preoccupazione. Stavo per reagire, ma mia moglie è stata più saggia di me, mi ha trattenuto con la notizia, quella dei finanzieri che stavano facendo il verbale per andare via, che, in un certo senso, da un lato mi turbava e dall’altro mi tranquillizzava. Mi sono sentito minacciato ma solo se avessi reagito».
Cosa vi hanno detto i rapinatori?
«Poco, difficile anche riconoscere le voci».
Non l’hanno minacciata apertamente per indurla a dare loro quello che volevano?
«A me no. Però hanno detto a mia moglie di cacciare i soldi e l’oro se no rischiava».
Erano armati?
«Non ho visto armi, non me le hanno mostrate. Ma se le avessero o meno non saprei dirlo. Difficile anche capire se fossero italiani o stranieri. Hanno parlato poco, e con un accento che non sembrava italiano, ma potrebbe essere stato camuffato».