il Giornale, 30 maggio 2018
L’arte dietro l’arte da Canova a Sironi. Ecco i segreti del «lato B» delle opere
Capolavori della storia dell’arte girati verso il muro, impossibili da vedere: accade alla Galleria del Museo Civico di Bassano del Grappa, ma non è un errore espositivo. Per la prima volta una mostra esamina il «lato b» della storia dell’arte, analizzando ciò che di solito viene celato: il retro delle tele. «Abscondita. Segreti svelati delle opere d’arte» (dal 2 giugno al 3 settembre) è una felice intuizione di Chiara Casarin, convinta che tele, telai, cornici possano dare una loro versione della storia altrettanto importante quanto quella frontale. In un anno di lavoro, ribaltando letteralmente il patrimonio del polo museale veneto che dirige – uno scrigno dove, dall’archeologia al contemporaneo, sono raccolte opere di Jacopo Bassano, Antonio Canova, Giambattista Tiepolo, Artemisia Gentileschi, Francesco Hayez, Mario Sironi – Casarin ha selezionato una sessantina di lavori intriganti per il loro recto.
Il cambio di prospettiva ha portato non poche sorprese. In mostra possiamo vedere per il prima volta un Canova double face: due grandi monocromi del maestro indiscusso del Neoclassicismo svelano sul retro della tela composizioni fino a oggi nemmeno inventariate, come la figura maschile ritratta dietro il Trasporto a terra della salma di Orazio Nelson del 1805 o le cinque figure femminili dietro il Mercato degli amorini. Non sono solo schizzi o studi: i disegni hanno lo stile dei lavori su cui Canova riversava il suo rigore. Anche un maestro più vicino a noi, Mario Sironi (1885-1961), riserva delle novità: la maggioranza dei 90 fogli della collezione museale, quasi tutti risalenti all’ultimo ventennio della sua produzione, sono disegnati, appuntati o dipinti su entrambi i lati. Si tratta di taccuini, block-notes e persino carta da pacchi gelosamente conservati dall’artista: per lui erano appunti visivi, per noi sono testimonianza tangibile di furore creativo. E dunque, pare domandarci la mostra, potrà mai esistere un unico «lato giusto» da esporre?
Le scoperte non sono finite, ché il retro delle opere d’arte è luogo denso di indizi. In un percorso scandito in dieci sezioni, uno spazio a sé meritano le scritte ritrovate: dietro al Ritratto del conte Roberti di Hayez si vede, bella leggibile, la firma dell’artista (fatto non usuale per l’epoca) mentre dietro a un dipinto settecentesco di Francesco Trivellini, che ritrae la Beata Giovanna Maria Bonomo, è incollato un sonetto. Altre scritte (ma questa volta sono ritagli di giornale) si trovano alle spalle del ritratto ottocentesco di Girolamo Fabris realizzato da Giuseppe Lorenzoni.
Sul retro, a saperla leggere, è tracciata poi la storia di ogni opera d’arte: il tipo di chiodi utilizzati per il telaio, le cornici, i timbri, le assicurazioni, le attribuzioni, i cartellini delle mostre cui ha partecipato ci forniscono il suo identikit completo. Talvolta, girando un quadro se ne scoprono i trucchi compositivi, come accade per la Madonna degli alberelli, di bottega del Bellini, che presenta sul retro tagli e cuciture quasi fosse un mosaico. Educativo e intrigante, questo percorso espositivo dedicato al retro di una considerevole parte della collezione museale si chiude svelando un altro lato insolito: per la prima volta viene mostrato al pubblico il materiale semidistrutto dai bombardamenti del 24 aprile ’45 che colpirono Bassano del Grappa e quindi anche il museo locale. Tra i pezzi conservati nei depositi, vi sono gessi del Canova, rovinati e non ancora restaurati, a suggerirci che vale sempre la pena sbirciare «dietro le quinte» dei musei. Sotto la polvere, affiorano storie che meritano di essere raccontate.