la Repubblica, 30 maggio 2018
Jacobs e i 100 con Tortu per riscrivere i record “Mennea ci guarda”
Nato a El Paso, 24 anni non ancora compiuti, Marcell Jacobs non ha un passato ordinario: «Se ripenso a tutti quegli anni trascorsi ad allenarmi controcorrente, andando nella direzione opposta...». Un giorno apparvero persino due bastoncini da slalom per accompagnare i percorsi sul terreno sconnesso ( ma altamente propriocettivo!) di un vigneto vicino casa, che allora era Desenzano: «Può darsi che tutto sia stato utile, ma forse non proprio tutto».
Marcell corre domani a Roma accanto ai grandi dei 100 e accanto al suo amico, azzurro compagno di stupori, Filippo Tortu: «Mi eccita correre con lui e con quelli che scenderanno in pista domani». Dopo la doppia luce di Savona, dopo aver corso lui 10” 08 e Filippo 10”03 i due si sono abbracciati, prima che il sistema e la notorietà li separassero per l’inevitabile bagno di applausi e di commenti: «Io e Filippo, ma che storia, non siamo centisti eppure eccoci qua, anzi io, Filippo e Pietro che sta a guardare da lassù». Aspettando magari che proprio uno di questi due motorini moderni, messi a punto in due latitudini del paese con qualcosa di magico (Gorizia nel caso di Marcell, che da due anni si allena con Paolo Camossi) faccia un salto nel paradiso dei campioni per chiedere: «Scusa Pietro posso toglierti il record dei 100?». Pietro che torna sempre. «Non l’ho mai conosciuto ma mi hanno tutti raccontato che era una persona vera, senza maschere».
Di mestiere Marcell farebbe il lunghista ( 8,48 ventoso nel 2016). Si è fermato per un problema alle cartilagini curato a Monaco dal dott. Mueller-Wolfhart: «Bravissimo, ma quanto costa: per cinque sedute di infiltrazioni di ialuronico e osteopatia abbiamo speso quasi 4 mila euro». È stato il tedesco a consigliare un anno lontano dalle richieste funzionali del salto in lungo. «Ci siamo decisi a novembre e praticamente abbiamo avuto poco più di tre mesi per preparare la stagione della velocità. Non mi aspettavo di andare tanto forte. Ora devo perfezionare l’uscita dai blocchi».
Il passato torna per rendere più forte il ragazzo: «Si migliora con la testa, si capisce di più, si sente di più. Paolo mi ha detto di aver visto grandi cambiamenti in me come persona». L’atleta dietro la persona ringrazia. Se non ti uccidono gli infortuni irrobustiscono, così come può farlo un’adolescenza non banale. Suo padre conobbe mamma Viviana in un locale dove si ballava l’hip hop. Il lago, due parole, un bacio e un giorno al El Paso nasce Marcell. Poi il genitore va in guerra nei Balcani e non vuole più saperne di madre e figlio. «Non ho mai avuto un padre, questa la verità». Marcell prova a diluire la tristezza giocando a pallone. Poi l’atletica apre le ali e lo fa volare. Sino a un Golden Gala mai immaginato. Ma tanto, tanto meritato.