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 2018  maggio 30 Mercoledì calendario

Tetti sfondati e aule inagibili dal Trentino alla Sicilia la giustizia cade a pezzi

Fossero solo i palazzi di giustizia “vecchi” a cadere a pezzi si potrebbe sperare che le risorse ( poche) investite nella costruzione dei “nuovi” andranno pian piano rendendo più fruibile il sistema giustizia da un capo all’altro dell’Italia. Ma quando a essere abusivi e in parte inagibili sono edifici costruiti ad hoc e da pochi anni come a Gela o a Vibo Valentia o a Vicenza, c’è solo da constatare che lo stato dell’edilizia giudiziaria in Italia è semi- disastroso e soprattutto vittima di un continuo rimpallo di responsabilità tra ministero e Comuni. Con magistrati, avvocati e soprattutto cittadini costretti a fare la gimkana tra transenne, nastri bianchi e rossi, udienze in corridoio, ascensori che restano bloccati, scale pericolanti.
A sentire parlare i procuratori dei palazzi interessati, ultimo quello di Bari dove da qualche giorno i processi si svolgono in tre tensostrutture refrigerate tirate su in un parcheggio dalla Protezione civile, le segnalazioni al ministero di Grazia e giustizia con accorate richieste di interventi più o meno urgenti sono lunghe quindici anni. Ma nessuno ha mai risposto. Provate a dirlo al sindaco di Lucera Antonio Tutolo che pochi giorni fa si è incatenato ( e subito dopo gli è pure arrivato un avviso di garanzia per omissione di atti d’ufficio) davanti all’edificio del 700 che ospitava il tribunale di Lucera e che da cinque anni è stato messo a disposizione del tribunale di Foggia. Alla manutenzione di quel palazzo d’epoca che vanta pure aule con i tetti affrescati non pensa assolutamente nessuno. E a chi toccherebbe poi? Di norma ai Comuni, in quanto proprietari degli edifici, ma di soldi nelle casse pubbliche non ce ne sono e dunque nessuno interviene fino a quando non cade giù qualcosa. Nella migliore delle ipotesi parti di controsoffitto o pezzi di intonaco dai tetti delle aule: nei mesi scorsi è accaduto a Vibo Valentia, nell’androne principale del nuovo tribunale, dove una parte dell’edificio non ha ancora ottenuto l’agibilità e il Comune non ha i soldi per completare i lavori. Come stupirsi visto che, nel 2013, uno dei titolari delle ditte che si sono aggiudicati i lavori era stato indagato per il sospetto che il palazzo fosse stato realizzato in modo difforme dal progetto e forse con materiali non idonei. Come probabilmente accaduto per la costruzione della nuova ala del palazzo di giustizia di Caltanissetta.
Dalla Sicilia al Trentino Alto Adige, gli ordini degli avvocati fotografano, girano video e redigono desolanti dossier dello stato degli edifici in cui, in condizioni troppo spesso poco dignitose, viene amministrata giustizia. Visto da fuori il palazzo di giustizia di Reggio Calabria, ospitato in una delle torri del centro direzionale, ad esempio, trae in inganno. All’interno, il palazzo è fatiscente, le stanze piccolissime e ingombre di faldoni ormai ammucchiati nei corridoi, climatizzatori inesistenti che costringono a udienze a temperature improponibili sia d’estate che d’inverno, l’inevitabile attraversamento dei bagni per passare da un corridoio all’altro negli uffici di Procura. Di fronte quello che sarà (forse) un giorno il nuovo palazzo di giustizia è invecchiato già prima di essere completato, in costruzione da 14 anni, bloccato dal fallimento della ditta e da un lungo contenzioso con il Comune. Ora la situazione, grazie all’intervento dell’Amministrazione comunale, sembra sbloccata, i lavori sono ripresi e la consegna del palazzo è annunciata entro il 2020.
Da Perugia a Imperia, da Avellino ad Arezzo, da Prato a Torre Annunziata è una lunga teoria di “incidenti”; pezzi di intonaco che cadono e che per fortuna non hanno mai colpito nessuno, metal detector fuori uso, scale rotte, muffa e umidità sui muri e infiltrazioni e allagamenti ad ogni temporale. Ad Arezzo si sono attrezzati con sacchi di segatura e contenitori vari per raccogliere l’acqua piovana che filtra dal tetto. A Bolzano è andata bene che non sia successo nulla con quel vecchio alimentatore elettrico che si è staccato da un soffitto, ha sfondato un vetro ed è piombato accanto alla porta di un’aula. A Pavia s’è staccata persino una finestra caduta in strada da un’altezza di dieci metri. E sempre a Bolzano chissà se l’impiegato invalido costretto per mesi a rimanere a casa, prima in ferie e poi in malattia per il guasto a tutti gli ascensori, è riuscito a tornare al lavoro al secondo piano.