Corriere della Sera, 30 maggio 2018
La maratona sulla storia del calcio e il ricordo di Vittorio Pozzo
La sera in cui la nuova Nazionale di Roberto Mancini è ripartita dalla Svizzera vincendo con l’Arabia Saudita nella prima di tre amichevoli di preparazione al prossimo Europeo, History Channel (canale 407 di Sky) ha iniziato una maratona di due settimane interamente dedicata alla storia del calcio. La più grande storia mai giocata: 24 ore al giorno, sette giorni su sette di documentari, interviste, riproposta di partite celebri, profili di campioni. Una cosa mai vista, peccato davvero che l’Italia sia stata esclusa dai mondiali.
Tantissimi i campioni coinvolti. Un vero e proprio dream team: Manuel Neuer, Paul Breitner, Philipp Lahm, Ryan Giggs, Rivelino, Lothar Matthäus, Christian Karembeu, David Villa, Gary Lineker, Mario Kempes. E soprattutto Pelé. Senza dimenticare Roger Milla, Osvaldo Ardiles, Jairzinho e tanti altri. Il tutto è raccordato da brevi pillole di Gianluca Vialli. Nel calderone dell’offerta, ho scelto un vecchio documentario dell’Istituto Luce su Vittorio Pozzo (a 50 anni dalla morte), l’allenatore che ha portato la nazionale a conquistare i suoi primi allori mondiali nel ‘34 e nel ’38. Pozzo era un uomo di grande cultura, cosmopolita, contagiato da una passione che lo ha accompagnato per tutta la vita riservandogli innumerevoli successi (introduce in Italia tattiche di gioco, sperimenta per primo il ritiro, impone gli orari, i pasti, la vita quotidiana degli atleti), ma senza risparmiargli momenti drammatici: come quando è stato costretto a riconoscere i «suoi» giocatori nella tragedia di Superga. Pozzo era monarchico, nazionalista convinto, mai apertamente antifascista (per l’importanza dell’incarico ricoperto, che altrimenti mai gli sarebbe stato affidato), ma non è mai stato un burattino dei gerarchi.
La sua «bestia nera» è stata l’Inghilterra, che non è mai riuscito a battere e che gli è costata il definitivo ritiro da allenatore, prima di diventare una «firma» de La Stampa di Torino.