Corriere della Sera, 30 maggio 2018
Il museo a casa per una sera
Sergio Risaliti, da poco direttore del Museo del Novecento di Firenze, ha avuto un’idea che espone candidamente così: ma perché tenere opere di Sironi o di de Chirico a prendere muffa nei depositi quando si possono prestare a privati cittadini?
Fermi tutti. Detta in questo modo potrebbe sembrare la (temeraria e finora inedita) provocazione lanciata ai «puristi della conservazione», un partito che negli ultimi anni, in Italia, ha fatto numeri più alti dei 5 Stelle. Spostare un’opera d’arte da un museo pubblico e, per di più, portarla in una casa, magari esporla a cena, con l’arrosto e tutto? Sacrilegio. In realtà l’idea di Risaliti (pratese, classe 1962 e una lunga esperienza nell’arte contemporanea) è un po’ più profonda e articolata e parte da un presupposto: «Le opere, parlo ovviamente di quelle che possono circolare, devono uscire dal museo e arricchire la vita dei cittadini. A cominciare da scuole e ospedali».
E infatti questa proposta, formulata con il titolo di «Outdoor, Progetto per la circolazione e la valorizzazione delle opere delle collezioni civiche», nasce inizialmente come un programma di arricchimento di luoghi pubblici, con un format chiaro: «Si scelgono delle opere di autori del Novecento, per esempio Mario Sironi o Filippo De Pisis – spiega Risaliti – ma parliamo di quadri il cui costo di assicurazione e trasporto possa essere coperto da sponsor, che peraltro abbiamo individuato. Quindi si organizzano micro mostre di una sola opera, poniamo, in una biblioteca o in un carcere, alla presenza di un mediatore che racconta l’opera e l’autore. E con il sostegno di personale qualificato a maneggiare il dipinto o la scultura». Un tour guidato, insomma, più che il noleggio di un’opera.
Poi, spiega il direttore, c’è stata un’evoluzione del progetto: perché, a questo punto, non organizzare delle piccole mostre monografiche anche nelle case dei privati? Sì, ma non privati qualsiasi: l’idea è quella di coinvolgere potenziali «donors» del museo. Chi organizza la cena o l’aperitivo alla presenza di un paesaggio metafisico di de Chirico, teoricamente poi sarebbe tenuto a fare una donazione (si va da un minimo di mille euro fino a un milione). O sostenere in qualche modo l’istituzione museale che Risaliti ha da poco preso in mano, chiamato dal sindaco Dario Nardella. Insomma, siamo lontani da quella proposta di «patrimonio a noleggio» di cui si parlava qualche anno fa. Queste assomigliano piuttosto a piccole processioni con l’opera al posto della statua della Vergine. E comunque qualcuno ha già storto il naso.
«Pensateci bene – dice il direttore —: ci sono personaggi come Al Gore che per farti stare a tavola con loro, a cena, chiedono un gettone». Va detto che Al Gore è un’altra cosa, però, a ben pensarci, una serata con un paesaggio inquieto di Mario Sironi varrebbe bene una donazione. Soprattutto se non ci si ferma all’illustrazione del quadro: il progetto prevede il racconto dei meccanismi di trasporto, di conservazione, di eventuali restauri. Insomma, una lezione di storia dell’arte tra una portata e l’altra.
Ma di quali opere stiamo parlando? C’è un olio di Virgilio Guidi, per esempio, del 1947, ma anche una bella Natura morta con carpa e conchiglie e limoni nel paesaggio di Pomposa di Filippo De Pisis, una tela del 1931. Ci sono una tempera di Renato Paresce e un Interno di automobile di Mauro Chessa, degli anni Sessanta. Quadri di periodi storici differenti, dunque, ma c’è anche una scultura, una Maternità in bronzo (1917) di Severo Pozzati. Non teme le critiche? «Le critiche le metto in conto – conclude Risaliti – ma il progetto è pensato prima di tutto per valorizzare le collezioni civiche. E anche per trovare fondi per sostenere questo patrimonio».