Corriere della Sera, 30 maggio 2018
Abramovich il più ricco d’Israele. Vivrà a casa di Wonder Woman
TEL AVIV A Neve Tzedek la famiglia Chelouche si trasferì 134 anni fa per fuggire dall’«aria malsana» del porto di Jaffa. Adesso nel quartiere più costoso di Tel Aviv s’insedia un altro super ricco che ha bisogno di allontanarsi da un’atmosfera soffocante.
Il jet privato di Roman Abramovich è atterrato lunedì mattina e ad accoglierlo c’erano i funzionari del ministero degli Interni con la carta d’identità già pronta. L’oligarca russo vale 9,1 miliardi di dollari e così da due giorni è l’uomo più ricco del Paese, posizione 139 al mondo. Di origine ebraica, ha potuto chiedere e ottenere la cittadinanza attraverso la legge del Ritorno, la rapidità delle pratiche burocratiche ha però insospettito i giornalisti locali: o il proprietario del Chelsea ha iniziato la procedura in segreto qualche mese fa o il governo ha elargito un favore a questo neo immigrato di lusso. Che dovrebbe abitare nella proprietà acquistata per 24 milioni di euro dal marito dell’attrice Gal Gadot-Wonder Woman. La preferenza sarebbe andata alla villa costruita dagli Chelouche nel 1883, ma Abramovich non è riuscito a raggiungere un accordo per trasferirsi dove hanno vissuto i primi ebrei ad aver lasciato la cittadina araba sul Mediterraneo.
Il miliardario avrebbe scelto il trasloco in Israele perché le autorità britanniche stanno ritardando la concessione del visto di residenza a Londra. Dove l’aereo di Abramovich non si è visto dal primo di aprile: il patron non ha potuto assistere dieci giorni fa alla vittoria per 1 a 0 del suo Chelsea contro il Manchester United nella finale della Coppa d’Inghilterra.
Abramovich e altri 700 oligarchi che hanno fatto di Londra il centro finanziario dei loro imperi non sono più benvenuti da quando il governo di Theresa May ha deciso di punire Mosca per il tentato omicidio in marzo della ex spia doppiogiochista Sergei Skripal e della figlia Yulia. Vladimir Putin ha smentito che i servizi segreti russi siano coinvolti, lo scontro diplomatico ha comunque complicato la vita miliardaria di Abramovich. È considerato molto vicino al Cremlino: è stato uno dei primi sostenitori di Putin e – ricostruisce il quotidiano Guardian – sarebbe stato ricambiato con la proprietà o le partecipazioni in quelle che una volta erano imprese di Stato sovietiche, nel suo caso soprattutto petrolio e miniere.
In questi anni ha rafforzato il legame con Israele attraverso la beneficenza, tra donazioni agli ospedali (oltre 50 milioni di euro) e a un centro di ricerca universitario sulle nanotecnologie (altri 25 milioni). A Tel Aviv trova l’amico e socio in affari Lev Leviev che controlla un colosso nel mercato dei diamanti e dell’edilizia: «La cittadinanza israeliana è diventata per gli oligarchi – commenta Anshel Pfeffer sul giornale Haaretz – una sorta di assicurazione per i giorni in cui dovessero uscire dalle grazie di Putin». Ottengono anche vantaggi fiscali: per i primi dieci anni l’esenzione dal pagare le tasse sui guadagni all’estero e la garanzia di non dover rivelare come siano stati ottenuti.
Il governo di Benjamin Netanyahu acquisisce questo nuovo cittadino speciale mentre sta cercando di coltivare un rapporto ancora più stretto con lo Zar. Avigdor Liberman, il ministro della Difesa e immigrato negli anni Novanta da un’ex Repubblica sovietica, è volato ieri a Mosca per discutere della situazione in Siria: gli israeliani sembrano aver convinto i russi che la presenza militare iraniana è nociva per tutti. I raid di Tsahal per impedire agli ayatollah di arroccarsi dall’altra parte del confine rischiano di mettere in pericolo l’obiettivo di Putin: garantire la permanenza di Bashar Assad al potere.