Il Sole 24 Ore, 30 maggio 2018
Ecco come è nata la valanga finanziaria che ha travolto l’Italia
Come una valanga. Una palla di neve che continua ad ingrandirsi ad ogni giro. I mercati finanziari funzionano così nelle situazioni di grande incertezza: si muove prima la speculazione di breve periodo, poi scattano i meccanismi automatici e infine i grandi investitori. Ad ogni giro della palla di neve si aggiunge un soggetto nuovo che movimenta i mercati. E la valanga cresce. Questo sta accadendo all’Italia: un domino finanziario nel quale hanno avuto un ruolo tanti soggetti diversi. Un domino che ha poco a che fare con i fondamentali economici, ma più con la paura (probabilmente irrazionale) che il Paese possa uscire dall’euro. Un domino che dimostra quanto i mercati finanziari, molto più grandi dell’economia reale, possano essere distruttivi. E incontrollabili.
Fase 1: la speculazione
In principio i mercati non erano timorosi per l’alleanza Lega-5 Stelle. Anzi, la Borsa di Milano era fino a poco tempo fa la migliore d’Europa nel 2018. Perché l’economia cresce e perché la politica non preoccupava nessuno. Certo, la speculazione nella calma generale si muoveva da tempo. Qualche hedge fund puntava da mesi contro i BTp italiani. «Vedrete che il mercato crollerà», diceva uno di questi gestori mesi fa. Ma si trattava di casi isolati. Marginali. La maggior parte degli investitori era invece positiva sul Paese. Fino a pochi giorni fa.
Nelle ultime settimane una nuova speculazione ha però iniziato a diventare di moda tra gli hedge fund: quella sullo «spread» tra Italia e Spagna. Alcuni investitori hanno cioè iniziato a vendere titoli di Stato italiani e a comprare quelli spagnoli. Per questo lo spread tra Italia e Spagna si è molto allargato a partire da inizio maggio. «La speculazione in questa fase puntava sulla turbolenza italiana, ma non su una vera crisi in grado di contagiare tutto il Sud Europa compresa la Spagna», osserva Antonio Pace, senior Porfolio Manager di Morgan Stanley Investcorp Geo-Risk Fund. Per questo tanti giocavano sulla divaricazione Italia-Spagna.
Fase 2: il rischio sistemico
A un certo punto, a partire dalla diffusione della prima bozza del Contratto di Governo il 15 maggio, l’umore dei mercati è però cambiato. Si inizia a percepire il pericolo che l’Italia possa volere uscire dall’euro. Tutti lo smentiscono, ma sul mercato il dubbio resta. Questo aumenta la volatilità e fa cadere Borsa e bond. È qui che entrano in campo tanti fondi, che ormai sono spesso gestiti attraverso algoritmi.
Quando la volatilità sale oltre certi limiti e le correlazioni aumentano (cioè cadono tutti i settori in Borsa e tutti i bond), gli algoritmi sono infatti impostrati per fare una cosa ben precisa: ridurre i rischi. Cioè: vendere azioni e titoli di Stato. Parte così la furia di vendite sulle banche e sui BTp dei giorni scorsi. A loro si accodano subito gli Etf, cioè i fondi passivi: se gli indici scendono, sono infatti costretti a vendere titoli. Contemporaneamente si aggiungono tutti gli altri meccanismi automatici. Anche inaspettati. Per esempio sui BTp a breve scadenza. Tanti hedge fund li usavano infatti come garanzia (collateral) da dare ai broker per ottenere finanziamenti. Dal momento in cui la volatilità è aumentata, hanno quindi dovuto sostituirli con altri titoli non italiani.
Fase 3: «flight to quality»
Negli ultimi giorni si sono aggiunti infine i pesi massimi dei mercati: i fondi pensione. «Li abbiamo visti muoversi, soprattutto dal Giappone», testimonia Pace. Così le vendite si sono estese a tutto il mercato, con una fuga di capitali finanziari dall’Italia verso rifugi sicuri. Come i Bund tedeschi, che infatti hanno ridotto i rendimenti dallo 0,56% del 22 maggio allo 0,25% di ieri. O i titoli di Stato Usa, che negli stessi giorni hanno abbassato i tassi dal 3,06% al 2,79%. Oppure il franco svizzero. Così la valanga finanziaria è arrivata al suo massimo. Fulminea. Come solo gli automatismi e i comportamenti di massa sanno fare. Fino a quando non sono scattati altri meccanismi automatici (come le ricoperture) che hanno ridotto la debàcle. Questa è la finanza: un moltiplicatore di ottimismo o di valanghe.