Il Messaggero, 30 maggio 2018
La verità sulla piccola Layla: «Non è morta per i gas israeliani»
Via il nome della neonata di otto mesi dalla lista delle vittime palestinesi, rimaste uccise durante gli scontri nella Striscia di Gaza contro l’esercito israeliano dal 30 marzo al 19 maggio. Il ministero della Sanità di Hamas, il movimento islamista che controlla il territorio palestinese dal 2007, ha tolto dall’elenco dei 112 martiri il nome di Layla al-Ghandour, la bimba di otto mesi che finora invece figurava ancora nella lista. Il portavoce del ministero, Ashraf al-Qidra, ha confermato che per appurare le reali cause della morte è in corso una indagine penale. Inizialmente, invece, erano state attribuite ai gas lacrimogeni dell’esercito israeliano.
Lunedì 14 maggio la piccola Layla si era trovata, a est di Gaza City, in prossimità di scontri fra dimostranti palestinesi e reparti dell’esercito israeliano, che per fermare le violente manifestazioni avevano fatto ricorso a lacrimogeni. Secondo la famiglia, la neonata era morta per quelle inalazioni. Fin dall’inizio, però, era stato deciso di fare indagini più approfondite, con l’aiuto di medici patologi, perché a quanto pare la piccola soffriva di altre malattie e di una condizione pre-esistente. Per alcuni giorni il suo nome era rimasto nella lista dei martiri diffusa dal ministero della Sanità di Gaza, ma poi è arrivata la notizia dell’aggiornamento, con Layla al-Ghandour che non figura più.
LE VITTIME
Secondo Hamas in più di un mese e mezzo di proteste sono oltre 110 i palestinesi rimasti uccisi negli scontri con l’esercito israeliano, almeno una sessantina il 14 maggio, ma lo Stato ebraico ha contestato il bilancio. E anche sul caso di Layla ha espresso dubbi, così come dichiarato dal portavoce dell’esercito israeliano, il colonnello Jonathan Conricus. Il quotidiano New York Times aveva citato la famiglia, secondo la quale la piccola soffriva di dotto arterioso, una malattia cardiaca congenita, così come il britannico The Guardian, che riportava fonti ospedaliere da cui erano emersi difetti cardiaci sin dalla nascita. In merito agli scontri lungo il confine con la Striscia di Gaza, Israele ha respinto la richiesta di una indagine indipendente, sostenendo la legittimità di difendere il proprio territorio e la propria popolazione. E un piccolo peschereccio, con a bordo una decina di palestinesi rimasti feriti negli scontri delle scorse settimane, è salpato da Gaza con l’intento di «rompere il blocco navale», in quella apparsa come un’azione simbolica, organizzata da Jihad Islamica, altro gruppo armato palestinese attivo nella Striscia di Gaza.