La Gazzetta dello Sport, 29 maggio 2018
«Froome infaticabile, fa dieci chilometri in salita per bersi un caffè»
Forte, affidabile, costante. È Salvatore Puccio, uno dei migliori gregari al mondo. Un Fiandre vinto da under 23 nel 2011, pro’ dall’anno dopo con la corazzata Sky. Un giorno in maglia rosa a Ischia, dopo al prima tappa del Giro 2013. Le sue vittorie? Veder trionfare i suoi capitani. Come con Chris Froome in questo Giro. Nella maglia rosa del britannico c’è l’impronta di «Salva». Venerdì ha spianato il primo tratto del Finestre, ha messo in ginocchio gli avversari prima che il suo capitano spiccasse un volo da leggenda.
Puccio, ci descrive il suo rapporto speciale con Froome?
«Viviamo a Montecarlo, ci alleniamo assieme quasi tutti i giorni. Non siamo solo compagni di squadra, siamo amici. Ridiamo, scherziamo e anche in corsa c’è un feeling diverso. Si genera quell’energia positiva che aiuta. Non con tutti è così. Con Henao, per esempio, il Giro era la prima corsa che facevo quest’anno. Con De la Cruz la seconda. Con il gruppo di Monaco è diverso…».
Quanti siete di Sky?
«Quindici. Ci sono anche Rowe, Thomas, Rosa, Poels… tantissimi. Elissonde vive a Nizza e si unisce sempre».
Com’è in allenamento Chris?
«È molto concentrato. Però alla fine si trova il tempo per scherzare. È una persona molto alla mano, credo si sia notato sulle strade di questo Giro. È il suo carattere. Non dimentica il passato, ha sempre cercato di sfondare in tutti i modi. Ha una determinazione feroce, non molla mai anche in allenamento».
È dura allenarsi con lui?
«Molto. Non si torna mai a casa con meno di 3 mila metri di dislivello. Mi fanno morire, dopo 5 ore vogliono fare ancora una salita. Posso dire no?».
L’allenamento preferito da Froome?
«Tanta, tanta salita».
Che cosa gli piace meno?
«Mah, gli piace tutto. Il giorno di scarico va da solo, fa 10 km di salita verso Sant Agnes perché in cima c’è un bel bar. Sarà anche bello… ma io non reggo. Preferisco riposare».
Durante i vostri allenamenti è prevista la sosta caffè?
«Sì, sempre. Dieci minuti di relax, due chiacchiere, a metà allenamento fanno bene anche per la testa. Poi ripartiamo con ancora più grinta».
Lavorate sulle doppiette o sulle triplette?
«Triplette. Tre giorni di carico e uno di scarico».
Come siete organizzati tra voi?
«Ci teniamo in contatto con un gruppo chat. Poi abbiamo una struttura della squadra appena fuori Montecarlo, bellissima. Pensano a tutto loro. Noi ci svegliamo, andiamo lì, cominciamo con esercizi di ginnastica e poi bici. Un ragazzo ci segue tutti i giorni in auto o in moto. Porta vestiti, rifornimenti, tutto. La giornata tipo? Esco alle 9 e non torno mai a casa prima delle 3 del pomeriggio».
Durante gli allenamenti vi segue il preparatore Tim Kerrison?
«Solo nelle giornate con lavori specifici. Dopo ogni salita ci fermiamo, chiede a ognuno come si sente e ci spiega l’esercizio per la salita successiva. Così capisci quello che fai, non esegui come una macchina. E non abbiamo un programma scritto mesi prima. Fa la differenza».
Un centro di allenamento come per le squadre di calcio. Una necessità per le grandi squadre, Mario Cipollini ne parlò anni fa.
«È un progetto in cui crede molto Brailsford (il general manager di Sky, ndr). La realizzazione nel ciclismo non è facile. A Sky qualcosa stiamo facendo in questo senso. Sono pochissimi quelli che si allenano soli».
Vi vedete fuori dal ciclismo?
«Ogni tanto sì. Poi la squadra organizza anche dei corsi: di cucina, di igiene…».
Un esempio?
«Il nostro chef ha organizzato un corso di tre giorni a cui abbiamo partecipato con le mogli. Ci ha spiegato le regole, come cucinare per noi atleti».
Ma a questi corsi partecipa anche Froome?
«Certo. Chris è uno di noi».