Corriere della Sera, 29 maggio 2018
Kim sta leggendo l’autobiografia di Trump
Americani e nordcoreani stanno discutendo a Panmunjom; un «advance team» della Casa Bianca è a Singapore per preparare la logistica del vertice Trump-Kim, che sembra di nuovo in calendario per il 12 giugno; Seul fa sapere che potrebbe partecipare anche il presidente sudcoreano Moon Jae-in. Nel giro di una settimana adulazione, insulti, minacce e promesse. Non è il modo di condurre una trattativa, dicono i critici (e sono tanti) di @realDonaldTrump. I giornalisti accreditati alla Casa Bianca segnalano che di fronte ai dubbi i consiglieri del presidente rispondono sempre: «Avete letto “The Art of the Deal”?».
È il libro autobiografico firmato nel 1987 dal giovane Trump per insegnare «l’arte di fare affari». In copertina nella prima edizione c’era una frase presa dalla recensione del New York Times: «Ti fa tornare a credere nell’American Dream». Altri tempi, ora la stampa americana lo cita per dimostrare che il presidente ha un ego spropositato e che il suo grido di battaglia «America First» distrugge l’immagine internazionale della superpotenza. Però quel manuale è arrivato anche a Pyongyang, regalato l’anno scorso a Kim Jong-un dal suo grande amico Dennis Rodman, ex campione di basket. E se non lo ha letto di persona, il Maresciallo se lo è fatto almeno riassumere dai suoi consiglieri e forse lo sta usando come vademecum.
«Pensa in grande», suggeriva Trump al primo punto. E in effetti è stato Kim a proporre il vertice storico a Singapore e prima ad andare al Sud per abbracciare Moon. Bisogna riconoscere che anche Trump, quando era ancora improbabile candidato alla nomination repubblicana, nel maggio 2016, si era detto pronto a incontrare il diavolo. I due si comportano da manuale e Kim ha già visto la sua silhouette sulla medaglia commemorativa già coniata da un ufficio della Casa Bianca: tra l’altro il nordcoreano sembra più alto del presidente, che appare più giovane.
«Conosci il tuo mercato» è intitolato un altro capitolo chiave. Anche qui Kim deve aver studiato: l’avversario vuole dimostrare di saper fare quello che nessun suo predecessore alla Casa Bianca, tantomeno il Nobel Obama, aveva osato, risolvere la questione coreana. Il mercato di Trump ha fretta, perché a novembre ci sono le elezioni di midterm negli Stati Uniti, che saranno una specie di referendum sul presidente. L’amministrazione Usa invece è convinta di aver costretto i nordcoreani a parlare di denuclearizzazione proprio per motivi di mercato, le sanzioni che hanno paralizzato la loro economia già sottosviluppata: 1.300 dollari di Pil pro capite contro i 27.000 dei sudcoreani e tanta fame.
Poi il consiglio fondamentale: «Devi avere qualcosa che l’atro tizio vuole». E questo è il cuore dell’Arte dell’affarista. Kim ha messo sul tavolo la denuclearizzazione della penisola, che però intende come riduzione del suo arsenale e disimpegno militare americano. Trump ha risposto con la «garanzia della vita e della ricchezza di Kim e del suo Paese». Se si vedranno a Singapore e se l’incontro si concluderà con una stretta di mano più o meno sincera, i due si dovranno accontentare di meno: una moratoria nella corsa alle armi sancita dal Nord in cambio di concessioni economiche e di sicurezza non irreversibili. Ma il successo d’immagine potrebbe essere la dichiarazione di pace che chiuda la guerra di Corea, ferma dal 1953 solo sul cessate il fuoco. Ecco perché l’arrivo di Moon sarebbe importante.
Il rischio è che Kim, dopo i circa 90 test missilistici e i 6 nucleari, pensi di essere in posizione di vantaggio e pretenda troppo. Lo stesso si può dire di Trump, consapevole di poter sempre scatenare «fuoco e furia». Però Kim deve stare attento, perché nel libro Trump scrisse anche: «Io lancio un sacco di palloni in aria, siccome molti alla fine ricadono, non è una tattica che raccomando a chiunque... ma alla fine se credi in quello per cui ti batti le cose andranno per il meglio». Tra i palloni in aria ci sono anche i bombardieri. Kim dovrebbe conoscere anche un’altra massima di «The Art of the Deal»: «Non puoi ingannare la gente, almeno non a lungo, alla fine devi consegnare la merce».