Corriere della Sera, 29 maggio 2018
Il Conte fu
Benché non se ne parli già più, vorrei sottoporvi il destino di uno stimato professore di diritto, uno che fino alla settimana scorsa non aveva una pagina di Wikipedia a suo nome e che dalla sera alla mattina si è ritrovato sotto i riflettori della curiosità senza neanche avere ucciso qualcuno. Era stato candidato a presiedere il governo. E non un governo qualsiasi, ma un gabinetto rivoluzionario, che quasi stonava con la sua faccia mite.
L’uomo invisibile, che fino al giorno prima girava in Jaguar e veniva riconosciuto al massimo dagli autovelox, finisce scaraventato dentro un luna park emotivo di cui fanno parte l’assedio dei giornalisti, i saluti irrigiditi dei corazzieri e i viaggi estenuanti su taxi scortati. La Jaguar, inadatta a questi tempi ipocriti, viene occultata prudentemente in garage, ma la sua vita, fin qui ignota ai più, diventa oggetto di attenzioni morbose. I ritocchi migliorativi del suo curriculum trovano spazio sul New York Times e Fiorello lo imita (benissimo) alla radio. Poi arriva la domenica e l’ultimo politico professionista su piazza – che si chiama ancora Matteo, ma rispetto agli anni passati ha cambiato cognome – fa scattare la trappola per infilzare l’ingenuo capo grillino e, dopo nuove elezioni, andare a comandare da solo. Lui, il professore, protagonista ignaro di una probabile pantomima, non può fare altro che scendere dalla giostra e tornarsene a casa. Gli restano le foto-ricordo della settimana in cui fu famoso. E la Jaguar.