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 2018  maggio 29 Martedì calendario

Cani, gatti e cardellini: ogni Papa ha il suo preferito

Il cortile più antico del Vaticano si chiama Cortile del Pappagallo e nei Giardini vaticani è addirittura seppellito un elefante, con tanto di mausoleo, donato dal re del Portogallo Manuele I a papa Leone X agli inizi del Cinquecento. Gli animali rappresentano una componente simbolica molto forte del papato. I primi storici della Chiesa raccontarono che nel terzo secolo un pontefice fu eletto perché una colomba gli si era posata sul capo: lo racconta Agostino Paravicini Bagliani, paleografo, storico ed ex «scriptor» latino della Biblioteca apostolica vaticana, autore del libro Il bestiario del papa pubblicato due anni fa da Einaudi. 
La tesi del volume è che gli animali hanno contribuito a costruire la sovranità pontificia, simboli di potere, di dominio, di riforma come di investitura divina. Non ci sono accenni alla sensibilità sviluppatasi di recente e agli approfondimenti teologici odierni in termini di alimentazione vegetariana e tutela degli animali; ma la simbologia ha contribuito ad alimentarne la considerazione nel mondo cattolico. Leone Magno è raffigurato a cavallo mentre ferma Attila. Il pappagallo che dà il nome al cortile aveva, come in altre corti, il compito di annunciare il sovrano: nelle solennità liturgiche il pontefice veniva rivestito dei paramenti sacri proprio nelle «camere del pappagallo» dove celebrava anche i concistori. La colomba è simbolo dello Spirito come nel medioevo il pavone lo era di Cristo. Leone X, quello dell’elefante bianco chiamato Annone, creò in Vaticano un serraglio nel cortile del Belvedere. 
Poi ci sono i «pet» pontifici, gli animali di compagnia dei successori di san Pietro, con significati meno simbolici e più affettivi. Pio II, l’umanista Enea Silvio Piccolomini, teneva nei sacri palazzi la cagnolina Musetta e anche Pio XI, il papa del Concordato, aveva un cane lupo. Joseph Ratzinger si circondava di gatti da cardinale che si è portato anche in Vaticano. Famosa è la foto che ritrae il severo Pio XII con un cardellino appollaiato sull’indice della mano destra. San Giovanni Paolo II fu immortalato in Australia con un koala in braccio e fu un animale a strappargli l’ultima espressione serena in pubblico. Era l’ultima domenica di gennaio 2005 e il papa, secondo tradizione, liberò due colombe dopo l’Angelus. Uno dei volatili non voleva lasciare la stanza e Karol Wojtyla sorrise. Sarebbe morto il 2 aprile successivo.