Il Messaggero, 29 maggio 2018
Libia, a Parigi i quattro leader. L’Italia arriva debole al vertice
L’Eliseo vuole essere ottimista e sulla Libia martella: questa volta sono tutti d’accordo. Eppure sul vertice riunito oggi a Parigi presenti i quattro leader libici, delegazioni di alcune milizie e municipalità e i rappresentanti di 16 paesi coinvolti, oltre a Onu, Europa e Unione Africana pesano molti interrogativi e non poco scetticismo. Per l’Italia, sarà presente l’ambasciatrice Teresa Castaldo. Fonti dell’Eliseo avevano parlato dell’arrivo della segretaria generale della Farnesina Elisabetta Belloni per poi precisare che viste le incognite «sulla scena politica italiana, l’Italia sarà comunque rappresentata ad alto livello». Resta il fatto che la data scelta non facilita il coinvolgimento dell’Italia, alle prese con ben altri affari interni. L’Eliseo esclude malumori, e preferisce sottolineare la «cooperazione eccellente» particolarmente importante dopo i momenti di difficoltà del passato, dovuti appunto al volontarismo spesso unilaterale di Macron. Da gennaio, assicura l’Eliseo, c’è «un meccanismo molto operativo di consultazioni e riunioni tra Roma e Parigi a livello politico, diplomatico, militare».
GLI IMPEGNI
Il calendario poteva allora forse essere scelto meglio. Tanto più che anche gli attori sul campo non sembrano del tutto pronti. Parigi assicura il contrario: c’è il testo dell’accordo e c’è anche l’accordo di chi lo deve firmare. La dichiarazione «fissa il quadro di un processo politico», prevede elezioni presidenziali entro il 2018 (con un allungamento dei termini per la registrazione delle liste elettorali), la semplificazione delle istituzioni (con la creazione di un unico parlamento e un’unica banca centrale) e la creazione di un’unica forza di sicurezza (con conseguente disarmo delle varie milizie)». I francesi hanno assicurato ieri che attorno allo stesso tavolo ci saranno anche rappresentanti delle milizie rivali di Misurata e di Zintan, per un «dialogo necessario» anche al fine di evitare «i rischi di radicalismo». Da Misurata arrivano però notizie diverse: tredici milizie libiche hanno sottoscritto un documento che respinge la Conferenza di Parigi perché «l’iniziativa francese non ci rappresenta». Il rifiuto indebolisce il mandato negoziale del presidente Sarraj e soprattutto accusano il generale Haftar, leader delle regioni orientali, di voler «reinstaurare un regime militare in Libia». Macron non si scoraggia: troveremo un accordo su «un testo corto, semplice, che contenga impegni chiari».
Tutto questo mentre l’Italia, in attesa di un ministro dell’Interno che la rappresenti in Europa, dovrà fare i conti con l’arrivo della bella stagione e il rischio di sbarchi più numerosi. Solo nello scorso fine settimana sono stati circa 1.200 i migranti soccorsi nel Canale di Sicilia con una serie di interventi coordinati dalla Guardia Costiera. I salvataggi si sono concentrati soprattutto nella giornata di venerdì, mentre da ieri le condizioni del mare sono peggiorate e questo ha scoraggiato le partenze. Ma è chiaro che uno dei nodi da sciogliere, anche per il governo temporaneo, sarà la riforma del Regolamento di Dublino.
DUBLINO E I NEGOZIATILa questione è in discussione al Parlamento europeo. Proprio nei giorni scorsi, una larga maggioranza di eurodeputati ha approvato il mandato elaborato dalla Commissione per le libertà civili, con 390 voti favorevoli, 175 contrari e 44 astensioni. A questo punto potranno iniziare i colloqui con il Consiglio, non appena gli stati membri avranno concordato la propria posizione. Sarà una discussione dura e di non facile soluzione, perché le modifiche proposte prevedono che il paese di entrata dei migranti non sarà più automaticamente responsabile della gestione delle domande di asilo. Ma tutti i paesi membri dovranno accettare la loro parte di responsabilità per ospitare i richiedenti asilo. Pena la perdita dei fondi Ue. La prossima settimana, poi, il 4 giugno si svolgerà a Lussemburgo un Gai, un vertice su Giustizia e affari interni, al quale parteciperanno i ministri dei vari paesi. Qualcuno rappresenterà l’Italia? Anche perché l’incontro avrà al centro molte di queste questioni particolarmente spinose.