27 maggio 2018
APPUNTI PER GAZZETTA - SALTA TUTTOREPUBBLICA.ITROMA - È durata appena quattro giorni la parentesi dell’incarico che il capo dello Stato ha affidato a Giuseppe Conte per la formazione di un governo M5s-Lega
APPUNTI PER GAZZETTA - SALTA TUTTO
REPUBBLICA.ITROMA - È durata appena quattro giorni la parentesi dell’incarico che il capo dello Stato ha affidato a Giuseppe Conte per la formazione di un governo M5s-Lega. Il no di Mattarella a Savona all’Economia ("decisione che non ho preso a cuor leggero", ha chiosato l’inquilino del Colle), è stato lo scoglio sul quale è inciampato l’ex premier incaricato. Ora è in atto uno scontro istituzionale con M5s che tuona contro il Colle. "La scelta di Mattarella è incomprensibile", ha attaccato Di Maio. "La verità è che non vogliono il M5s al governo, sono molto arrabbiato ma non finisce qui", minaccia il leader politico grillino. Governo, Di Maio: "Scelta di Mattarella è incomprensibile" Condividi Ma il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, non ci sta. E replica con inusuale durezza a chi lo accusa. "Non ho ostacolato la formazione del governo". Ma il presidente della Repubblica ha convocato per domani mattina al Quirinale Carlo Cottarelli, l’ex commissario alla spesa pubblica durante il governo Letta. La convocazione mentre i vertici del M5s e la leader di FdI Giorgia Meloni - che non hanno accettato il "veto" su Savona - attaccano Mattarella invocandone l’impeachment per alto tradimento. Diversa la reazione della Lega che, con Matteo Salvini, chiede di tornare alle urne. Governo, Mattarella: "Svolgo ruolo di garanzia, devo essere attento ai risparmi degli italiani" Condividi "Al contrario - ha proseguito Mattarella - ho sostenuto il tentativo in base alle regole della Carta, ho accolto la proposta per l’incarico di presidente del Consiglio, superando ogni perplessità sulla circostanza che un governo politico fosse guidato da un presidente non eletto in Parlamento e ne ho accompagnato, con piena attenzione, anche il lavoro per formare il governo". "Ma il capo dello Stato non può subire imposizioni. Ho chiesto per il ministero dell’Economia l’indicazione di un autorevole esponente politico della maggioranza, coerente con il programma. Che non sia visto come sostenitore di una linea più volte manifestata che potrebbe provocare l’uscita dell’Italia dall’euro". "La designazione del ministro
Dell’economia costituisce sempre un messaggio immediato per gli operatori economici e finanziari, ho chiesto per quel ministero l’indicazione di un autorevole esponente politico della maggioranza, che al di là della stima e della considerazione della persona non sia visto come sostenitore di linee che potrebbe provocare la fuoriuscita dell’italia dall’euro, cosa differente dal cambiare l’ue in meglio dal punto di vista italiano. A fronte di questa mia sollecitazione ho constatato con rammarico indisponibilità a ogni altra soluzione, e il presidente del consiglio incaricato ha rimesso il mandato". Governo, Conte: "Profuso il massimo sforzo, grato per aver indicato il mio nome" Condividi In questa situazione di grande tensione e di scontro istituzionale senza precedenti il premier uscente Paolo Gentiloni ha commentato invitando a mantenerere "nervi saldi" e esprimendo "solidarietà al Presidente Mattarella". "Ora - ammonisce - dobbiamo salvare il nostro grande Paese."
Nervi saldi e solidarietà al Presidente Mattarella. Ora dobbiamo salvare il nostro grande Paese.
— Paolo Gentiloni (@PaoloGentiloni) 27 maggio 2018 • L’IRA DEI 5 STELLE E DELLA LEGAGiuseppe Conte, dopo l’annuncio del Quirinale della rinuncia al mandato, ha pronunciato un telegrafico discorso: "ringrazio gli esponenti delle due forze politiche - ha detto - per avere fatto il mio nome per formare il governo di cambiamento. Vi posso assicurare di avere profuso il massimo sforzo, la massima attenzione per adempiere a questo compito". La rinuncia dell’incarico evidenzia uno scontro istituzionale in atto, con la Lega che punta l’indice contro il Quirinale. "Abbiamo lavorato per settimane, giorno e notte - ha tuonato Matteo Salvini - per far nascere un governo che difendesse gli interessi dei cittadini italiani. Ma qualcuno (su pressione di chi?) ci ha detto No. Mai più servi di nessuno, l’Italia non è una colonia. A questo punto, con l’onestà, la coerenza e il coraggio di sempre, la parola deve tornare a voi!". Governo, Salvini: "Chi non vuole il governo lo spieghi agli italiani" Condividi • IL RETROSCENA: I TENTATIVI FALLITI DI UNA MEDIAZIONE
Il presidente della Repubblica, dunque, non ha ceduto all’imposizione di Paolo Savona al dicastero dell’Economia. Nel pomeriggio erano saliti prima il segretario della Lega Matteo Salvini, poi il capo politico del Movimento 5 stelle Luigi Di Maio. L’obiettivo era sciogliere il nodo politico sul ministero dell’Economia che i due leader volevano affidare al professor Paolo Savona. Ma il tentativo è fallito e il risultato è stato che Conte ha rinunciato all’incarico. Vano è stato il tentativo dello stesso Savona di tranquillizzare il Quirinale diffondendo un comunicato nel quale si dichiarava europeista e manifestava l’intenzione di mantenere l’Italia nella Ue. Ma su Savona c’è stato un veto dal Quirinale.
Conte si era presentato al Quirinale con una borsa di pelle in mano, tra qualche timido applauso dei curiosi. Prima di lui erano saliti al Colle i due leader del M5s e della Lega che si erano accordati, firmando un Contratto, per la formazione del governo. I segni erano stati fino a quel momento discordandi. Per un certo periodo Salvini, Di Maio e lo stesso Davide Casaleggio avevano espresso ottimismo. Poi, però, le aspettative di una conclusione positiva erano scemate sempre di più fino alla rinuncia formale dell’incarico di Conte.
Paolo Savona, l’uomo indicato dalla Lega e dai Cinquestelle come ministro dell’Economia, in mattinata aveva provato a sbloccare l’impasse sul suo nome. In un comunicato aveva detto: "Le mie posizioni sono note. Voglio un’Europa diversa, più forte ma più equa". Un tentativo di smontare le accuse di antieuropeismo, legate alle sue prese di posizione critiche sull’euro e sul ruolo della Germania, fonte di preoccupazione al Quirinale. Savona parla di "polemiche scomposte" maturate nelle ultime ore. E fa riferimento al contratto di governo tra Lega e M5S. Con la richiesta all’Unione Europea di una "piena attuazione degli obiettivi stabiliti nel 1992 con il Trattato di Maastricht, confermati nel 2007 con il Trattato di Lisbona, individuando gli strumenti da attivare per ciascun obiettivo". Insomma, ancoraggio ai trattati europei. Poi auspica l’attribuzione "al Parlamento europeo di poteri legislativi sulle materie che non possono essere governate con pari efficacia a livello nazionale". Propone di "creare una scuola europea di ogni ordine e grado per pervenire a una cultura comune che consenta l’affermarsi di consenso alla nascita di un’unione politica". Sempre facendo riferimento al contratto, parla di un impegno a ridurre debito pubblico e deficit "non già per mezzo di interventi basati su tasse e austerità", bensì "attraverso il tramite della crescita del Pil".
Nelle ultime ore erano circolate molte ipotesi di mediazione. Una (come anticipato da Repubblica in edicola) riguardava lo spacchettamento del ministro dell’Economia: da una parte le Finanze, dall’altra il Bilancio. Anche se la Lega aveva fatto resistenza. Si era parlato anche di un ruolo di viceministro dell’Economia affidato alla pentastellata Laura Castelli, con ampie deleghe: un modo per depotenziare i poteri di Savona. Un’ipotesi, questa, poi smentita da fonti M5s. Nel corso della giornata erano arrivate alcune dichiarazioni di fiducia sull’esito della trattativa. Danilo Toninelli: "Mattarella ha tenuto un percorso assolutamente lineare non essendo il presidente della Repubblica un organo di governo, ma un organo di garanzia e di unità nazionale". E lo stesso Davide Casaleggio aveva espresso ottimismo: "Piena fiducia per una soluzione ottimale". Ma erano, evidentemente, solo frasi di circostanza.
Su Savona, almeno fino a ieri sera, la Lega si diceva indisponibile ad arretramenti: "Se salta tutto, ci sarà una frattura tra il popolo italiano e i palazzi", aveva detto Salvini. E così è stato.