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 2018  maggio 27 Domenica calendario

Milan, Li non vuole tirar fuori 450 milioni

I cinesi all’angolo hanno rifiutato due offerte Paradisi fiscali e soci sconosciuti: i misteri che irritano l’Uefa e I cinesi sono accerchiati, eppure hanno appena rifiutato un’offerta da 450 milioni di euro. Gli italiani li vorrebbero spingere alla porta. Gli americani aspettano la restituzione del loro prestito. Gli arabi fiutano l’aria. E Fininvest non vuole più essere coinvolta nei guai finanziari del calcio, tanto meno pagare l’eventuale multa da 20 milioni dell’Uefa. È caos totale, nella babele di Casa Milan: il pentolone scoperchiato dall’Uefa ribolle, ustionando tutti, incluso l’ad Marco Fassone, delle cui promesse i tifosi cominciano a dubitare. Ieri l’incontro dei tre più importanti consiglieri d’amministrazione italiani – Fassone, Marco Patuano e Paolo Scaroni, già presidente dell’Eni sotto il governo Berlusconi – ha svelato la critica situazione del club, ormai diviso in due fazioni. La riunione era per studiare le vie legali atte a isolare la parte cinese del Cda: il presidente Yonghong Li e i consiglieri Li Han, Lu Bo e Xu Renshuo. I quali non hanno alcuna intenzione di cedere, come attesta il rifiuto dell’offerta di un gruppo internazionale coperto dal segreto: intendono rastrellare in patria o negli Emirati il denaro necessario per tamponare la falla. Il nome nuovo, dopo il thailandese mister Bee e il cinese mister Li, sarebbe adesso quello di tale mister Xia, attivo nel settore immobiliare e pronto a investire 250 milioni. Congelati i russi, rispunta inoltre la vecchia opzione del gruppo che fa capo all’immobiliarista di Dubai Al-Falasi. I cinesi hanno detto no a 450 milioni, compresi i debiti col fondo americano Elliott. Non vogliono scendere sotto i 750 milioni. Li avrebbe rifiutato anche un’altra offerta, per rimanere socio di minoranza al 25- 30%, in attesa di tempi migliori per vendere il resto, magari attraverso una quotazione in Borsa o, come Thohir all’Inter, per farlo quando la valutazione del Milan sarà più alta per l’aumento dei ricavi. Ma i ricavi continuano a contrarsi e il 15 giugno l’Uefa può escludere il club dalle coppe, per le troppe ombre su Li. Nyon contesta anche i conti attuali, non solo quelli dell’ultimo triennio di Berlusconi e il mancato rifinanziamento del debito di Li con Elliott. Il Milan chiuderà il bilancio annuale a giugno con un passivo attorno a 90 milioni: occorrerà un aumento di capitale. Né ha convinto il piano di aumento dei ricavi di Fassone. Il fondo Elliott, il cui prestito da 303 milioni più interessi scade a ottobre, ha garantito con una dilazione delle obbligazioni l’iscrizione al prossimo campionato e si è presentato come garante della continuità all’Uefa, che può accettare la garanzia a patto che il fondo diventi il proprietario. Non aiuta il fatto che la catena di controllo del Milan rimandi ai paradisi fiscali. Il 99,93% delle azioni di Ac Milan è della Rossoneri Sport Investment Luxembourg, a sua volta di proprietà della Rossoneri Champion Investment Luxembourg, a sua volta sotto il controllo della Rossoneri Sport Investment Co. Limited di Hong Kong. Non è finita: la società asiatica è controllata dalla Rossoneri Sport Investment Co. Limited, con sede nelle Isole Vergini. Nessun atto ufficiale consente di individuare un proprietario: il passaggio delle azioni non è avvenuto come un normale atto di vendita, ma come una semplice “girata” delle azioni: un notaio ha certificato il passaggio del 99,93% delle azioni da Fininvest alla prima Rossoneri lussemburghese. Tutto legittimo, tutto anonimo. Dai paradisi fiscali arrivano anche i fondi con cui Elliott ha garantito i 303 milioni a Li. Per chiudere l’operazione con Fininvest, è stata creata in Lussemburgo la società Project Redblack, di fatto controllata da George Investment e Genio Investment, due società del Delaware. È lo stato americano che ospita la maggioranza delle società anonime del mondo. Non è possibile sapere se dietro le due società ci sia solo Elliott. George Investment e Genio Investment hanno già costituito una società in Lussemburgo (la Rossoneri Champion Investment), alla quale andranno le azioni del Milan, se Li non onorasse gli impegni sul prestito. I manager di Fininvest si erano mossi in anticipo sulla vendita: nel 2013 il valore della partecipazione nel Milan era pari a 361 milioni e nel 2016 diventò di 557. Con l’aggiunta dei debiti, è proprio la cifra pagata da Li.