Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  maggio 27 Domenica calendario

In Iralnda sì all’aborto

Dal nostro inviato dublino Caroselli di donne che si abbracciano, esultano, piangono felici. L’Irlanda festeggia così la vittoria a valanga del sì all’abrogazione del divieto di aborto: la sua “rivoluzione tranquilla”, come la definisce il primo ministro Leo Varadkar. I risultati ufficiali del referendum cancellano la più restrittiva legge d’Europa 66,4 a 33,6 per cento, raggiungendo punte del 70 per cento nella capitale: due terzi degli elettori si sono dunque espressi a favore del diritto all’aborto, un’affermazione nettissima. Ora Varadkar promette entro fine anno una legge che consentirà l’aborto fino a 12 settimane di gravidanza e più a lungo in circostanze particolari. Le tre leader della campagna per il sì, Grainne Griffin, Orla O’Connor e Ailbhe Smyth, celebrano con una danza di gioia nel quartier generale di Together4Yees, il gruppo pro-aborto favorevole all’abolizione dell’articolo della costituzione che lo ha finora vietato. «Continueremo a manifestare dissenso quando apriranno le cliniche dell’aborto», avverte John Mc-Guirk, capo della campagna per il no. Ma tutti i partiti si erano schierati per l’abrogazione del divieto. «È l’alba di una nuova era», afferma Micheal Martin, leader dell’opposizione. Per Amnesty International si tratta di «una vittoria storica per i diritti delle donne che segna l’inizio di una nuova Irlanda». Influenzerà, predicono i commen-tatori, anche l’Irlanda del Nord britannica, che a differenza del resto del Regno Unito ha ancora norme molto limitative in materia di aborto: ora il governo autonomo di Belfast sentirà le conseguenze del voto di Dublino. «È stato il culmine di una rivoluzione tranquilla che si è sviluppata in questo paese negli ultimi 20 anni», osserva il premier Varadkar, alludendo ai referendum del recente passato sul divorzio e sul matrimonio fra persone dello stesso sesso. «Gli elettori irlandesi hanno espresso fiducia e rispetto per la capacità delle donne di fare la scelta giusta e di decidere autonomamente». In carica da un anno, oggi è lui, 39enne, figlio di un immigrato indiano e apertamente gay, ad avere completato l’odissea dell’isola di Joyce. E il padre di Savita Halappanava, la giovane donna morta a causa del divieto d’aborto, il caso che ha messo in moto la campagna per il referendum, ringrazia gli elettori: «Quello che è successo a mia figlia non accadrà più a nessuna altra donna». – E.F.