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 2018  maggio 27 Domenica calendario

Sequestra l’ex fidanzata e la uccide

PRATO Federico aveva premeditato tutto. Con una lucida spietatezza che oggi nessuno riesce a spiegarsi. Lui, che non amava pistole e fucili, aveva preso il porto d’armi sportivo e acquistato una calibro 9 di fabbricazione cecoslovacca una settimana fa e poi si era messo a spiare Elisa senza che nessuno se ne accorgesse. E alla vigilia del suo 25esimo compleanno, dopo aver cenato con i genitori e il fratello minore, si è diretto verso casa della sua ex.
Federico Zini, 25 anni, pisano, calciatore professionista, ha aspettato fino alle 3 e mezzo della notte che Elisa Amato, 30 anni, pratese, commessa a Firenze, rientrasse nell’abitazione dei genitori a Galciana, una frazione di Prato. Poi quando è arrivata con la sua Opel Corsa, dopo una serata trascorsa a Firenze con gli amici, le ha chiesto di fermarsi. Un litigio, le urla che svegliano i vicini, poi due, forse tre colpi sparati al torace della ragazza. Infine, dopo una corsa di cinquanta chilometri (da Prato a San Miniato, in provincia di Pisa) con il cadavere dell’ex fidanzata accanto, la decisione di uccidersi sparandosi l’ultimo colpo alla tempia.
Un testimone che abita nel palazzo di Elisa a Galciana, una frazione di Prato, racconta: «Ho visto una ragazza a terra e un uomo che la prendeva a calci. Poi l’ha caricata sull’auto, dalla parte del guidatore, ero preoccupata ma non pensavo fosse morta ma solo a un litigio violento».
Stavolta non è solo la cronaca di un nuovo femminicidio-suicidio, ma la storia inquietante di una tragedia ancora misteriosa in alcuni aspetti. Le prime indagini dei carabinieri del nucleo operativo di Pisa e San Miniato, coordinati dal maggiore Giovanni Bartolacci, non descrivono episodi di stalking e minacce.
«Sarebbe bastata una segnalazione per non concedere e semmai revocare immediatamente il porto d’armi sportivo al giovane e invece non è arrivato niente», spiegano gli investigatori. Eppure alcuni amici della ragazza parlano di una situazione pesante che andava avanti da tempo: continue telefonate, messaggi, pedinamenti.
«Eravamo tutti preoccupati e probabilmente abbiamo dato fiducia a una persona, Federico, che non meritava», racconta Anna, un’amica. Drammatica la testimonianza di Francesca F., una vicina di casa di Elisa: «Pochi giorni fa avevo detto alla mamma della giovane che quello era un ragazzo pericoloso, di stare attenta», ha detto la donna senza però spiegare altro.
Di certo c’è che da quando si erano lasciati, poco più un anno fa, Federico era diventato ossessivo. Non si era però mai confidato né con il fratello (che viveva con lui insieme ai genitori) né con gli amici e i compagni di squadra. «Era un ragazzo d’oro, a noi sembrava sereno – racconta un compagno —. Gli avevamo appena rinnovato il contratto ed era convinto che sarebbe stato il suo anno e da attaccante centrale avrebbe fatto un sacco di gol». Venerdì sera aveva cenato con i genitori (il padre è un giornalista molto conosciuto a San Miniato) e il fratello. Aveva scherzato, sorriso, giocato con il labrador nero e poi aveva detto alla mamma che avrebbe fatto tardi. È uscito di casa con la pistola in tasca.

PEZZO DI REPUBBLICA

L’agguato alle tre di notte: poi lui ha portato via il cadavere e si è sparato Giocava in serie D. La assillava da mesi, la pistola comprata sette giorni fa
Dal nostro inviato
Prato
Cento metri a piedi con una pistola calibro 9 in mano, dalla sua macchina a quella della ex fidanzata appena giunta sotto casa dopo una serata con le amiche. Sono le 3 di venerdì notte a Galciana, una frazione di Prato, quando Federico Zini, 25 anni, entra a sorpresa nell’auto di Elisa Amato, 30. I testimoni sentono le voci che si alzano in un litigio, poi un grido e infine tre colpi. Sono spari. Il giovane, un calciatore di serie D, esce dall’auto, fa il giro per arrivare sul lato del guidatore, dà spinte vigorose al corpo senza vita o agonizzante della ex per spostarlo sul sedile del passeggero e parte verso San Miniato, il paese in provincia di Pisa dove abita, a 50 chilometri di distanza. Qui si ferma in un parcheggio sotto il paese, in mezzo al verde accanto a un campo sportivo, e si uccide. I corpi vengono trovati ieri mattina alle 9.
« Sei un essere speciale e io avrò cura di te » , scriveva Federico Zini su Facebook nell’ottobre del 2016, quando la storia con la commessa di un negozio di abbigliamento di Firenze era iniziata da poco. Sono stati insieme circa un anno, anche quando lui è andato a giocare all’estero, nelle Filippine dove ha avuto un grave infortunio al ginocchio e poi in Mongolia. Dodici mesi di foto insieme, viaggi e continue dichiarazioni di amore che sono diventati un’ossessione quando la storia è finita, l’estate scorsa.
Lui vuole riprovarci, si presenta continuamente sotto casa di Elisa oppure fuori dal lavoro, è spesso a Prato anche la sera, per cercarla quando esce. « Non era minaccioso o violento. Non ha mai toccato Elisa con un dito ma era gelosissimo. Lei ci ha pure provato a rimettersi con lui ma era davvero troppo possessivo. Così litigavano spesso». A parlare è Ida, un’amica di tutti e due i giovani che ha incontrato Elisa proprio venerdì sera, poche ore prima che venisse uccisa. «Ci siamo viste in un bar e abbiamo fatto due chiacchiere. Lei mi ha parlato di Federico, non sapeva se fargli gli auguri per il compleanno di domani ( oggi, ndr). In questo periodo era molto insistente. Io le ho proposto di denunciarlo ma solo per spaventarlo, per allontanarlo per un po’ di tempo. E lei mi ha risposto: “ Effettivamente se continua così lo denuncio” ». Probabilmente quella stessa frase Elisa l’ha ripetuta a Federico alcune ore dopo, quando l’ha incontrato sotto casa sua. Potrebbe aver così scatenato la rabbia del giovane assassino, che comunque era già arrivato con la pistola, comprata appena una settimana prima, a dimostrazione che era pronto ad ucciderla.
Il giovane, che era senza precedenti, aveva preso circa due mesi fa il porto d’armi sportivo. In famiglia però non se ne sarebbe accorto nessuno, come ha ripetuto ieri ai carabinieri il padre, un giornalista piuttosto noto nella zona di San Miniato. Anche il disagio del calciatore non sarebbe stato intercettato da parenti, amici e compagni di squadra della Tuttocuoio di Ponte a Egola. Qualcuno, vedendolo andare a Prato molto spesso, credeva che la storia di Federico con Elisa non fosse del tutto finita. E nemmeno la vittima, spiegano i carabinieri di Prato, si era resa conto del pericolo che stava correndo. Non solo non ha fatto denunce o segnalazioni ma continuava anche a vedere il suo ex e qualche volta ci è andata a cena. Sembrava una di quelle storie che finiscono senza un taglio netto. Sui telefonini dei due gli investigatori non hanno trovato messaggi con minacce o accuse pesanti. Alcune amiche però dicevano a Elisa che lui stava esagerando con tutti quegli appostamenti e quell’insistenza. Era asfissiante e lei proprio poche ore prima di morire avrebbe pensato finalmente di coinvolgere le forze dell’ordine. Troppo tardi.
« Serve che le donne denuncino, e che le istituzioni non facciano cadere nel vuoto le denunce » , ha commentato dopo l’episodio di Prato il capo della polizia, Franco Gabrielli: « Anche qui, come in altri campi, c’è una questione culturale: fino a che ci sarà una concezione proprietaria delle persone e degli affetti queste tragedie continueranno ad esserci».


PEZZO DELLA STAMPA
L’ha aspettata sotto casa, di notte, e l’ha uccisa con due o tre colpi pistola. Poi l’ha trasportata sull’auto per quasi settanta chilometri, da Galciana di Prato a San Miniato, nel Pisano, dove si è suicidato. Federico Zini, che oggi avrebbe compiuto 25 anni, calciatore di una squadra di serie D, il Tuttocuoio, alle spalle la ricerca di un successo calcistico all’estero dalle Filippine alla Mongolia, era riuscito a nascondere a tutti l’ossessione per la sua ex, cominciata dopo la fine del sogno di fare strada nel grande calcio.
La vittima, Elisa Amato, di Prato, commessa trentenne in un negozio di Firenze, non aveva paura di lui, ma non voleva saperne di riprendere la relazione finita da un anno, causa scatenante del 34° femminicidio compiuto in Italia dall’inizio dell’anno.
Sono le tre di notte quando Federico decide di affrontare la ex, armato di una pistola calibro 9, acquistata da appena una settimana. Litigano per strada, Elisa urla, chiede aiuto. Ma l’uomo riesce a sequestrarla, la costringe con le minacce ad ascoltarlo. Spara due o tre volte e poi si dà alla fuga. Ma prima una testimone oculare lo vede mentre si avvicina alla Opel e prende a calci qualcosa. Potrebbe essere questo il momento in cui Federico si fa spazio al posto di guida per poi allontanarsi da Prato, e andarsi a uccidere dopo aver fatto chilometri e chilometri in auto, con il corpo della ragazza. Quasi subito il padre della vittima e i vicini danno l’allarme ai carabinieri. Ma le ricerche della Opel restano senza esito fino a ieri mattina, quando un passante nota la vettura e chiama i soccorsi.
Da inizio anno 34 vittime
Resta da stabilire se nel tragitto Elisa fosse già morta o ferita, oppure se abbia dovuto seguire Zini sotto minaccia della pistola. Molti elementi fanno pensare, anche se sarà necessaria l’autopsia per fugare ogni dubbio, che il delitto sia avvenuto nella prima fase dell’incontro tra i due. Almeno due i colpi andati a segno contro la donna, uno dei quali l’ha raggiunta al torace. La ritroveranno piegata su se stessa, accartocciata tra il sedile e il cruscotto, mentre lui si è sparato alla testa. La violenza annienta due famiglie. Il padre di Federico, Maurizio, è un giornalista molto conosciuto a San Miniato e nel comprensorio del cuoio, tra Pisa e Firenze. «Non ci sono state avvisaglie, mio figlio era un ragazzo solare, aveva rinnovato il contratto con il Tuttocuoio, aveva prenotato le vacanze in Sardegna, tutto sembrava andare bene».
L’arma, una pistola a uso sportivo, da tiro a segno, era detenuta legalmente, è stato confermato. Nella cerchia dei conoscenti era risaputo che il calciatore non si fosse rassegnato alla fine della loro relazione ma nessuno immaginava che potesse arrivare a tanto. Il giovane sarebbe stato visto spesso sotto casa di Elisa a Prato. Ma non risultano agli inquirenti denunce, né segnalazioni di stalking a carico di Zini.
L’allarme di Gabrielli
Federico Zini giocava nel Tuttocuoio, adesso in serie D, squadra storicamente finanziata dagli imprenditori di Ponte a Egola (Pisa). Nella sua carriera sportiva, iniziata nelle giovanili dell’Empoli e proseguita anche in Lega Pro, ci sono trascorsi all’estero nei campionati di Mongolia, Malta, Filippine e Bulgaria da cui era rientrato in Italia dopo un infortunio. Elisa Amato lavorava in negozi di Firenze e Prato di una catena di moda e nel tempo libero prestava servizio in un’associazione di volontariato. «Serve che le donne denuncino, e che le istituzioni non facciano cadere nel vuoto le segnalazioni», ha commentato il capo della polizia, Franco Gabrielli, dopo questo nuovo femminicidio. «Anche qui, come in altri campi, c’è una questione culturale - ha aggiunto - fino a che ci sarà una concezione proprietaria delle persone e degli affetti queste tragedie continueranno a verificarsi».