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 2018  maggio 27 Domenica calendario

Bari: il tribunale cade a pezzi, l’udienza si fa in tenda

 Il palazzo è abusivo. Manca un contratto d’affitto e il ministero non paga il canone da tre anni. Ora la struttura è anche inagibile, tant’è che in questo sabato barese da 30 gradi all’ombra stanno montando le tende della protezione civile (nel caso in cui non fosse chiaro: avete presente quelle che vengono utilizzate in caso di terremoti, crolli e grandi eventi? Ecco, quelle) nel cortile del palazzo, che ha vista sul cimitero, perché lunedì possano svolgersi le udienze.
Ecco, probabilmente nessun artista sarebbe riuscito a rappresentare meglio la situazione della giustizia qui a Bari, e forse in Italia: abusiva, inagibile, in emergenza permanente. Che accade? Succede che il palazzo di giustizia di Bari, in via Nazariantz, sede della Procura, luogo per eccellenza dello Stato, rischia di crollare, dice una perizia tecnica.
E non da ora. Ma da circa 15 anni da quando le crepe sui pilastri e il fango che tracimava nei sotterranei a reso a tutti chiaro che qualcosa non andava. Il palazzo è di proprietà dell’Inail che lo ha comprato per 45 miliardi di vecchie lire nell’ottobre del 2001 dalla società immobiliare romana Gesfin. Gesfin che lo aveva comprato il 27 dicembre del 2000 dai costruttori, i fratelli Mininni, per 27 miliardi. In dieci mesi il valore era dunque aumentato quasi del doppio. Un miracolo. Che ebbe anche uno strascico giudiziario. La procura mise sotto inchiesta i costruttori per truffa e frode ma il processo si è chiuso in appello per prescrizione. Il primo sequestro è stato del 2002, poi è arrivata la sentenza che dichiarava il palazzo abusivo.
La politica prometteva, senza mantenere. Si parlò prima della realizzazione di una Cittadella della giustizia ex novo, in aperta campagna, dalle parti dello Stadio San Nicola, con un project financing che fu bloccato dall’allora sindaco Michele Emiliano che il palazzo di via Nazariantz lo conosceva bene per averci lavorato a lungo. Si temeva una speculazione edilizia, si disse, probabilmente a ragione. Dove allora? Gli urbanisti proponevano “l’arcipelago”, una sorta di palazzo di giustizia diffuso nel quartiere Libertà, dove già c’è il tribunale civile e dove soprattutto vive, cresce e ovunque ramifica il clan mafioso degli Strisciuglio.
L’attuale sindaco, Antonio Decaro, che è anche presidente dell’Anci, e dunque sindaco dei sindaci, ha scelto la strada delle caserme dismesse. Arrivò anche il ministro Andrea Orlando a promettere e invece... Per le caserme siamo ancora in fase di progettazione preliminare e in via Nazariantz montano le tende. Non c’era alternativa. La relazione, chiesta dall’Inail e arrivata nei giorni scorsi sul tavolo del procuratore Giuseppe Volpe diceva che le vecchie perizie tecniche erano sbagliate perché troppo buone e che a oggi “non sussistono le condizioni” per restare in un palazzo “costruito su calcare e argilla”.
Su richiesta della Procura è così dovuto intervenire il Comune che ha sospeso l’agibilità. Si chiude, quindi. Con le udienze spostate in sette posti diversi. “Una situazione drammatica: non abbiamo a disposizione le auto e neppure la benzina per permettere gli spostamenti dei magistrati tra le varie sedi” dice Rosa Calia Di Pinto, giudice e segretaria dell’Anm barese. L’unico precedente è stato il terremoto dell’Aquila, con le aule nelle tensostrutture.
Si rischia prescrizione nei processi e detenuti liberi. Il ministero ha bandito una ricerca di mercato per trovare un nuovo palazzo da prendere in affitto. “Siamo in emergenza – ha spiegato l’ingegner Giuseppe Tedeschi, responsabile della Protezione civile regionale, mentre si montavano i bagni chimici – Invitiamo a un abbigliamento consono alla situazione, chiedendo per esempio alle donne di evitare di indossare scarpe con i tacchi”.