Corriere della Sera, 25 aprile 2018
Alek, l’introverso che odia le donne. È il nuovo terrore
Il premier Justin Trudeau lo ha precisato: la strage di Toronto non è legata al terrorismo internazionale. Affermazioni che dovrebbero tranquillizzare, ma che invece non tengono conto di una realtà. Ormai ci sono singoli individui che si comportano da terroristi, usano tecniche identiche ai «professionisti», per motivi a volte inspiegabili. Non è solo emulazione, bensì un percorso parallelo. Avremo gli attentati nel nome della Jihad e attacchi nel segno di una «rivoluzione» o di una follia personale. L’attacco compiuto da Alek Minassian sembra rientrare nel secondo fenomeno.
Le indagini delle Giubbe Rosse canadesi si concentrano sulla figura del venticinquenne. Bravissimo con i computer, Alek è descritto dai compagni come un introverso, una personalità chiusa, che «aveva paura delle ragazze» e probabilmente le destava. Un solitario, forse afflitto, sin da piccolo, da problemi mentali, segnalati anche dalla madre. Caratteristiche che emergono di frequente nei «ritratti» degli stragisti, anche se non devono essere considerate per forza la causa. E comunque, nel 2017 aveva potuto arruolarsi nell’esercito, esperienza chiusasi con il congedo dopo appena due settimane.
Il secondo lato riguarda un post attribuito a Minassian. «La rivoluzione Incel è già cominciata, rovesciamo i Chads e gli Stacy, tutti onorino il supremo gentiluomo Elliot Rodger», avrebbe scritto. Erano emersi dubbi sull’autenticità, poi la polizia lo ha definito criptico e fonti di Fb hanno sostenuto che non si trattava di un falso. Il passaggio citato è un riferimento diretto al movimento dei «celibi involontari» e all’autore del massacro di Isla Vista, in California, nel 2014. Rodger, misogino, razzista, sprezzante, ha ucciso 6 persone, tra queste alcune studentesse e due compagni di stanza. Poi si è suicidato. Elliot ha lasciato un maxi manifesto sul web, quindi ha registrato un video, dove annunciava il «giorno della punizione». Narciso, bell’aspetto, guai psichici, non riusciva ad avere una ragazza ed allora ha scatenato la sua vendetta assurda. Alcuni esperti lo hanno collegato al movimento di estrema destra Alt-right, affermando che si trattava del primo di una serie di attentati. Non pochi massacratori si riconoscono nel messaggio lasciato da Elliot, si considerano «vittime» del mondo e delle donne, provano rabbia contro gli uomini – definiti Chads – che hanno rapporti sessuali occasionali. Da tempo studio il caso Rodger: credo che le autorità abbiano sottostimato la sua influenza, anche da morto, su caratteri fragili. È il corrispettivo degli ispiratori del Califfato, un punto di riferimento.
Se i due assassini di Columbine – che pure sostenevano di «scatenare la rivoluzione» – rappresentano l’ala «militare» dei mass shooter, Rodger incarna quella dei «sentimenti» distorti trasformati in giustificazione per atti brutali. Il risultato finale è la distruzione. Anche se l’eventuale rapporto tra Alek ed Elliot è da verificare, gli inquirenti hanno affermato che la maggior parte delle vittime di Toronto sono donne, non è però certo che fossero un bersaglio designato. Ci vorrà tempo per comprendere meglio Minassian, sarà l’indagine a dire cosa lo abbia innescato e se davvero abbia subito il fascino cattivo di chi lo ha preceduto mettendosi al volante del furgone poi lanciato sui passanti nel centro della città. Dieci gli uccisi, 15 i feriti, tutti bersagli di questa forma di terrore insidioso.