24 marzo 2018
Tags : Maria Elisabetta Alberti Casellati
Biografia di Maria Elisabetta Alberti Casellati
• (Maria Elisabetta Alberti coniugata Casellati) Rovigo 12 agosto 1946. Avvocato. Politico. Attualmente, presidente del Senato (dal 24 marzo 2018). Già componente laico del Csm (2014-2018). Già sottosegretario alla Giustizia (2008-2011) e alla Salute (2004-2006) nei governi Berlusconi. Senatrice dal 1994 al 1996 e dal 2001 in poi, sempre rieletta (Forza Italia, Pdl, Forza Italia).
• «Figlia di un partigiano ma “liberale”» (Riccardo Ferrazza). «Laureata in Giurisprudenza e in Diritto canonico nella Pontificia Università Lateranense. Avvocato matrimonialista, ha una lunga esperienza politica. Ha aderito a Forza Italia sin dalla sua fondazione. È stata ricercatrice universitaria in Diritto canonico e ecclesiastico al Bo di Padova. Eletta senatrice per la prima volta nel 1994, a Palazzo Madama è ritornata per altri 5 mandati. Più volte sottosegretario nei governi Berlusconi, si è occupata di giustizia. E in questa veste aveva detto, a suo tempo, di essere favorevole, come avviene in altri Paesi, alla possibilità che i carcerati possano incontrare periodicamente mogli o compagne, anche per evitare – aveva spiegato - che ci siano contatti innaturali tra loro dietro le sbarre. Più recentemente si è esposta condividendo anche parte del programma della Lega sulla sicurezza. “Vogliamo che siano perseguiti realmente i reati che provocano allarme sociale e che le pene siano certe e scontate fino in fondo: nessuno pensi che il nostro sia il Paese dell’impunità. E poi voglio dire una cosa con forza: la legittima difesa è sempre legittima. Chi viola una proprietà privata deve sapere che rischia una reazione. La legge attuale è insufficiente, va cambiata. Sarà il primo disegno di legge che presenterò”. Significative le sue battaglie a sostegno della famiglia, in particolare contro “la Cirinnà”. “Il legislatore sostiene che l’unione fra persone dello stesso sesso va inserita fra le formazioni sociali, con riferimento agli articoli 2 e 3 della Costituzione. Perfetto, ma poi – aveva obiettato - vediamo che tutti i rimandi, martellanti, sono all’articolo 29 e alla disciplina della famiglia. Si è fatto un giro tortuoso per giungere, senza dirlo, al matrimonio, ma questo pone seri profili di costituzionalità perché va contro l’articolo 29 della nostra Carta”. Nel settembre 2014 era stata eletta dal parlamento come componente del Consiglio superiore della magistratura e per questo motivo si era dimessa da Palazzo Madama. Adesso ci ritorna» (Francesco Dal Mas).
• Il 24 marzo 2018 è stata eletta presidente del Senato, divenendo così la prima donna a ricoprire la seconda carica dello Stato. Nel suo discorso d’insediamento ha dichiarato, tra l’altro: «La scelta che avete compiuto eleggendo per la prima volta una donna alla Presidenza di questa Assemblea rappresenta per me una responsabilità che non posso celare dietro nessun preambolo di circostanza. Un onore oltre che, come detto, una responsabilità che sento doveroso condividere proprio con tutte quelle donne che, con le loro storie, azioni, esempio, impegno e coraggio, hanno costruito l’Italia di oggi. Un grande Paese democratico e liberale, in cui nessun obiettivo e nessun traguardo è più precluso. Penso alle mai abbastanza ricordate eroine del Risorgimento, che hanno lottato per quel sogno chiamato Italia. Penso alle tante ragazze di ogni estrazione sociale e di ogni credo religioso, che hanno rappresentato l’anima della lotta di liberazione e che - mi sia consentito - sono qui oggi magistralmente rappresentate dalla senatrice Liliana Segre. Questa mattina ho riletto il mio primo intervento in Senato. Era la discussione sul voto di fiducia al primo governo di Silvio Berlusconi, il 17 maggio 1994. Lì iniziò il mio percorso da servitrice delle istituzioni. Ho avuto negli anni il privilegio di avere diverse responsabilità pubbliche, fino all’elezione, nel corso della scorsa legislatura, a componente laico del Consiglio superiore della magistratura. Da oggi le mie energie saranno rivolte ad assolvere questo prestigioso ruolo con disciplina, onore, cercando ogni giorno di mettere in pratica quei valori che la nostra Carta costituzionale, di cui quest’anno ricorre il settantesimo anniversario, ha posto alla base della vita delle istituzioni repubblicane».
• «Nessuno può dire che Casellati non sia stata alfiere del berlusconismo: il grande pubblico l’ha conosciuta come una delle punte televisive dell’area Cav. negli anni duri dei post-it gialli, delle dieci domande, dei processi, delle vere o presunte critiche anti-B. presso le alte cancellerie europee, fino al giorno del 2013 in cui, scontrandosi con Marco Travaglio in uno studio di La7, durante la trasmissione Otto e mezzo, il futuro direttore del Fatto se ne uscì con la frase “Questa signora dice puttanate”, e Casellati alzò lo sguardo verso Lilli Gruber per rispondere “Forse me ne vado io” (non fu l’unica volta: anche a La Gabbia, in piedi tra altri ospiti ugualmente in piedi, per nulla provata dalla prova di resistenza anche fisica presso l’arena di Gianluigi Paragone, Casellati minacciò l’uscita di scena in caso diventasse impossibile, quella sera, “raccontare la verità”). Più il tema si faceva tormentato (Ruby? l’Europa? Mills? Tarantini?) più Casellati appariva in video, con accento ancora impercettibilmente veneto (è di Rovigo) e occhi truccati di nero alla maniera delle ragazze italiane che negli anni Sessanta vagheggiavano la Swinging London. Le capitò anche di essere bersaglio diretto: da sottosegretario, di un articolo-j’accuse di Gian Antonio Stella a proposito dell’assunzione di sua figlia al ministero (a Travaglio che glielo ricordava in tv, Casellati rispose annunciando querela: mia figlia si è licenziata dal suo impiego per lavorare con me in un rapporto fiduciario, anche rimettendoci economicamente). Intanto il già sottosegretario applicava alle diatribe televisive sul tema “Berlusconi” la massima dantesca “guarda e passa”: non curarsi di chi si applicava alla disamina dell’ultima intercettazione (“parlate piuttosto dei problemi dell’Italia”, era la frase ricorrente). In qualità di berlusconiana storica, anche esperta in Diritto canonico (“sulle battute siamo bravi tutti, io però sono una giurista”, disse una volta al dem Ernesto Carbone) e senza mai recedere dal berlusconismo, Casellati ha attraversato gli anni bui della sua parte politica per approdare al Csm come riserva della Repubblica dell’area Cav., anche in lotta contro la “correntocrazia” togata. Non per niente è detta “la Legnini di centrodestra”, dal cognome di Giovanni, vicepresidente del Csm e già sottosegretario alla presidenza del Consiglio e all’Economia nei governi Letta e Renzi» (Marianna Rizzini).
• «Vogliamo una giustizia efficiente e certa, che significa tempi brevi nei processi. Le disfunzioni attuali del processo civile allontanano gli investitori e costano ai cittadini 16 miliardi di euro all’anno. Un danno pesante per l’economia e per le famiglie, che andremo ad eliminare. Vogliamo che siano perseguiti realmente i reati che provocano allarme sociale e vogliamo che le pene siano certe e scontate fino in fondo, perché nessuno possa pensare che il nostro sia il Paese dell’impunità, dove chi delinque comunque se la possa cavare. […] Dobbiamo liberarci non solo dall’oppressione giudiziaria, ma anche da quella fiscale e burocratica. Dobbiamo riorganizzare la macchina dello Stato secondo il principio della pari dignità fra la Pubblica Amministrazione e il cittadino, tagliando tutti gli adempimenti inutili, inserendo l’autocertificazione preventiva delle iniziative in ambito privato, evitando le lungaggini che disincentivano gli investimenti e tagliando le lunghe catene burocratiche, troppo spesso fonte di clientela e di corruttela» (a Luca La Mantia).
• Sposata con l’avvocato Giambattista Casellati, due figli: Ludovica, giornalista, e Alvise, avvocato e direttore d’orchestra.
• «Non potrei mai uscire senza eyeliner. Detesto unghie lunghe e bocche colorate. Ma gli occhi devono essere truccati» (a Giulia Cerasoli).