il Fatto Quotidiano, 15 marzo 2018
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Il Coni vuole saltare su Villa Borghese
Non c’è pace per piazza di Siena, né per l’intera Villa Borghese, la più centrale, frequentata e quindi stressata delle Ville storiche romane, il cui ingresso da Piazzale Flaminio è divenuto da anni ormai un inqualificabile parcheggio permanente di pullman turistici.
Ma il punto dolente è, ancora una volta, lo splendido ovale della centralissima piazza di Siena, dove in tanti siamo andati a camminare e a correre e dove adesso ogni passaggio è già sbarrato (mentre dalla Casina dell’Orologio i vigili e i loro uffici sembrano spariti). Siamo alla solita polemica vigilia del Concorso Ippico internazionale? No, c’è molto di peggio. Guardo nel mio archivio e trovo proteste e lamentazioni risalenti a 20-30 anni fa: le siepi settecentesche di bosso regolarmente sfasciate, alcuni alberi non meno storici lesionati, i tendoni commerciali sempre più dilatati. Assicurazioni di ministri dei Beni culturali (Giovanna Melandri nel 2000…) che quegli scempi non si ripeteranno. Più vicini a noi, incontri degli Amici di Villa Borghese, poi di Carlo Troilo e del suo comitato per Roma Nuovo Secolo con l’assessore all’Ambiente, Estella Marino (Giunta Marino) e altre rassicurazioni…
Poi, il 24 ottobre scorso, la tegola: a una riunione del II Municipio due funzionari della Sovrintendenza Capitolina annunciano che il Comune sta per dare “in adozione” al Coni e alla Federazione Italiana Sport Equestri (Fise) per ben 8 anni l’ovale, il primo anello e la Casina dell’Orologio di piazza di Siena, il cui manto erboso sarà ripristinato (atto dovuto peraltro) dalla stessa Fise. Criteri e accordi “sono ancora da definire”. Però l’assessore alla partita Daniele Frongia, inseguito telefonicamente da Carlo Troilo e da altri, non si fa trovare.
La faccenda è grossa e “antica”. Il Messaggero (siamo ai primi del ’900, non stupitevi) iniziò una martellante campagna per destinare gli 80 ettari di quella villa, ancora dei Borghese, al popolo romano e la vinse. Lo Stato nel 1901 la acquistò per l’equivalente di 10 milioni di euro e la cedette al Comune affinché la destinasse a parco pubblico aperto a tutti. Difatti la Villa è vincolata quale “patrimonio storico artistico e naturalistico”, è Sito di Interesse Comunitario, è ri-vincolata dalla legge sul paesaggio e dal Piano Territoriale Paesistico Valle del Tevere. Poi c’è la Carta di Firenze del 1981 che ne regola l’uso, compresi i “grandi eventi” i quali devono essere “eccezionali” dovendo il giardino storico favorire “il silenzio e l’ascolto della natura”. Il che, a rigore, escluderebbe anche il Concorso ippico. Come chiedono da anni gli Amici di Villa Borghese.
Con la convenzione di 8 anni in corso di trattativa (pare, tutto è piuttosto opaco) fra Comune e Fise, piazza di Siena, e anche il vicino Galoppatoio, sarebbero privatizzati e diverrebbero la sede, con tribune e altri impianti stabili, per le manifestazioni che Fise e Coni vi vorranno organizzare, ippiche e non ippiche visto che il presidente della Federazione, l’imprenditore Marco Di Paola, esorta ad avere “una visione più ampia del cavallo”. Del resto, che sport equestre sarebbe, se non si saltassero gli ostacoli? Nel business plan dell’operazione – destinata in parte a risanare il pericolante bilancio della Fise – l’investimento è del tutto privato.
Ma cosa ne ricaverebbe il Comune? Nebbia. Si sa che la Casina dell’Orologio sarà data in comodato gratuito quale centro di accoglienza, cocktail party, ricevimenti, ecc. E il popolo romano, quello che da sempre frequenta la Villa, piazza di Siena e dintorni? Pazienza, starà a guardare. Che male c’è?