La Stampa, 14 marzo 2018
La dittatura della miseria
Come siamo messi a Roma? Una meraviglia. Roma è un biliardo. Infatti l’automobile sprofondata ieri in una voragine era semplicemente una boccia finita in buca. Buca in quel senso, altre non ce ne sono. Il manto stradale è un giardino all’inglese. Lo diciamo perché se sostenessimo il contrario, che Roma sembra Dresda nel 1945, qualcuno ci irriderebbe: «Andate avanti così, e la prossima volta Raggi prenderà l’80 per cento». Ecco, Roma è un biliardo e dalle fontane sgorga nettare, e magari Raggi prenderà il venti. Non si può nemmeno dire che tira una rivoltante aria di razzismo (per esempio a proposito di Rokhaya Mbengue, la vedova del senegalese assassinato a Firenze, quando racconta che la gente sull’autobus si alza, se lei gli si siede accanto): significherebbe non essere in sintonia col popolo, e la prossima volta Salvini prenderà l’80 per cento. Il capolavoro è di Renato Brunetta. Ha visto il trailer di «Loro», il film di Paolo Sorrentino su Silvio Berlusconi. Il trailer dura 27 secondi, il film quattro ore, ma 27 secondi su quattro ore bastano a Brunetta per definirlo «ignobile», «uno schifo» e pronosticare che si ritorcerà contro Sorrentino: «Berlusconi guadagnerà voti». Cosa di cui avrebbe anche un gran bisogno, e forse nemmeno Sorrentino, uno dei pochi geni residenti oggi in Italia, riuscirebbe a tanto. Però rimane una piccola obiezione. Questa dittatura della miseria, per cui tutto è ridotto a contabilità elettoralistica, a convenienza accessoria, a piccineria del pensiero, parrà strano ma è soltanto vostra.