Affari&Finanza, 12 marzo 2018
La carta è sempre più green in Italia cresce il recupero Industria con meno emissioni
“L’industria della carta si sta orientando verso una bioeconomia circolare a bassa emissione di anidride carbonica”. È uno dei passaggi chiave nel documento predisposto in occasione dell’ultima European Paper Week da Cepi, la confederazione europea delle aziende che operano nel business della carta. Una dichiarazione che quindi potrebbe apparire autopromozionale se non si approfondisse quanto gli stessi player del settore sottolineano in altri passaggi, a cominciare dalla consapevolezza che la partita si gioca non solo sul piano etico (salvaguardia dell’ambiente sia sul fronte del minore impiego di risorse naturali, che sul versante delle emissioni inquinanti, che significa attenzione alle generazioni future), ma soprattutto su quello del business. Perché assicurare un processo completo di recupero dei beni una volta giunti a fine vita, con l’obiettivo di non avviarli in discarica, bensì di farli rivivere può consentire di ridurre lo sfruttamento delle materie prime e anche di ottenere benefici in termini di conti aziendali (senza dimenticare la minore pressione su alcune aree del pianeta già colpite da forti tensioni di carattere sociale). E non si tratta di pochi spiccioli, considerato che solo in Italia la filiera della carta, editoria, stampa e trasformazione fattura 31 miliardi di euro, con un’occupazione diretta che sfiora i 200mila addetti, ai quali ne vanno aggiunti 490mila a considerare anche l’indotto. Ed è un settore in cui il nostro Paese gioca un ruolo rilevante nel panorama mondiale, come dimostra il saldo positivo della bilancia commerciale per 10 miliardi di euro, che sta a dimostrare una grande forza nell’export di settore. A livello mondiale, poi, vengono prodotti carta e cartone per 411 milioni di tonnellate (dati 2016), con la Cina leader (112 milioni di tonnellate) e più in generale i mercati emergenti che stanno guadagnando rapidamente posizioni. La Penisola è al quarto posto nella graduatoria della raccolta interna di macero e per l’utilizzo nei processi produttivi, a dimostrazione non solo di una diffusa sensibilità maturata nel nostro Paese su questi temi, ma anche del know-how sviluppato negli anni e pronto a costituire best practice per aziende e istituzioni estere che vorranno riproporre in patria le soluzioni che si sono dimostrate efficaci nel nostro mercato. Nella Penisola ci sono aziende che coprono tutta la filiera e in buona parte sono integrate all’interno di distretti, caratterizzati non tanto dalla presenza in un determinato territorio, ma dall’integrazione per specializzazioni. Anche in questo caso, qualche numero può aiutare a comprendere meglio le dimensioni del fenomeno. Secondo l’ultimo report annuale di Comieco (Consorzio nazionale recupero e riciclo degli imballaggi a base cellulosica), lo scorso anno tra carta a cartone sono stati raccolte in modo differenziato oltre 3 milioni di tonnellate, corrispondenti a 53,1 kg per abitante, con la punta di 65,6 kg al Centro, che precede il Nord (63,3 kg pro-capite), con il Sud in coda (32,5 kg). Il tasso di riciclo ha ormai raggiunto l’80% in Italia, con 3.400 stabilimenti tra produzione di carta per imballaggio, produzione di imballaggi e piattaforme di lavorazione del macero. Dati che, va ricordato, hanno seguito un trend crescente negli ultimi anni a evidenziare il fatto che il potenziale di miglioramento non è stato ancora del tutto esaurito. L’economia circolare sarà un tema portante dell’economia e della società nei prossimi anni perché impone un cambio di paradigma del vivere e fare business rispetto al modello attuale di economia lineare: i rifiuti di qualcuno diventano risorse per altri, per cui gli oggetti non arrivano mai a fine vita, ma “rinascono” per altri utilizzi. Magari anche in settori differenti da quelli ai quali erano inizialmente destinati e per questo diventa fondamentale la collaborazione tra aziende, in un’ottica di condivisione delle conoscenze tra i produttori e i distributori. Investire per cambiare modo di operare in maniera radicale ha sicuramente dei costi, ma poi nel medio termine garantisce risparmi e maggiore visibilità sul mercato, dato che il tema della salvaguardia ambientale assume un ruolo crescente nelle decisioni d’acquisto dei consumatori e delle stesse aziende (per il b2b). La sensibilizzazione sui temi dell’economia circolare ha il suo principale profeta nella Ellen MacArthur Foundation, che porta il nome della 42enne ex-velista (nel 2005 ha circumnavigato il globo in barca a vela, da sola, in meno di 72 giorni, facendo segnare il record del mondo), che dieci anni fa ha annunciato il ritiro dalle competizioni sportive per concentrarsi sull’uso delle risorse e dell’energia nell’economia globale. In poco tempo ha guadagnato il sostegno di numerose aziende in giro per il mondo, interessate al modello di economia completamente rigenerativo e riparativo. Studiando il modello economico della Danimarca, relativamente ai soli settori produttivi e alla sanità (che insieme coprono un quarto dell’economia nazionale) sono stati individuati benefici capaci di generare un aumento del prodotto interno lordo tra lo 0,8% e l’1,4%, con la contemporanea riduzione delle emissioni di anidride carbonica compresa tra il 7% e il 13%. La medesima fondazione ha anche messo a punto un kit di indicatori per misurare la capacità di un’impresa di passare da un modello di produzione lineare a uno circolare: si va dall’efficienza nel riciclo di materie prime e semilavorati all’interno del ciclo produttivo e a fine vita del prodotto alla la percentuale di utilizzo di risorse non rinnovabili, alla durata del prodotto in fase di consumo, come ad esempio manutenzione programmata per prolungarne l’utilizzo e sviluppo di modelli di business che prevedano un consumo condiviso con altri utenti. Proprio per sostenere lo sviluppo di nuove pratiche, la Ellen MacArthur Foundation organizza eventi come l’Innovation Prizer che prevede riconoscimenti alle industrie che utilizzano soluzioni innovative nel campo dei materiali e del design, compreso il settore della carta e del cartone. Uno stimolo a diffondere buone pratiche, con impronta ecologica e un potenziale di sviluppo sul fronte del business.