Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  marzo 13 Martedì calendario

Figli adottivi detective su Facebook per ritrovare la madre naturale

Prima o poi un figlio adottivo chiederà di conoscere la madre naturale. Non è una regola, ma i fatti dicono questo. L’Italia, però, non è pronta a rispondere a queste domande perché una legge precisa non c’è. Quella sulle adozioni (1984) è ferma al 2001 e non ha mai recepito le indicazioni delle sentenze arrivate da Corte europea dei diritti dell’uomo (2012), Corte costituzionale (2013) e Cassazione (2016 e 2017).
Per chi è stato riconosciuto alla nascita, la situazione è più semplice: si fa richiesta al tribunale minorile e si ottiene la documentazione. I problemi riguardano i figli delle donne che al momento del parto hanno scelto il diritto all’anonimato (per legge dura 100 anni). Il parere dei giudici che si sono espressi sull’argomento va in una direzione precisa: al raggiungimento dei 25 anni, al figlio adottato dovrebbe essere concessa la possibilità di far pervenire alla madre una richiesta di revoca dell’anonimato. Ma l’iter attraverso i tribunali dei minori resta incerto e spesso infruttuoso. Un protocollo a livello nazionale non esiste: di solito le ricerche sono affidate alla polizia giudiziaria o ai carabinieri. Se la donna viene rintracciata si organizza un colloquio con assistenti sociali o psicologi a cui lei dovrà comunicare la decisione: incontrare il figlio o restare anonima.
Le risposte dei tribunali che abbiamo interpellato rendono l’idea della situazione. A Trieste in pochi anni il numero delle istanze è cresciuto del 30%, a Lecce quelle accolte superano i respingimenti, a Caltanissetta le pratiche del 2017 sono ancora da valutare. Bari denuncia l’assenza di istruzioni precise per cercare le madri, a Palermo la maggior parte delle 25 richieste sono ferme, mentre a Napoli tutte le donne contattate si sono rese disponibili. Avere un dato complessivo è molto difficile. Per il «Comitato per il diritto alle Origini biologiche» nell’ultimo anno le istanze sono aumentate del 200% e circa il 70% delle madri ha rinunciato all’anonimato.
Anche i tempi sono un problema: quando si riesce a trovare la donna, in media servono 9 mesi per ottenere una risposta. Vista le difficoltà, molti figli si affidano a canali alternativi per ricomporre il puzzle della propria esistenza. In particolare a Facebook, dove si moltiplicano i gruppi dedicati agli annunci di persone adottate. Rossella Pannocchi gestisce una delle pagine più seguite «Ti cerco, appelli di persone che cercano le proprie origini e i loro cari». In pochi mesi ha raccolto 45 mila seguaci: «Voglio aiutare le persone divise dalla vita o dall’ingiustizia». E a giudicare dai risultati l’obiettivo è centrato: «In media ogni giorno ci sono una o due storie a lieto fine». Tra le prime pagine aperte c’è «Figli adottivi cercano genitori biologici» curata da Laura Perspicace. «Volevo aiutare mia madre a trovare i genitori naturali – spiega –. Poi le richieste si sono moltiplicate: sono riuscita a risolvere 500 casi. Vedere una famiglia ricomporsi è una gioia unica».