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 2018  marzo 13 Martedì calendario

L’arsenale di armi proibite che Mosca può riaprire

La sostanza tossica usata per avvelenare l’ex spia russa Sergei Skripal e sua figlia Yulia è il più potente degli agenti nervini esistenti: si chiama Novichok, è stato sviluppato dai laboratori militari sovietici tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta, ed è ora a disposizione di Mosca.
La rivelazione di Theresa May è un’accusa diretta contro il Cremlino: «È molto probabile» che ci sia la Russia dietro il delitto – ha dichiarato la premier britannica – chiedendo a Mosca di far sapere se ha in effetti condotto l’attacco o se «ha perso il controllo» di sostanze pericolose dai suoi laboratori chimici. Tertium non datur.
Il diritto internazionale vieta l’uso di agenti nervini di questo tipo. E il 27 settembre dello scorso anno, Vladimir Putin ha annunciato la distruzione a Kizner – nella regione del Volga – degli ultimi armamenti chimici presenti negli arsenali russi. Mosca ha sottolineato di aver agito nel rispetto della Convenzione sulle Armi Chimiche e in anticipo sui tempi, visto che il programma di eliminazione di questi strumenti di morte doveva terminare entro il 2020. Ma questo naturalmente non significa che la Russia non conservi nei suoi laboratori, o non possa ricreare all’occasione, delle sostanze chimiche letali come appunto il Novichok.
Negli anni della Guerra fredda l’Unione sovietica ha accumulato e testato un gran numero di armi di distruzione di massa. Dalle bombe atomiche alle armi chimiche e batteriologiche. Solo nel Poligono di Semipalatinsk, nel bel mezzo della steppa kazaka, tra il 1949 e il 1989 l’Armata Rossa fece esplodere 460 ordigni nucleari. I tremendi effetti sulle persone si vedono purtroppo ancora oggi: tumori, malattie del sistema immunitario e mutazioni genetiche. E ad essere a rischio sono anche le generazioni future.
Per quanto riguarda le armi batteriologiche, si sa che i virus dell’antrace e della peste furono sperimentati su una delle isole del Mare d’Aral, tra Uzbekistan e Kazakistan: l’isola, ironia della sorte, si chiama Vozrozhdeniye Ostrov, cioè Isola della Rinascita.
Ma è nelle armi chimiche che i sovietici sbaragliavano la concorrenza. Iprite, lewisite, gas Vx, sarin, soman, tabun: sono alcune delle sostanze chimiche prodotte nei laboratori dell’Urss. E del resto anche Stati Uniti e Gran Bretagna investirono denaro e risorse nello sviluppo di queste componenti letali, gas nervini compresi.
Il più letale degli agenti nervini mai esistito è proprio il Novichok, cioè la tossina che – secondo gli scienziati del centro britannico di Porton Down – ha ridotto in fin di vita la spia doppiogiochista russa Sergei Skripal e sua figlia Yulia. Se quest’arma micidiale è davvero solo a disposizione della Russia, i sospetti che dietro il delitto di Salisbury ci sia il Cremlino non possono che rafforzarsi. Mosca respinge però fermamente tutte le accuse. E la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, non ha esitato a definire le dichiarazioni di Theresa May «uno show da circo».
Del gruppo Novichok («Nuovo arrivato») fanno parte una serie di agenti nervini sviluppati in Unione sovietica nell’ambito di un programma segreto denominato «Foliant». Uno dei principali centri di ricerca per lo sviluppo di questa sostanza letale pare si trovasse in Uzbekistan.
Basta una quantità minima per uccidere una persona. E anche per questa ragione solo agenti altamente specializzati sono in grado di usare questa tossina, che può essere fino a otto volte più potente del gas Vx. Novichok, come tutti gli agenti nervini, agisce sul sistema nervoso e uccide le sue vittime per soffocamento o provocando un arresto cardiaco. Alcune varianti del Novichok sono inoltre pensate per essere facilmente trasportate: sono composte infatti da sostanze chimiche innocue finché non vengono messe a contatto l’una con l’altra.
L’esistenza del Novichok fu rivelata al mondo solo negli anni Novanta. E a svelare il segreto fu lo scienziato russo Vil Mirzayanov. «Ero impegnato in un’impresa criminale», disse giustificando la sua decisione. Allora la Russia pare che avesse 60.000 tonnellate di armi chimiche. «Abbastanza per uccidere decine di milioni di persone», secondo Mirzayanov.