La Stampa, 13 marzo 2018
Ciak, vi gira?
Ci è venuta un’idea fantastica: girare una fiction sul centro di produzione che non vuole girare una fiction. Il centro di produzione è quello di Torino, che fu gloriosissimo e ora un po’ declinante, diciamo. Non proprio competitivo con Hollywood, ecco. E non lo sarebbe diventato nemmeno con la fiction in questione, «Il paradiso delle signore», ma male non avrebbe fatto. Si trattava di una serie per la Rai che richiedeva nove mesi di lavoro a nove ore al giorno, anziché otto. E se capitava anche qualche sabato. L’ora in più sarebbe stata pagata 25 euro, che fa 125 la settimana, più di 500 al mese. Oltre al compenso del sabato, eventualmente. Un impegno robusto, ma non una deportazione in miniera. Comunque, liberi di rifiutare. E infatti i dipendenti hanno rifiutato: 86 no, 49 sì, 32 astenuti. Si girerà a Roma con troupe esterne, poiché la produzione Rai non riesce a usare una produzione Rai. E stiamo parlando della tv di Stato, uno dei più spettacolari caravanserragli della storia dell’umanità. Chi ci rimette è Torino, secondo la regola che, per ogni euro sborsato per la fiction, tre tornano alla città: costumisti, truccatori, arredatori, fornitori di macchine, operai, affittuari, albergatori, ristoratori, per non dire del turismo (chiedete alla Sicilia quanto turismo ha portato Montalbano). Un bel po’ di gente che ci avrebbe guadagnato sopra qualcosa e non ci guadagnerà niente. Cioè, in definitiva, i garantiti dicono di no, e chi ci rimette sono i non garantiti. E questa non è una fiction, è storia di ogni giorno.