la Repubblica, 13 marzo 2018
L’oligarca di Putin che manda in tilt anche la Grecia
La pistola di Ivan Savvidis l’oligarca russo caro a Vladimir Putin finito tra i “sorvegliati speciali” della diplomazia statunitense manda in tilt il calcio e la politica greca e accende un faro sulla strisciante guerra fredda tra Mosca e Washington nei Balcani.
I fatti, a prima vista, sono un questione da strapaese, a cavallo tra cronaca nera e sportiva. Savvidis è presidente del Paok di Salonicco. E domenica sera – quando l’arbitro ha annullato ai suoi per fuorigioco un gol all’89° (sullo 0-0) nella sfida con l’Aek Atene – gli è saltata la mosca al naso. Ha invaso il campo, dimenticandosi di avere una pistola alla cintola – e fiancheggiato da quattro robuste guardie del corpo si è avvicinato minacciosamente al direttore di gara.
Costringendo lui a fermare l’incontro e il governo di Atene a sospendere sine die per violenza (è successo cinque volte dal 2014) il massimo campionato greco.
«Sono fatti che non possiamo tollerare», ha detto il ministro dello sport Giorgios Vasiliadis. Finita lì? Tutt’altro. Un po’ perché il dossier del calcio ellenico – squassato da combine, attentati contro gli arbitri e incidenti – è sul tavolo della Uefa. Ma soprattutto perché la bravata di Savvidis ha rinfocolato le polemiche sulle “strane fortune” ammassate in Grecia dal pupillo del Cremlino e sui legami con Tsipras. Un asse dicono le malelingue – che gli ha consentito di conquistare il porto di Salonicco battendo con un millimetrico rilancio Dubai: «I finanziatori dell’operazione – ha detto l’ambasciatore Usa ad Atene, Geoffrey Pyatt – non sono chiari».
A preoccupare gli Stati Uniti non è certo l’esuberanza sportiva del presidente del Paok. Il cruccio alla Casa Bianca è il suo curriculum vitae e il sospetto che Savvidis possa essere uno degli oligarchi usati da Mosca per “colonizzare” aree calde come la Grecia orientale, al centro in questi mesi di un delicatissimo (per la Nato) braccio di ferro con Skopje sul nome della Macedonia.
La famiglia dell’oligarca arriva dal Ponto, la regione sul Mar Nero da dove è fuggita a causa della repressione turca del 1922, emigrando in Georgia entrando nel business del tabacco.
Ivan ha fatto fare il salto di qualità agli affari di casa nel caos post perestrojka, conquistando il controllo della Donskoi di Rostov.
All’epoca uno dei tanti produttori regionali di sigarette. Oggi il numero uno del settore in Russia, grazie a un’escalation iniziata quando Ivan Savvidis, pistola alla cintola, ha invaso il campo di gioco e minacciato l’arbitro quando il direttore di gara ha annullato al suo Paok un gol per fuorigioco Ivan è sbarcato alla Duma nelle file del partito di Putin e “oliata” dal miliardo di sigarette regalate ogni anno all’Armata Rossa.
Attorno al 2000 Ivan si è trasferito a Salonicco. In pochi anni ha acquistato – oltre al Paok – una stazione televisiva nazionale, tre giornali, alberghi, decine di chilometri di costa, una società di tabacco in Tracia e una di imbottigliamento. «Con che soldi?», si chiedono negli Usa.
E con che obiettivi, specie ora che ha messo le mani su un asset strategico come il porto della Tessaglia dove passerà il Tap?
Savvidis snobba le polemiche (anche quando hanno trovato centinaia di migliaia di sigarette con il suo marchio su un cargo “fantasma” ucraino) e tira dritto. Ha coperto di offerte milionarie la chiesa ortodossa e i monaci di Monte Athos, dove ha portato in visita ufficiale Vladimir Putin.
Grazie ai buoni rapporti con il governo – dicono i suoi critici ha ottenuto il cancellamento di multe milionarie alle sue imprese. «Tsipras ha fermato il campionato per non punire lui», hanno attaccato ieri l’opposizione e molte squadre. Sulla sua testa pende un ordine di cattura. Si vedrà se i santi in paradiso riusciranno a salvarlo anche questa volta.