Corriere della Sera, 13 marzo 2018
Macho Football Club
Siamo noi. Noi che «il calcio è il gioco più bello del mondo», altroché. Noi che vediamo il presidente del Salonicco entrare in campo con la pistola alla cintola per contestare l’annullamento di un gol, e naturalmente ci indigniamo. Ma sappiamo benissimo che, se fossimo tifosi di quella squadra, troveremmo il modo di giustificarlo e forse di votarlo alle elezioni. (Anche perché poi il gol è stato convalidato). Noi che vediamo l’allenatore del Napoli rispondere alla domanda di una giornalista con queste cavernicole parole: «Non ti mando aff. solo perché sei donna e carina», e naturalmente ci indigniamo. Ma intanto andiamo su Google a controllare se lo sia davvero.
Noi che del calcio digeriamo qualsiasi cosa: promesse, scommesse, doping, combine, prezzi allucinanti, partite noiose, scudetti contesi tra due sole squadre (e una delle due è sempre la stessa). Noi che allo stadio accogliamo come inesorabile tutto ciò che detestiamo fuori di lì: il maschilismo, il razzismo, la violenza e la viltà.
Noi che siamo tifosi e ce ne vergogniamo a orari alterni. Perché «questo calcio mi fa schifo», ma. Noi che il calcio è il ricordo della manona di papà che ci guida a sei anni nelle viscere dello stadio e continuiamo a tifare per ritrovare l’incanto di quell’emozione assoluta. Un’emozione che, per disgrazia o per fortuna, nessun presidente con la pistola e nessun allenatore-pistola sono ancora riusciti a prosciugare.