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 2018  marzo 10 Sabato calendario

Dal boom di nuovi eletti 1,2 milioni di euro per Rousseau

Milano Uno vale uno, certo. E moltiplicato per 300 euro al mese fa più di 1,6 milioni l’anno: è la cifra che dovrebbe arrivare a Rousseau dai contributi versati dagli eletti 5 Stelle. Lievitati dopo il voto del 4 marzo, che ha assegnato al Movimento 339 parlamentari (oltre a 23 consiglieri regionali tra Lazio e Lombardia). 
I nuovi deputati e senatori già prima delle urne avevano firmato il regolamento che li impegna a girare, una volta eletti, 300 euro al mese destinati «al mantenimento delle piattaforme tecnologiche che supportano l’attività dei gruppi e dei singoli parlamentari». Ovvero di Rousseau, la piattaforma tecnologica che ha come presidente e tesoriere Davide Casaleggio ed è il cuore pulsante della vita politica del Movimento, dalle proposte di legge alle consultazioni alle selezioni dei candidati.
Il codice etico dei pentastellati prevede anche per consiglieri regionali ed eurodeputati l’obbligo a «erogare un contributo economico destinato al mantenimento delle piattaforme tecnologiche che supportano l’attività dei gruppi» e il «finanziamento del cosiddetto “scudo della Rete” (il fondo per gli oneri necessari per la tutela legale)», che si stabiliscono prima di ogni elezione. I consiglieri versano già 300 euro al mese per le spese legali. Quindi se si contano i 339 parlamentari, i 105 eletti nei consigli regionali e i 14 europarlamentari, si arriva a una truppa di 458 eletti che dovrebbe versare a Rousseau 137.400 euro al mese: 1.648.800 milioni l’anno e di questi 1,2 dai parlamentari. 
Certo, 300 euro non sono una cifra esorbitante: ne pagheranno di più gli eletti di questa legislatura con Forza Italia (800 euro al mese, più 30 mila euro per la campagna) e Pd (circa 1.500 euro), per esempio. Ma, nel complesso, avranno un certo impatto: si parla di una cifra quattro volte superiore al bilancio 2016 di Rousseau, dove si registrano 405.155 euro di proventi (circa 360 mila da contributi di persone fisiche). Già così si arrivava, nel 2016, a un attivo di quasi 80 mila euro (i costi sono circa 325 mila). Ora hanno in progetto di trasferirsi in una sede nuova. E potranno così fare più investimenti sulla piattaforma, tema sollevato dopo i diversi attacchi hacker e il «tilt» che ha accompagnato il voto delle primarie online. Il garante per la Privacy aveva parlato di «indiscutibile obsolescenza tecnica». «Piattaforma del tutto inadeguata», l’aveva definita David Puente, esperto di informatica ed ex dipendente della Casaleggio Associati: «La tecnologia impiegata è obsoleta. Un rimedio? Semplice: servono tempo e soldi». Che adesso sono un po’ di più.