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 2018  marzo 10 Sabato calendario

Congiuntivi errati e «ha» senz’acca, bocciati gli aspiranti maestri

Roma Nemmeno un congiuntivo azzeccato. Il verbo avere che perde l’acca per strada, virgole e punti che viaggiano in ordine sparso, doppie che saltano come tappi e un uso smodato del linguaggio social che nemmeno un adolescente: i perché e i comunque che in una prova d’esame, non in una chat, diventano xché, xke, cmq. Aspiranti maestri bocciati in ortografia. Una falcidia all’ultimo concorso per insegnanti dell’infanzia. L’ennesima di una lunga serie.
La matita blu stavolta è stata usata in Friuli Venezia Giulia, dove su poco meno di 700 ammessi alla prova scritta i bocciati sono stati tre su quattro. Un’ecatombe, racconta il Messaggero Veneto.
Dell’italiano prima ancora che degli aspiranti insegnanti scivolati su madornali errori. Quello nella regione del Nordest è l’ultimo concorso della Buona scuola ancora aperto in Italia: viaggia con due anni di ritardo visto che la prova scritta è stata indetta e sostenuta a maggio 2016, ma le correzioni sono arrivate ora. In mezzo commissioni d’esame dimissionarie e plichi perduti e solo di recente ritrovati. Un pasticcio, per 189 posti di ruolo in palio che ancora attendono di essere coperti. Ma a sorprendere i commissari è stata la scarsa, per non dire disastrosa, preparazione linguistica dei candidati, perlopiù giovani diplomati, qualcuno con laurea. Anche precari che già insegnano ai bambini dai tre ai cinque anni, nelle scuole dell’infanzia dove già s’impara a riconoscere le prime lettere e parole.
All’esame quegli stessi maestri ( o aspiranti tali) hanno fatto mettere le mani nei capelli a chi li doveva giudicare. Chi è inciampato nella consecutio, chi è caduto rovinosamente nella concordanza tra soggetto e verbo: «La palla girava su se stessa mentre l’allievo l’ha guardata»; «Gli strumenti utilizzati ha un’importanza fondamentale». Un candidato è sicuro che «il bambino a bisogno di...». Un’acca, almeno. Un altro dimentica le doppie: «La strutura è importante; ma lo è di più la didatica», scrive. Importante sarebbe sapere almeno l’italiano, scuotono la testa i commissari.
La figuraccia del Friuli non è isolata. Gli strafalcioni sono stati ricorrenti nel concorso per la scuola dell’infanzia e primaria indetto nel 2016 e svolto in ogni regione. A livello nazionale il 70% non ha passato gli scritti, otto su dieci nel Lazio. In Veneto sono stati ammessi all’orale in 1.604 su 3.410. Anche qui fece scandalo la galleria degli orrori grammaticali: un’evento, aquistato, una melodia disciendente. Non andò meglio in Emilia Romagna: 448 promossi allo scritto su 2.701, il 16,5%. Il direttore dell’ufficio scolastico Stefano Versari sbottò suscitando un vespaio: «Al concorso per l’infanzia il livello culturale era basso». «Trovammo tanti errori – sospira la preside commissaria Amneris Vigarani – anche nell’uso di termini mutuati dalla pedagogia inglese: circle time è diventato circol oppure circe time. Ma era il primo concorso con la prova al computer, magari la fretta ha giocato brutti scherzi». In realtà, è l’amara sintesi di Adriano Zonta, segretario Flc-Cgil del Friuli, «questo la dice lunga di come è messa la scuola e di dove sta andando».