10 marzo 2018
APPUNTI PER GAZZETTA SU GRILLO E LE OLIMPIADI
CICCIO RUSSO, AGI.IT –
A Roma non si è ancora spenta del tutto l’eco delle polemiche che seguirono la decisione della sindaca pentastellata Virginia Raggi di ritirare la candidatura della Capitale per i Giochi del 2024. Anche per questo è stata accolta con una certa sorpresa la benedizione di Beppe Grillo a una nuova edizione delle Olimpiadi Invernali da tenersi, nel 2026, nell’altro capoluogo di Regione a guida Cinque stelle: Torino. C’è chi, come il Giornale, parla di "giravolta". In realtà la mossa del comico genovese ha una logica politica piuttosto evidente, soprattutto all’indomani del successo del Movimento alle elezioni politiche. Ovvero, dimostrare che il no di Roma aveva motivazioni specifiche e non era da inquadrare in un generale atteggiamento "pauperista" e contrario allo sviluppo, come accusa il centrodestra. Le dichiarazioni di Grillo - che in passato aveva criticato con durezza gli sprechi dell’edizione 2006 - sono molto esplicite a tale riguardo.
«Dobbiamo provare a ideare un’Olimpiade diversa, un’Olimpiade sostenibile. Non possiamo perdere l’opportunità di dimostrare che il Movimento sa raccogliere le sfide e provare a gestire cose complicate».
Parole che il "garante" del Movimento ha pronunciato in collegamento telefonico con un centinaio di attivisti che stavano dibattendo sull’opportunità di firmare la manifestazione d’interesse al Comitato Olimpico Internazionale, spiega la Gazzetta. "La Camera di Commercio ha presentato ieri un dossier di pre-fattibilità sul quale fanno quadrato le forze economiche. E le forze politiche, dal Pd a Forza Italia, si sono da tempo schierate a favore", scrive il quotidiano sportivo, sottolineando come fino a questo momento la sindaca Chiara Appendino si era mantenuta assai cauta, affermando solo ieri che "non esiste alcun dossier della Città di Torino per la candidatura". Una cautela che, col senno di poi, sembra legata alla mancanza di una linea ufficiale. Che ora Grillo ha dettato.
Un assist per Di Maio
Un partito che abbia ambizioni di governare, è l’evidente ragionamento, deve mostrare non solo di non essere contrario ai grandi eventi ma di essere in grado di gestirli, seppure con la propria personale filosofia. L’apertura di Grillo sembra quindi un ulteriore messaggio agli investitori perché non abbiano paura di un eventuale governo Di Maio. Un modo, insomma, per rafforzare il profilo "governista" del Movimento (ma, da questo punto di vista, l’industria italiana ha già dimostrato di non guardare con timore al nuovo scenario politico). Non solo: una delle critiche più sonore che sono state riservate finora al partito è il non aver dimostrato, per via dell’inesperienza della propria classe dirigente, una sufficiente perizia amministrativa. Per questo il Movimento, nelle parole di Grillo, "non può perdere questa opportunità".
Perché Raggi disse no
Non finisce qui. L’endorsement di Grillo per Torino 2026 non è solo un assist per Di Maio ma anche per Virginia Raggi. Se a Roma 2024 fu detto no - è il messaggio che vuole essere lanciato - non fu per il timore di non riuscire a gestire una manifestazione così complessa, né per contrarietà preconcetta, bensì per ragioni legate allo specifico contesto capitolino. "È da irresponsabili dire di sì a questa candidatura delle Olimpiadi, non vogliamo colate di cemento sulla città", si giustificò la sindaca nel settembre 2016. "Le Olimpiadi sarebbero un affare per i costruttori. La mia valutazione è che queste Olimpiadi non siano sostenibili dal punto di vista economico. Non ci servono altre cattedrali nel deserto", disse Raggi, citando i casi di Amburgo, Madrid e Boston. A Torino, invece, le infrastrutture ci sono già.
***
ILSOLE24ORE.COM –
«Le Olimpiadi invernali del 2026 sono una grande occasione per Torino e per il Movimento. Dimostreremo di saperle fare a zero debiti e in modo sostenibile». Questa la presa di posizione a sorpresa di Beppe Grillo ieri sera - come riportano alcuni quotidiani - durante un’assemblea di attivisti M5S, a Torino, dopo essere stato contattato per telefono dalla sindaca Chiara Appendino. Anche Appendino, ieri sera ha presentato agli attivisti una lettera da inviare al Cio per comunicare la manifestazione di interesse ad avviare un dialogo per decidere se candidare la città ad ospitare di nuovo i Giochi Invernali.
La svolta di Grillo a favore dei Giochi
Ma a fare clamore è la presa di posizione di Grillo, molto diversa da quella fortemente contraria che il fondatore del M5s aveva avuto durante la disputa sulle Olimpiadi a Roma, dove alla fine l’altra sindaca 5stelle, Virginia Raggi, aveva ritirato la candidatura della Capitale per il 2024. L’ok di Grillo all’ipotesi di un ritorno dei Giochi a Torino, a vent’anni di distanza dalla contestata (almeno dagli M5s che le imputavano il debito della Città) edizione del 2006, è arrivata nello stesso giorno in cui la Camera di Commercio di Torino ha presentato il suo studio di prefattibilità sulla nuova manifestazione, in cui si ipotizza un risparmio di oltre 1 miliardo di euro rispetto a 12 anni fa.
Gli schieramenti in campo
Le forze politiche di opposizione, dal Pd a Forza Italia, si sono da tempo schierate a favore. Sul fronte avverso, i No Tav, per i quali «un’Olimpiade è una grande opera inutile». Non a caso, in riferimento è all’endorsement di Beppe Grillo al progetto di riportare nel capoluogo piemontese i giochi olimpici, sulla pagina Facebook del gruppo “No Torino 2026 - le Olimpiadi del debito” oggi è comparso un commento ironico e polemico: «Grazie Beppe, ora vogliamo il raddoppio del tunnel di base del Tav». E ancora: «Tra tutti quelli che avrebbero potuto esserlo - si legge - nessuno si aspettava che l’asso nella manica pro Olimpiadi della dirigenza pentastellare torinese fosse proprio lui, Beppe».
Movimento diviso in città
In realtà il MoVimento 5 Stelle Torino non ha ancora espresso la propria posizione ufficiale a tema Olimpiadi 2026. «La discussione sta avvenendo in questi giorni ed auspichiamo che si possa addivenire a un punto in comune tra le diverse parti», puntualizzano i consiglieri pentastellati, alcuni dei quali pongono rigidi paletti all’eventuale sì. A cominciare dal fatto che si passi «da investimenti pubblici e guadagni privati a investimenti privati e guadagni pubblici», sostengono i grillini Damiano Carretto e Maura Paoli.
Non mancano voci di aperto dissenso. «Le Olimpiadi invernali del 2026 non possono essere realizzate in Italia» sostengono in una nota i pentastellati Francesca Frediani e Davide Bono, rispettivamente capogruppo e consigliere regionale M5S in Piemonte, secondo i quali «il Regolamento olimpico parla chiaro: è impedita la candidatura ai Paesi in cui si terrà la sessione del Cio deputata a decidere il prossimo evento. E la riunione del Comitato Olimpico Internazionale è prevista proprio nel nostro paese, a Milano».
Tempi stretti per la manifestazione di interesse
La questione sarà messa ai voti il 14 marzo nell’assemblea della Città metropolitana, e il 19 in Consiglio comunale. Con il voto favorevole delle due assemblee, la sindaca avrebbe la strada spianata per firmare la “manifestazione di interesse” da inviare al Cio. Ma il tempo stringe: per presentare il dossier
ufficiale della candidatura l’11 gennaio 2019, è necessario che entro il 31 marzo, cioè entro tre settimane, la dichiarazione di interesse sia firmata da Comune, Coni e Comitato Promotore.
***
CORRIERE.IT –
«Le Olimpiadi sono una grande occasione». I pasdaran della lotta contro il ritorno dei Giochi invernali sotto la Mole quasi non hanno creduto alle loro orecchie, ieri sera, venerdì, quando la sindaca Chiara Appendino ha telefonato a Beppe Grillo e lo ha messo in vivavoce davanti a tutti. La prima cittadina ha lasciato che fosse il fondatore del Movimento 5 Stelle in persona a spiegare all’assemblea degli attivisti, riunita a porte chiuse nel salone di strada Antica di Collegno, le ragioni del sì alla candidatura di Torino 2026.
Una mossa che ha sconvolto i dissenzienti e li ha messi a tacere al termine di una giornata cominciata con una dura lettera anti-olimpiadi dei No Tav e finita in assemblea con un attacco frontale alla sindaca del leader regionale del M5S, Davide Bono. E dire che la prima cittadina si è sforzata di trovare una strada che non chiami direttamente in causa nella partita i Cinque Stelle, lasciando aperto uno spiraglio per valutare a mente fredda l’opportunità di dire sì o no al ritorno dei cinque cerchi.
L’orientamento che sta prendendo piede a Palazzo Civico è di farsi avanti, ma senza impegno. L’eventuale via libera alla candidatura arriverebbe infatti in un secondo tempo, quando si aprirà quella «fase di dialogo» con i tecnici del Cio prevista dalla procedura. In quel momento si potrà capire nel dettaglio se una olimpiade low cost, l’unica che i grillini potrebbero mandare giù, sia realizzabile davvero, e a quali condizioni. Intanto la lettera con la manifestazione di interesse a firma della sindaca Chiara Appendino andrà inviata comunque a Losanna, entro la scadenza del 31 marzo.
«La presentazione dell’eventuale modello di olimpiadi non può che avvenire nella fase di dialogo, un passaggio successivo alla scelta o meno di presentare una manifestazione di interesse», ha sottolineato ieri, venerdì, la prima cittadina, lasciando intendere di voler procedere, ma senza forzature. Eppure Appendino, forse per tenere buoni i grillini più inquieti, ha preso pubblicamente le distanze dal cosiddetto studio di pre-fattibilità presentato venerdì dalla Camera di Commercio, come se il presidente Vincenzo Ilotte avesse provato a fare un blitz scavalcando lei e gli altri sindaci coinvolti: «Non esiste - ha detto - alcun dossier della città, tantomeno quello».
Un modo di prendere tempo con i dissidenti interni e frenare le richieste dell’ala dura e pura del M5S, dieci punti in cui si favoleggia di olimpiadi «totalmente a carico dei privati» e di un «indennizzo» di mezzo miliardo che il Cio dovrebbe versare ai Comuni coinvolti dai Giochi. Una serie di rivendicazioni che la capogruppo Chiara Giacosa si è premurata di sconfessare a nome della maggioranza.
La sindaca è in difficoltà come non mai, tanto da arrivare a chiedere l’intervento di Grillo. Il dissenso all’interno della sua maggioranza non è mai stato così forte. I Giochi del 2026 sono un boccone intollerabile per almeno cinque eletti, una pattuglia minoritaria ma determinante per avere i numeri in Sala Rossa. Ora che la telefonata di Grillo ha oleato i meccanismi, sarà fatto un ultimo tentativo di mediazione lunedì. L’obiettivo: una mozione olimpica firmata M5S da presentare mercoledì in Consiglio metropolitano, in risposta a due documenti di Pd e centrodestra.
E a quel punto potrebbe sentirsi anche la voce della sindaca, convitata di pietra, ieri mattina in via Nino Costa, alla presentazione del dossier olimpico, un documento infarcito non a caso dalle parole d’ordine ambientaliste e rigoriste proprie del M5S. «In assenza di altre prospettive, rinunciare alla candidatura sarebbe criminale», ha sussurrato un alto papavero del mondo imprenditoriale che in campagna elettorale aveva sostenuto Appendino. Se non le Olimpiadi, cos’altro? Sembra essere questa la domanda più frequente. «Il mondo economico di Torino è unito nel chiedere le Olimpiadi e a queste condizioni sarebbe anti-etico rinunciarvi», ha detto Ilotte, che senza volerlo ha usato le stesse parole di Beppe Grillo: «È un’opportunità unica. Cerchiamo di fare l’interesse del territorio. Evitando i no aprioristici»
***
JACOPO RICCA, REPUBBLICA.IT –
Beppe Grillo dice sì alla manifestazione d’interesse per le Olimpiadi di Torino 2026 e con lui lo fa anche la sindaca Chiara Appendino. Il fondatore del Movimento5stelle è intervenuto telefonicamente nella serata di venerdì alla riunione degli attivisti torinesi che da ore stavano dibattendo sull’opportunità di firmare la manifestazione d’interesse da indirizzare, entro fine mese, al Comitato Olimpico Internazionale. “Dobbiamo provare a ideare una Olimpiade diversa, una olimpiade sostenibile” ha scandito via telefono Grillo al centinaio di attivisti riuniti in strada Antica di Collegno. “Non possiamo perdere l’opportunità di dimostrare che il Movimento sa raccogliere le sfide e provare a gestire cose complicate” ha aggiunto.
Una posizione molto diversa da quella che aveva avuto durante la querelle sulle Olimpiadi a Roma, dove alla fine l’altra sindaca 5stelle, Virginia Raggi, aveva ritirato la candidatura della Capitale per il 2024. L’ok di Grillo all’ipotesi di un ritorno dei Giochi sotto la Mole, a vent’anni di distanza dalla contestata, almeno dagli M5s che le imputavano il debito della Città, edizione del 2006, è arrivata nello stesso giorno in cui la Camera di Commercio di Torino ha presentato il suo studio di prefattibilità sulla nuova manifestazione, in cui si ipotizza un risparmio di oltre 1 miliardo di euro rispetto a 12 anni fa.
Nel gruppo in consiglio comunale a Torino almeno 4 consiglieri si erano già detti contrari alle Olimpiadi (con il loro voto contrario la maggioranza sarebbe a rischio) e la sindaca Appendino in un primo momento, tramite il suo staff, aveva preso le distanze dalla proposta, dicendo che non c’è un dossier della Città, ma in serata davanti agli attivisti e ai consiglieri della maggioranza ha chiarito di essere anche lei favorevole ad andare avanti nel percorso che potrebbe portare alla candidatura di Torino: “La lettera sarà un modo per aprire il dibattito e proporre un modello sostenibile. Con la manifestazione d’interesse potremo sfidare le città che propongono modelli di consumo del suolo, di colate di cemento e di debito – ha detto la prima cittadina – Dobbiamo proporre una Olimpiade che non crei debito pubblico per gli enti locali. Il motto di Torino 2026 dev’essere sostenibilità economia e ambientale”.
La riunione degli attivisti non si è conclusa con un voto definitivo, ma circa due terzi degli interventi erano favorevoli ad andare avanti con l’ipotesi di candidatura e ora sarà la maggioranza in Sala Rossa a dover trovare una mediazione tra chi, come Maura Paoli e Damiano Carretto, è per il no e ha proposto una serie di paletti, come l’idea di un evento finanziato solo con fondi privati, che sono stati bocciati sia dagli altri colleghi che dal marito della sindaca, Marco Lavatelli.
Sulla questione e sulla proposta Paoli-Carretto, che prendeva a modello Los Angeles 1984, è intervenuta un’altra consigliera del Movimento, Valentina Sganga: “Non cederò mai al pensiero neoliberale del privato che fa tutto, e meglio. Credo da sempre nel pubblico e nella sua funzione di indirizzo, se non ci credessi fermamente mai avrei scelto di cimentarmi nell’amministrazione della cosa pubblica – ha scritto sul suo profilo Facebook - È possibile che i Giochi, se correttamente orientati, possano offrire l’occasione per attuare le politiche di sviluppo sostenibile previste dal nostro programma? A questa domanda saremo presto chiamati a dare una risposta, augurandomi che il dibattito possa essere quanto prima esteso a chiunque sia interessato a parteciparvi. Credo nell’intervento pubblico perché solo il finanziamento pubblico può essere sottoposto ad un vincolo di utilità sociale. Cosa che non si può richiedere ad un privato che opera all’interno delle logiche di mercato”.
I favorevoli. Il consigliere pentastellato Marco Chessa dichiara la necessità di valutare l’occasione olimpica. "Come ho già affermato in passato, ritengo che la candidatura olimpica della nostra Città sia un argomento da prendere seriamente in considerazione, ponendo delle condizioni, ovviamente, che non ricalchino il passato - afferma - Proporre dei giochi olimpici caratterizzati dal riutilizzo delle strutture sportive, residenziali e di trasporto già esistenti senza costruirne delle nuove, tutelando il paesaggio e l’ambiente, con un chiaro vincolo sulla gestione edilizia post olimpica dei villaggi, monitorando attraverso un garante la gestione degli appalti e, soprattutto, senza rappresentare una nuova forma di debito per gli Enti territoriali può essere un percorso coraggioso, innovativo e credibile". Secondo Chessa, inoltre, "non partecipare a una fase preliminare di dialogo per valutare gli elementi con i quali è possibile, eventualmente, proporre una candidatura e che non comporta alcun tipo di esborso da parte della Città, credo non sarebbe un atto di maturità politica da parte di un Movimento che amministra una Città come Torino e ambisce al governo del Paese".
I contrari. Sembra delusa dall’endorsement pro Olimpiadi di Grillo la ormai ex consigliera del M5s, Deborah Montalbano, che proprio dopo l’intervento del fondatore ha scritto sul suo profilo: “A volte è triste, a volte è così dura la realtà, che anche quando ti si rivela davanti agli occhi, ti ripeti che non è reale per sfuggire alla sofferenza che inevitabilmente può scaturire. Un grande sogno stasera per me muore definitivamente, con la voce più autorevole fra tutte le voci. È tutto finito, questa è l’unica verità coerente, tutto il resto è falsificazione, malafede, fuffa! Resta solo una grande preoccupazione per tutto ciò che verrà e la consapevolezza ma anche la speranza che un nuovo sogno nascerà, tutto da capo. L’unica speranza è rincominciare tutto da capo”.
Ora si dovrà capire se con l’ok della sindaca alla manifestazione di interesse altri consiglieri, contrari alle Olimpiadi, la seguiranno in questo ricominciare tutto da capo, mettendo così a rischio la tenuta della giunta pentastellata torinese.
"Grazie Beppe, ora vogliamo il raddoppio del tunnel di base del Tav". E’ l’ironico commento comparso sulla pagina Facebook del gruppo ’No Torino 2026 - le Olimpiadi del debito’. "Tra tutti quelli che avrebbero potuto esserlo - si legge - nessuno si aspettava che l’asso nella manica pro Olimpiadi della dirigenza pentastellare torinese fosse proprio lui, Beppe (Grillo eh, non Sala, il sindaco di Milano). E dopo il prestigioso endorsement, lo short track e la pubblicità della Coca Cola all’Oval sono più vicini". Del gruppo fanno parte alcuni consiglieri comunali che sono contrari al progetto.
Le altre forze politiche. Anche l’opposizione a Palazzo Civico interviene sul tema. "Non dobbiamo avere paura delle sfide - dice il capogruppo Pd Stefano Lo Russo - ma per vincere la competizione al Cio occorre compattezza, determinazione, lucidità e spirito di collaborazione, non contrapposizione tra istituzioni e tra forze politiche". Lo Russo auspica che su questo "la sindaca Appendino sia in grado di compattare la sua maggioranza", e aggiunge: "Le Olimpiadi a Torino possono rappresentare una grande occasione di rilancio della nostra città che vive uno dei momenti più difficili degli ultimi decenni. Si possono fare bene, con attenzione all’ambiente e all’economia del territorio".
Critico anche l’esponente Pd Roberto Giachetti, che affida a un tweet il suo commento: "Grillo, dopo il no per Roma, dice che le Olimpiadi a Torino nel 2026 sono una grande opportunità. Cari romani che li avete votati fatevi qualche domanda e datevi qualche risposta su come vi considerano".
***
LASTAMPA.IT –
La sindaca era tentata di capire cosa volesse davvero dire organizzare le Olimpiadi vent’anni dopo con molto già costruito ma dalla base arrivava qualche mugugno. Così a spiegare il senso della sfida e l’occasione che essa rappresenta per Torino e per il Movimento ieri sera all’assemblea dei Cinquestelle è intervenuto direttamente Beppe Grillo. E le sue parole non lasciano molti dubbi: «È una grande occasione da cogliere in maniera positiva, con entusiasmo per Torino e per il Movimento. Dimostreremo di saper fare Olimpiadi a zero debito, in maniera sostenibile, diversa rispetto a quella del 2006».
Cosi ieri sera è cominciata una nuova fase di dialogo tra il sogno olimpico di Torino 2026 e l’amministrazione grillina guidata da Chiara Appendino.
La città di Torino ha deciso di andare a vedere le carte del Cio sulla possibilità di organizzare i Giochi invernali in modo sostenibile dal punto di vista economico ed ambientale. Lo farà con una lettera che Chiara Appendino, invierà al Comitato Olimpico italiano, dove comunicherà la manifestazione d’interesse di Torino ad aprire un dialogo con i tecnici del Cio condizione preliminare per decidere o meno se candidare la città e, nello stesso tempo «attivare tutti i canali disponibili per l’impiego di risorse private» per realizzare le infrastrutture e l’evento.
La manifestazione di interesse non vuol dire presentare il dossier di candidatura ma l’avvio di un dialogo/trattativa con il Cio che durerà fino a luglio quando il Comitato ufficializzerà le condizioni contrattuali. E’ in questa fase che si gioca la partita vera non solo per Appendino ma anche per la svolta governativa del M5S sotto la guida di Luigi Di Maio, cioè il passaggio dalla protesta alla proposta, dal No ad un Si condizionato all’organizzazione di un evento complesso.
La scommessa grillina è di mettere in campo un «modello innovativo e ripetibile, pioniere nella corretta progettazione e gestione pre e post eventi nel presente e nel futuro» e, soprattutto senza «debito per gli enti territoriali» e «sostenibile, strettamente controllato e coerente sotto il profilo finanziario ai budget di spesa iniziali per le realizzazioni». Per i grillini è un punto chiave visto che i costi stimati del 1999 alla fine dei giochi sono quadruplicati superando i 2 miliardi. Non è un caso che apra il documento che i Cinquestelle dovrebbero mettere in votazione mercoledì nel corso della riunione del Consiglio metropolitano dove sono già stati depositati due testi del centrosinistra e del centrodestra pro-candidatura.
Nel testo si sottolinea la necessità di «un progetto di ottimizzazione e salvaguardia del corretto e minimo uso delle risorse naturali ed in generale a basso costo e a minimo impatto ambientale attraverso la rigenerazione ed il riuso di impianti e strutture esistenti. E per quanto riguarda i villaggi olimpici si parla di riuso temporaneo e/o social housing per contrastare l’emergenza abitativa e anche la loro trasformazione in residenze universitarie e ambienti di co-working. Nel documento presentato ieri sera dalla sindaca nel corso dell’assemblea degli attivisti del M5S si possono cogliere le aperture verso l’ala ortodossa contraria ad una nuova candidatura di Torino.
***
MAURIZIO TROPEANO, LA STAMPA 9/3 –
Maurizio Tropeano
La sindaca era tentata di capire cosa volesse davvero dire organizzare le Olimpiadi vent’anni dopo con molto già costruito ma dalla base arrivava qualche mugugno. Così a spiegare il senso della sfida e l’occasione che essa rappresenta per Torino e per il Movimento ieri sera all’assemblea dei Cinquestelle è intervenuto direttamente Beppe Grillo. E le sue parole non lasciano molti dubbi: «È una grande occasione da cogliere in maniera positiva, con entusiasmo per Torino e per il Movimento. Dimostreremo di saper fare Olimpiadi a zero debito, in maniera sostenibile, diversa rispetto a quella del 2006».
Cosi ieri sera è cominciata una nuova fase di dialogo tra il sogno olimpico di Torino 2026 e l’amministrazione grillina guidata da Chiara Appendino.
La città di Torino ha deciso di andare a vedere le carte del Cio sulla possibilità di organizzare i Giochi invernali in modo sostenibile dal punto di vista economico ed ambientale. Lo farà con una lettera che Chiara Appendino, invierà al Comitato Olimpico italiano, dove comunicherà la manifestazione d’interesse di Torino ad aprire un dialogo con i tecnici del Cio condizione preliminare per decidere o meno se candidare la città e, nello stesso tempo «attivare tutti i canali disponibili per l’impiego di risorse private» per realizzare le infrastrutture e l’evento.
La manifestazione di interesse non vuol dire presentare il dossier di candidatura ma l’avvio di un dialogo/trattativa con il Cio che durerà fino a luglio quando il Comitato ufficializzerà le condizioni contrattuali. E’ in questa fase che si gioca la partita vera non solo per Appendino ma anche per la svolta governativa del M5S sotto la guida di Luigi Di Maio, cioè il passaggio dalla protesta alla proposta, dal No ad un Si condizionato all’organizzazione di un evento complesso.
La scommessa grillina è di mettere in campo un «modello innovativo e ripetibile, pioniere nella corretta progettazione e gestione pre e post eventi nel presente e nel futuro» e, soprattutto senza «debito per gli enti territoriali» e «sostenibile, strettamente controllato e coerente sotto il profilo finanziario ai budget di spesa iniziali per le realizzazioni». Per i grillini è un punto chiave visto che i costi stimati del 1999 alla fine dei giochi sono quadruplicati superando i 2 miliardi. Non è un caso che apra il documento che i Cinquestelle dovrebbero mettere in votazione mercoledì nel corso della riunione del Consiglio metropolitano dove sono già stati depositati due testi del centrosinistra e del centrodestra pro-candidatura.
Nel testo si sottolinea la necessità di «un progetto di ottimizzazione e salvaguardia del corretto e minimo uso delle risorse naturali ed in generale a basso costo e a minimo impatto ambientale attraverso la rigenerazione ed il riuso di impianti e strutture esistenti. E per quanto riguarda i villaggi olimpici si parla di riuso temporaneo e/o social housing per contrastare l’emergenza abitativa e anche la loro trasformazione in residenze universitarie e ambienti di co-working. Nel documento presentato ieri sera dalla sindaca nel corso dell’assemblea degli attivisti del M5S si possono cogliere le aperture verso l’ala ortodossa contraria ad una nuova candidatura di Torino.
***
FEDERICO CALLEGARO, LA STAMPA 9/2 –
Hanno aumentato il numero di turisti che scelgono la città come meta, hanno fatto impennare le visite nei musei, hanno trasformato la reputazione del capoluogo piemontese su guide e riviste specializzate in viaggi e in caso di referendum i cittadini risponderebbero entusiasticamente che vogliono rivederle in città: le Olimpiadi a Torino sono state e sarebbero un buon affare. È, in sintesi, quello che emerge da una ricerca realizzata dall’Università degli Studi di Torino e dal Centro Omero (Centro di ricerca sugli studi urbani e sugli eventi, già Olympics and Mega Events Research Observatory, gestito da Università e Politecnico) che è stata consegnata alla Camera di Commercio. La ricerca analizza il grande evento sportivo del 2006, è vero, ma i suoi autori, i professori Piervincenzo Bondonio e Chito Guala, non mancano di affrontare anche l’impatto previsto sul territorio in caso di una replica nel 2026. Il titolo del lavoro, infatti, è proprio: «Perché candidare Torino alle Olimpiadi invernali 2026. Cosa ci insegna l’esperienza di Torino 2006».
Cosa ci insegna l’evento del 2006 è spiegato tramite tavole e dati: se nel 2004 i biglietti venduti ogni anno dal Museo del cinema erano 369 mila, nel 2016 sono passati a essere 690 mila. Un continuo aumento di visitatori che riguarda anche l’Egizio, passato da 319 mila a 881 mila. L’incremento generalizzato di visite non si ferma ai poli museali ma tocca il turismo cittadino a 360 gradi. Ma l’effetto positivo non si spiega soltanto con questi numeri e i Cinque cerchi portano anche una nuova reputazione alla città: «Nel periodo precedente il 2006, la direzione comunicazione del Comune, con la collaborazione della Compagnia di S. Paolo, porta alla realizzazione di 22 nuove guide turistiche in 10 lingue, interamente dedicate a Torino (e non solo capitoli di Guide dedicate all’Italia) - spiegano i docenti nella loro ricerca -. Inoltre nel 2008 la Guide Vert Michelin promuove Torino con tre stelle, come “una meta da non perdere”».
Ma i cittadini cosa penserebbero di quello che per molti contrari potrebbe diventare «uno spreco di soldi»? Per Bondino e Guala, questo, è un falso problema per due motivi. Il primo è che i torinesi ne sarebbero felici: «Lo zoccolo duro dei contrari, durante i sondaggi fatti tra il 2002 e il 2007, ha oscillato sempre tra il 10 e il 5% - spiegano i docenti -. Per questa ragione un eventuale referendum in vista del 2026 è inutile, a meno che non lo si voglia fare per una legittimazione politica della candidatura».
Il secondo motivo è che, rispetto al 2006, Torino ha dato dimostrazione di saper attirare maggiormente gli investimenti privati: «I costi organizzativi dell’eventuale nuova edizione torinese potrebbero avvalersi di contributi privati più ampi - afferma lo studio -. Induce a ipotizzarlo l’accresciuta capacità di ottenere sponsorizzazioni private recentemente dimostrata dalla città per gli eventi di Torino 2015, Capitale europea dello Sport, che hanno coperto il 35% della spesa pubblica locale per gli 800 eventi del programma».