Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  marzo 10 Sabato calendario

Crimini e misfatti, il lato oscuro delle rockstar

La sera dell’8 marzo, Bertrand Cantat è salito sul palco a Strasburgo tra migliaia di fan. «Grazie di essere qui», sono state le sue uniche parole. Potrebbe sembrare una provocazione, almeno per la coincidenza con la festa delle donne. Il cantante, già condannato per aver ucciso di botte l’attrice Marie Trintignant, ha cominciato da qualche giorno la tournée del nuovo disco, Amor Fati, accettare il proprio destino. Sui muri della città alsaziana, alcune militanti femministe hanno ricoperto le locandine con la scritta “Assassino in concerto”. Tre comuni hanno deciso di cancellare le date previste a causa delle polemiche.
Il lato oscuro delle star della musica è un tema sempre attuale.Il “rock Babilonia” si arricchisce di un nuovo capitolo: il libro della giornalista francese Anne-Sophie Jahn, Les sept péchés capitaux du rock, è una raccolta di crimini e misfatti dedicati alle star della musica, dalla cleptomania di Pete Doherty ai vizi (sessuali e non) di Lady Gaga, Mariah Carey o Axl Rose. Ma l’aspetto più inquietante resta quello legato alle violenze estreme. Difficile dimenticare le aggressioni di Ike Turner nei confronti della sua ex moglie Tina, o lo spaventoso omicidio di Nancy Spungen da parte dell’allora bassista dei Sex Pistols Sid Vicious. O, in tempi più recenti, la condanna inflitta a Phil Spector per la morte dell’attrice Lana Clarkson. La Francia torna ora a dividersi sull’ex cantante dei Noir Désir, un tempo idolo della sinistra alternativa prima di diventare il rocker maledetto sul quale oggi si allungano nuove ombre. Questa volta le rivelazioni riguardano la relazione tra Cantat e l’ex moglie, l’ungherese Kristina Radi. La donna era stata testimone chiave nel processo in Lituania per la morte di Trintignant nel 2003. «Bertrand non ha mai alzato il dito su una donna» aveva detto ai magistrati. E forse senza la sua deposizione il rocker non se la sarebbe cavata con otto anni di carcere, anziché i quindici previsti dalla legge locale. Nel 2007, quando uscì di prigione dopo quattro anni con la condizionale, Kristina lo riaccolse nella casa di Bordeaux. Tre anni dopo è morta.
Si è impiccata nella sua camera mentre l’ex marito dormiva sul divano. Anche lei, come Marie Trintignant, quarantenne. «Non ho mai visto un’omertà così forte intorno a una star» ci racconta Jahn. Ha raccontato gli eccessi di Eminem, Pete Doherty, Oasis e tanti altri, ma il lavoro più difficile è stato il capitolo sul leader dei Noir Désir. Jahn si è scontrata contro un muro di silenzio e minacce. Alla fine, è riuscita a raccogliere una ventina di testimonianze, tra cui quella di un ex membro della band che aveva invece difeso il rocker al processo di Vilnius. «Sapevo che Bertrand aveva già tentato di strangolare la sua ragazza nel 1989. Sapevo che picchiava Kristina. Ma quel giorno decisi di mentire». La prima a chiedere agli amici e colleghi di mentire è proprio l’ex moglie, che vuole salvare il padre dei suoi due figli.
Jahn pubblica nel libro il contenuto di un messaggio vocale della donna, registrato nel 2009, nel quale racconta le botte, la gelosia, le minacce. «Eppure», prosegue Jahn, «quando si è suicidata nessuno ha voluto capire meglio cosa fosse successo, com’era arrivata a quel punto». L’inchiesta della polizia è stata chiusa in ventiquattro ore. Nulla è trapelato da amici e parenti.
Cantat non è il primo rocker accusato di violenze sulle donne ma i tempi sono cambiati, anche per la campagna #MeToo seguita allo scandalo Weinstein. «Sono convinta che se l’omicidio di Marie Trintignant fosse accaduto adesso le reazioni sarebbero state completamente diverse» dice Jahn che ha riletto con orrore articoli che nel 2003 parlavano di “crimine passionale” o appelli di intellettuali su Le Monde in sostegno di Cantat. La nuova tournée prevede una quarantina di date fino all’estate. Oltre alle tre cancellazioni già avvenute, continua la pressione per fermarlo. Una petizione con 70mila firme si rivolge direttamente alla Ministra della Cultura, Françoise Nyssen: «Smettiamola di organizzare eventi culturali con uomini colpevoli di femminicidio» dicono i firmatari. Prudente la risposta della ministra secondo cui Cantat «ha diritto di continuare a vivere».
La ministra delle Donne, Marlène Schiappa, è più netta: «Il problema è trasformare Cantat in un eroe».Per i fan è probabile che continuerà a esserlo.