Corriere della Sera, 9 marzo 2018
Salario minimo Usa con le tasse sui robot
Il reddito di cittadinanza, principale chiave del successo del M5S al Sud, sta diventando un tema politico centrale anche negli Stati Uniti con la decisione appena presa dal Partito democratico della California di inserire il salario minimo garantito nella sua piattaforma politica per le elezioni di mid term del prossimo novembre. Money for nothing, denaro in cambio di nulla: quando se ne cominciò a parlare anni fa, la proposta di introdurre in America un reddito garantito chiamato Universal basic income (Ubi), venne bollata dai repubblicani come assistenzialismo deteriore e costoso e fu lasciata cadere anche dai democratici per almeno due motivi: da un lato il timore di apparire il partito che regredisce verso posizioni che incoraggiano il dolce far niente a spese dei contribuenti cancellando la modernizzazione del welfare to work di Bill Clinton. Dall’altro una visione etica, radicata anche nella sinistra operaista, che identifica nel lavoro la dignità dell’uomo. Se esci dal ciclo produttivo diventi un emarginato: perdi stima in te stesso e peso politico nella società. Ma la rivoluzione tecnologica coi processi di automazione che fanno sparire un numero crescente di posti di lavoro, ha cambiato i termini del problema. Con la politica paralizzata dai veti incrociati (lo stesso Obama, consapevole da anni di questa emergenza, si mise a parlare di reddito universale quando stava già per consegnare le chiavi della Casa Bianca a Trump), a prendere l’iniziativa sono stati gli imprenditori della Silicon Valley, i più spaventati dalla prospettiva di una possibile rivolta dei cittadini contro i robot che «rubano» il lavoro. Per il salario minimo si sono espressi Elon Musk, Mark Zuckerberg e anche Bill Gates con la proposta di tassare le macchine. Dopo gli esperimenti finanziati da privati, ora il primo test ufficiale, promosso dal sindaco nella città californiana di Stockton. I dubbi restano forti anche a sinistra, ma i democratici della West Coast si sono mossi sulla base di sondaggi che danno la maggioranza degli americani favorevoli all’Ubi per contrastare la disoccupazione tecnologica e l’impoverimento dei lavoratori non qualificati. Il tutto da finanziare tassando le aziende tecnologiche. In Italia abbiamo una disoccupazione più strutturale che tecnologica e senza giganti della Silicon Valley da tassare.