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 2018  marzo 09 Venerdì calendario

Stati Uniti e Russia allo scontro per l’Africa. Ma la Cina è avanti

“Noi siamo meglio di loro”: così sussurrano fra loro i tre mangioni che in questi giorni si accomodano alla tavola di Mama Africa. I Paesi più potenti del mondo si sono dati appuntamento nel continente: Stati Uniti e Russia hanno messo in scena una vera e propria guerra fredda allo Sheraton di Addis Abeba, alimentata da siparietti social. Il segretario di Stato americano, Rex Tillerson, e il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, si sono incrociati per un giorno nella capitale etiope durante i loro tour africani. La Cina era il convitato di pietra. I due responsabili degli Esteri erano nello stesso hotel, ma non hanno preso nemmeno un cappuccino insieme: a pochi metri l’uno dall’altro, sono riusciti a dare vita solo a un battibecco, su Facebook. Mentre Mosca dichiarava di aver chiesto un incontro con gli americani senza aver ricevuto risposta, Washington rispondeva: «Non abbiamo ricevuto alcun invito».Già prima dell’inizio del viaggio di Tillerson, la Cina ha dominato lo scenario: il segretario di Stato, al suo primo viaggio in Africa, ha tenuto un discorso di presentazione alla George Mason University in Virginia. «La sicurezza del nostro Paese e la sua prosperità economica sono legate all’Africa come mai prima», ha dichiarato. Ed in effetti il filo comune che lega i Paesi scelti da Tillerson (a lui molto familiari da ex amministratore delegato della Exxon, società petrolifera americana: Etiopia, Gibuti, Nigeria, Ciad e Kenya), sostengono New York Times e Washington Post, è la lotta al terrorismo.Questa non è una missione umanitaria. E le parole del diplomatico lo hanno reso chiaro: dopo i tanti panegirici sull’importanza dell’Africa per il commercio, la libertà civica e la buona governance, Tillerson ha tirato la stoccata a Pechino. «Puntiamo alla buona governance dei Paesi africani per garantire sicurezza e sviluppo, a differenza dell’approccio della Cina, che incoraggia la dipendenza di questi Stati concendendo prestiti che minacciano la loro stessa sovranità, senza creare posti di lavoro».Cina e Russia hanno risposto all’unisono alla provocazione americana. ll portavoce del ministero degli Esteri cinese, Geng Shuang, ha rimarcato che «piuttosto che rilasciare dichiarazioni irresponsabili, i Paesi partner dovrebbero sostenere la pace e lo sviluppo africani». Mosca, tramite Lavrov dallo Zimbabwe, è corsa in sostegno di Pechino: «Non ci siamo mai immischiati negli affari interni di alcun Paese».La Cina in Africa costruisce: ponti, infrastrutture, porti, autostrade e biblioteche. L’America presta soldi, protegge i suoi confini attraverso l’addestramento delle forze militari africane e importa modelli di buona condotta civica e politica. La Russia sta facendo affari tra contratti di armamenti e sfruttamento minerario. Sarebbe auspicabile che governi democratici in Africa crescessero e fossero in grado di valutare da soli ciò che è bene per il loro popolo. Per non sentire più cantare “Noi siamo cinesi” come hanno fatto nei giorni scorsi centinaia di sierraleonesi durante lo spoglio delle schede al termine del voto per le elezioni presidenziali.