Il Sole 24 Ore, 10 marzo 2018
Dazi. Domande & risposte
Che cosa ha deciso il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump?
Trump ha deciso di imporre dazi del 25% sulle importazioni di acciaio negli Stati Uniti e del 10% su quelle di alluminio. Le misure entreranno in vigore in 15 giorni. Lo ha fatto sostenendo che queste importazioni mettono in pericolo la sicurezza nazionale statunitense: acciaio e alluminio vengono impiegati dall’industria bellica e la dipendenza da Paesi stranieri – questo il ragionamento dell’Amministrazione Usa – metterebbe il Paese nella impossibilità di difendersi in caso di conflitto armato.
Ma i principali fornitori di acciaio e alluminio degli Usa sono suoi alleati, per esempio nella Nato. I dazi valgono anche per loro?
Dipende. Sono possibili esenzioni per i «veri amici» degli Stati Uniti, come li chiama Trump. Canada e Messico, partner degli Usa nell’accordo di libero scambio Nafta, saranno risparmiati, a patto che i negoziati avviati per modificare lo stesso Nafta a vantaggio di Washington si chiudano con un «successo». Un po’ come dire che per salvarsi dai dazi, dovranno cedere sul Nafta.
Gli altri Paesi alleati degli Usa dovranno dimostrare che il loro export di acciaio e alluminio non rappresenti una minaccia per la sicurezza nazionale statunitense. Se ci riusciranno, potranno ottenere l’esenzione. Questo però comporterà «aggiustamenti» sulle tariffe imposte contro altri Paesi. Una formulazione del genere porterebbe a escludere tutti partner della Nato. Trump però ha aggiunto che i «veri amici» degli Usa sono quelli che rispettano il target di spesa militare fissato dall’Alleanza atlantica, pari al 2% del Pil. Né Italia, né Germania sono adempienti. Fuori dalla Nato, resta da capire se Giappone e Corea del Sud, che ospitano basi militari americane e ricevono assistenza militare dagli Usa contro la minaccia nucleare della Corea del Nord, siano o no amici. Da chiarire anche lo status del Vietnam, al quale nel 2016 Washington ha tolto l’embargo sulla vendita di armamenti.
Ed è questo l’unico criterio di esenzione?
No. Esiste anche un criterio “per prodotto”, che può essere invocato da aziende statunitensi. Funziona così: se un’impresa Usa, che utilizza specifici prodotti siderurgici, subisce un danno per effetto dei dazi, può chiedere che quei prodotti vengano esentati. La richiesta va presentata al dipartimento del Commercio, che la esamina di concerto con il Dipartimento di Stato, del Tesoro, della Difesa, l’Ufficio del Rappresentante commerciale e con la Casa Bianca. Si sa già che l’azienda statunitense che si ritiene danneggiata dai dazi, potrà ottenere l’esenzione se si dimostra che non esiste una adeguata «produzione domestica», per quantità o qualità, oppure in seguito a «specifiche considerazioni di sicurezza nazionale».
Cosa può fare la Ue?
Oggi, il commissario al Commercio Ue, Cecilia Malmström, incontrerà a Bruxelles il Rappresentante Usa per il commercio, Robert Lightizer, e chiederà chiarimenti. Intanto, ha già fatto sapere che ricorrerà alla Wto contro i dazi per imporre misure di salvaguardia (ritorsioni). La Ue ha già preparato una lista di prodotti made in Usa, per un valore complessivo di 2,8 miliardi di euro.