La Stampa, 10 marzo 2018
Sam Warburton: Il rugby è brutale, si deve giocare meno
Sam Warburton, il capitano coraggioso del Galles, uno che si porta la guerra persino nel nome, non gioca più: da 8 mesi. Il suo corpo è un campo minato di infortuni già esplosi o possibili, non tornerà in campo neanche domani al Principality Stadium con l’Italia nel Sei Nazioni. Ma è diventato la coscienza dolorosa di un rugby che rischia di divorare se stesso. «Si parla di allungare ulteriormente la stagione dal 2019-20, ma chi lo vuole non ha mai fatto il rugbista di professione – ha spiegato al Times -. Amo questo sport, non ne farei un altro, ma non si possono aggiungere altre partite. Se ne giochi più di 25 all’anno metti a rischio il tuo fisico». Warburton ne sa qualcosa. L’ultima l’ha giocata l’8 luglio scorso, con i Lions, la famosa selezione britannica e irlandese, pareggiando 15-15 contro gli All Blacks a Wellington. Un’impresa che gli è costata cara. Dopo la tournée in Nuova Zelanda si era concesso un mese di riposo, al primo allenamento una botta al collo gli ha schiacciato le vertebre e scosso i nervi. Poi è toccato al ginocchio: gli hanno innestato un legamento sintetico perché il suo non stava più insieme. Allora come tanti atleti ha iniziato a pensare. Ai tecnici della Nazionale e dei Cardiff Blues, il suo club, ha spiegato che forse la sua carriera finiva lì. «Voglio avere una vita dopo il rugby. Voglio poter camminare con mia figlia Anna Victoria sulla spiaggia. Il rugby è uno sport brutale: non sarà mai sicuro. Quando ci sono 30 omoni che si schiantano uno sull’altro è inevitabile che ci siano infortuni, anche se continuiamo a cambiare regole. Oggi la palla viaggia più veloce, ci sono più contatti. Di soldi ormai ne circolano tanti, gli stipendi salgono, i club vogliono giocare più partite per rientrare degli investimenti: un circolo vizioso». Così quando il suo compagno Itoje si è infortunato in testa gli è nato un pensiero tremendo: «Mi sono detto che era fortunato. Nel rugby di oggi ti riposi solo quando ti fai male. Pensavo fosse una sciocchezza, in questo mesi l’ho capito». I rugbisti inglesi hanno anche minacciato uno sciopero, che pare rientrato. Il Galles contro l’Italia cambierà 10 titolari: non per presunzione, ma per necessità. Warburton si riposerà ancora qualche mese, poi probabilmente tornerà a giocare. «Ma la strada che ha imboccato il rugby è sbagliata». Chissà se lo ascolteranno.