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 2018  marzo 09 Venerdì calendario

L’arte di fotografare giardini all’alba e con molta calma

Sarà una deformazione professionale evidentemente, ma i giardini visti da lontano non mi hanno mai convinto, almeno non del tutto. Per le piante è già diverso: disegni e fotografie, se accompagnati da indicazioni chiare e succinte, possono diventare utilissimi strumenti di lavoro e di memoria. Mai quanto l’esperienza in campo s’intende, ma comunque preziosi per conoscere e scegliere: un buon punto di partenza insomma, doverosamente tecnico e, perché no, talvolta anche piacevolmente suggestivo. I giardini effigiati invece mi hanno sempre destato qualche dubbio: certo, un conto sono i ritratti superbi di Velázquez, che attraverso pochi particolari restituiscono tutto il fascino più intimo e autentico di Villa Medici al Pincio, ma nel caso di dipinti un poco più ordinari o di fotografie è ben difficile che si arrivi a un simile vibrato. E che si riesca davvero a comunicare ciò che il giardino è: un’atmosfera, un senso di proporzione, un profumo o un insieme di suoni, una calibrata alternanza di pieni, di vuoti, di luci e di rimandi palesi e talvolta anche sottili e personali. Il giardino vero, inutile dirlo, è tutto un’altra cosa: è fatto di concretezze, mi si perdoni l’ossimoro, quasi impalpabili e perciò raramente colte e rappresentate a dovere.
Democratica
Il tempo ha naturalmente smussato un giudizio così severo e mi ha dato talvolta l’opportunità di constatare il contrario: ci sono fotografie che per la bravura di chi le ha scattate svelano e raccontano meglio di molte parole. Molti dei giardini che ho visitato, molti di quelli che io stesso ho creato e addirittura il mio Bramafam sono stati colti senza veli, resi in quello che è il loro carattere più originale. Di fotografie così ce n’è sicuramente un gran bisogno: l’immagine, ancor più della parola, sa far breccia e avvicinare, è diventata uno strumento importantissimo nella lotta di chi ama e protegge i giardini, emoziona, coinvolge, spinge ad approfondire. Con gran democrazia si propone a tutti, non usando altre vie che quelle più o meno istintive della bellezza. Senza contare poi che le fotografie di giardini, a volte più dei quadri di un tempo, sono testimoni sicuri, fissano qualcosa che è destinato per sua natura a mutare di continuo. E permettono, semplicemente sfogliando un libro, di conoscere giardini lontani o tenuti chiusi dai loro proprietari o per l’appunto ormai andati persi, come spesso capita essendo in realtà il giardino debole e necessario di aiuto il più sapiente e continuo possibile. Chi poi i giardini vuole imparare a crearli sa bene quanto fotografie di qualità possano ispirare. Certo è meglio recarsi di persona a visitare, ma anche in questo caso saper scattare le giuste fotografie può essere di grande aiuto. Non per forza deve trattarsi di capolavori e non per forza devono essere subito esibite come se fossimo tutti novelli Cartier-Bresson, ma qualche accorgimento può essere utile seguirlo.
Accorgimenti
Innanzitutto la vita del fotografo di giardini è una vita di non-ore e di grandi sacrifici, come quella di Dario Fusaro, autore di numerosissimi libri di riconosciuto successo: a detta sua e non soltanto il momento migliore per ritrarre è all’alba, prestissimo, quando il giardino si risveglia e le luci sorgono tenui illuminando le rugiade. C’è poi la famosa diatriba tra chi consiglia l’uso del cavalletto e chi invece ama improvvisare in nome del fatidico carpe diem. Dario Fusaro consiglia sempre di avere con sé il treppiede, in modo da potere comporre con calma un’immagine precisa. Suggerisce l’utilizzo di un teleobiettivo, che comprime i piani e permette molte volte di non avere il «cielo» nelle immagini e assicura che fotografando con il sole di lato o controluce si otterranno i verdi migliori e i colori più brillanti. Se poi si avrà cura di creare un po’ d’ombra intorno alla lente più esterna dell’obiettivo aumenterà la qualità dell’immagine e a tale scopo può bastare, proprio come fa lui, un piccolo cartoncino nero. Chi può (in pochi a dire il vero, visto i costi di tutta l’apparecchiatura...) porti con sé due macchine fotografiche, in modo da non dover cambiare l’obiettivo evitando polveri fastidiose. Per il resto ci vuole molto esercizio e, perché no, anche parecchia fortuna...