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 2018  marzo 09 Venerdì calendario

L’ex ministro greco Yanis Varoufakis: I grillini sono centristi, non di sinistra. Pronti ad abbracciare il sistema

A tre anni dalla sua fugace esperienza come ministro greco delle Finanze, dal braccio di ferro con l’eurogruppo, dal referendum vinto e dalla rottura con il premier Tsipras, l’economista Yanis Varoufakis rilancia il suo impegno politico, proiettato sulle elezioni europee del 2019. A suo giudizio, anche la situazione italiana conferma che «una cosa è chiara: dalla sconfitta deve emergere una nuova forza progressista, radicale, europeista».
Qual è il suo giudizio sulle elezioni italiane?
«Hanno portato a una triste impasse. Gli unici beneficiari reali sono coloro che hanno investito in xenofobia e paura. Le urne hanno rafforzato le forze anti-europeiste esattamente come in ogni altro Paese europeo dove le istituzioni hanno insistito con fallimentari politiche basate sull’austerità, fingendo che fossero la soluzione della crisi sistemica».
Nel voto italiano anti-establishment vede analogie con quello del 2015 in Grecia?
«Nessuna. Syriza era un partito filo-europeo che ha cavalcato un’ondata di speranza e positività. La Lega, Berlusconi e i partiti minori della destra italiana hanno ricevuto voti basati su paura e pessimismo. L’unico legame tra i nostri due Paesi è che ci troviamo entrambi nella morsa di una crisi a livello europeo che però l’istituzione europea rifiuta di riconoscere come sistemica».
Qual è il suo punto di vista sul Movimento Cinque Stelle? Populismo o nuova sinistra?
«Nessun partito che investe nel timore del migrante, dello straniero, del rifugiato può definirsi di sinistra. Il termine “populista” è stato ampiamente abusato».
E in politica economica?
«Il Movimento 5 Stelle sta chiaramente cercando di riposizionarsi come un partito centrista di cui le istituzioni possano fidarsi. Cerca di mantenere quello che molti percepiscono come radicalismo prendendo di mira la vecchia e corrotta classe politica, evitando però di sfidare il “sistema” stesso».
Serve ad arrivare al governo?
«Quando un sistema fallisce – come sta accadendo in Italia e in Europa – il tentativo di abbracciarlo criticandone i funzionari mi sembra destinato alla rovina».
Che cosa pensa del reddito di cittadinanza?
«Quello che propone il Movimento 5 Stelle è in realtà un salario minimo condizionato alla ricerca di un lavoro. Una misura standard in diversi Paesi dell’Europa centro-settentrionale. Molti italiani lo vedono come un barlume di speranza, quindi non va criticato a priori. Purché non sia finanziato con tagli ad altri servizi sociali».
M5S e Lega vogliono forzare le regole europee, criticano l’euro e il fiscal compact: quali saranno gli effetti?
«Ci ha già provato Renzi. Il suo grossolano errore è stato quello di pretendere, come un bambino viziato, il diritto dell’Italia di piegare le regole del fiscal compact senza però richiedere un nuovo dibattito in Europa – come presidente del Consiglio aveva il dovere di farlo – per ridisegnarne le regole. Per me è chiaro che, in mancanza di proposte serie su come ridisegnare la zona euro, il M5S e la Lega sono destinati a ripetere lo stesso errore».
Questi partiti, una volta al governo, si ripiegheranno nel sistema come fece Tsipras?
«Proprio come Tsipras e Renzi, è il destino di qualsiasi politico a cui mancano una proposta completa su come ridisegnare la zona euro e il coraggio di dire no a Berlino e Francoforte quando la proposta viene respinta».
Instabilità politica e tensioni sui mercati finanziari possono creare in Italia una situazione come in Grecia nel 2015?
«No. Né un governo a guida M5S né uno a guida Lega andrebbero direttamente contro Bruxelles, Berlino e Francoforte come facemmo noi. Al massimo potrebbero piegare le regole dietro le quinte».
Con quali esiti?
«L’Italia non è la Grecia, e minacciarla di cacciarla dall’eurozona significherebbe dichiarare la fine dell’euro. E poi la Merkel è più debole di tre anni fa».
L’euro è irreversibile come dice Draghi?
«Niente su questo pianeta è irreversibile, figuriamoci una moneta insostenibile. Naturalmente il presidente della Banca centrale ha il dovere di continuare a insistere sull’irreversibilità dell’euro».
Come giudica l’attivismo di Macron?
«Un bello show privo di qualsiasi fondamento. Le proposte di Macron, se adottate, si rivelerebbero insignificanti dal punto di vista macroeconomico. Ma non saranno adottate, poiché Berlino troverà un modo per respingere qualsiasi cosa vada oltre la semplice “mano di bianco”».
Qual è la situazione della Grecia rispetto a quando ha rassegnato le dimissioni da ministro?
«Nonostante la rimarchevole propaganda, ogni giorno è peggiore di quello precedente. In tre anni 170 mila giovani laureati sono andati all’estero e altri 1,2 milioni di persone sono sotto la soglia di povertà. E potrei citare molti altri dati dello stesso tenore».
Come intende rilanciare il suo progetto politico?
«Questo fine settimana il DiEM25 si riunisce a Napoli, ospitato dal sindaco de Magistris, con molti partiti politici provenienti da tutta Europa. Il nostro obiettivo è quello di annunciare la formazione della prima lista di partiti transnazionali per le elezioni del Parlamento europeo previste a maggio 2019».
Con chi?
«Vogliamo lavorare con molte altre forze, sarà un processo aperto. Entro aprile, DiEM25 Italia organizzerà assemblee in tutte le regioni. L’obiettivo è creare presto un nuovo partito nazionale italiano appartenente alla lista di partiti transnazionali europei».