Affari&Finanza, 5 marzo 2018
Comcast, il terzo incomodo nella tv europea Brian Roberts vuole Murdoch e sfida Disney
New York Brian Roberts non è certo conosciuto al grande pubblico come Rupert Murdoch, ma il ceo di Comcast potrebbe diventare in un prossimo futuro l’uomo più potente del pianeta nel mondo delle telecomunicazioni. La sua azienda (sede centrale a Philadelphia), in Europa e in Italia non è particolarmente nota, ma negli Stati Uniti chiunque sa di che cosa si parla: è la più grande società di telecomunicazioni globali degli Usa, la prima televisione via cavo per numero di abbonati, la seconda multichannel complessiva con la sua Xfinity (dopo At&t che controlla U-Verse e Direct Tv), il più grande fornitore di servizi Internet nelle case americane. Un gigante, che oltre a Xfinity, possiede canali nazionali come Nbc e Telemundo, diversi canali solo via cavo (tra cui MsNbc, CNbc, USA Network, lo sportivo Nbc-Sn, quello che trasmette le gare della Premier League, The Weather Channel e altri) ma che è anche proprietario dello studio di produzione cinematografica Universal Pictures e dei parchi gioco tematici Universal Parks & Resorts a Los Angeles, Orlando, Osaka e Singapore. Inoltre sta costruendo gli Universal Studios di Pechino, che diventeranno i più grandi studios di cinema della Cina. Un gigante che adesso ha deciso di muovere alla volta dell’Europa. Come? Andando alla conquista di Sky. Roberts ha offerto a Sky 12,5 sterline per ogni azione (per un totale di 22,1 miliardi di sterline, ovvero 30,87 miliardi di dollari – o circa 25 miliardi di euro al cambio attuale), una proposta più allettante per ben il 16% di quella della 21st Century Fox di Rupert Murdoch (che aveva offerto 10,7 sterline ad azione per il 60% che ancora non possiede). Una mossa che ha preso di sorpresa lo “squalo” australiano- americano. Comcast Corp. ha una storia di mezzo secolo. Era il 1963, quando Ralph Roberts (il padre di Brian, morto nel 2015 a 95 anni), uomo d’affari nato a New York (i genitori erano ebrei-russi che si erano arricchiti grazie alle loro farmacie), un passato in marina e un piccolo business come venditore di antenne televisive nella Pennsylvania rurale (si era nel frattempo trasferito a Philadelphia) intuì che il futuro della televisione era nel cavo. Insieme a due soci acquistò (per 500mila dollari) American cable Systems, un piccolo operatore di cable-tv di Tupelo (Mississippi) che aveva solo milleduecento clienti. Pochi anni dopo, era il 1969, mentre la società iniziava ad espandersi le cambiò nome: ComCast, una combinazione tra le due parole communications e broadcasting. Uomo riservato e affabile, Ralph Roberts non ha mai acquisito lo stesso profilo pubblico (e non ha mai avuto la stessa notorietà e pubblicità) degli altri grandi pionieri della tv via cavo degli anni Sessanta/Settanta: come Ted Turner (il fondatore della Cnn), John C. Malone (meglio conosciuto come “The Cable CowBoy” per le sue battaglie nel mondo delle telecomunicazioni), Charles F. Dolan (il fondatore di Cablevision) o John Rigas (il fondatore di Adelphia, che è stata una delle più importanti tv via cavo, prima che Rigas venisse travolto da uno scandalo di corruzione). Roberts era meno conosciuto di loro, ma il suo impatto nell’industria televisiva americana è stato forse anche maggiore (“l’industria tv come la conosciamo oggi l’ha inventata Ralph Roberts”, ha detto di lui uno dei più noti analisti). È stato lui, più (o insieme) agli altri a dare ai telespettatori americani centinaia di canali, in qualsiasi area degli States, dove una volta ne avevano massimo una dozzina. È stato lui (e quelli come lui) a convincere decine di milioni di americani che dovevano pagare per qualcosa (la tv) che nella cultura degli Usa fino agli anni Settanta/ Ottanta era sempre stata gratis. L’anno della svolta è il 1990, quando Ralph decide di lasciare le redini dell’azienda al figlio (Comcast è una delle rare dinastie familiari nell’America del nuovo secolo e dell’economia digitale) e Brian diventa presidente. Dando fin da subito – complice un mercato della tv via cavo sempre più importante per numeri e profitti – il via all’espansione della società sul territorio nazionale. Sotto la sua direzione Comcast ha iniziato ad acquistare la proprietà di canali sportivi regionali come “E!” (che è oggi uno dei principale canali di intrattenimento) oltre a diventare il proprietario di due squadre: Philadelphia 76ers (basket) e Philadelphia Flyers (hockey). Da allora in poi è stato un successo (e un’acquisizione) dietro l’altro. Con l’acquisto (nel 2001) di AT&T Broadband, che era all’epoca il maggior provider di tv via cavo, e soprattutto con quello (2011) di Nbc Universal (nel logo attuale di Comcast c’è la ruota di pavone multicolore che è il simbolo del più conosciuto network televisivo) quella che era nata come una piccola azienda familiare è diventata un gigante. Ora la sfida finale. Acquistando Sky – che è la più importante televisione satellitare in molti paesi d’Europa come Italia, Regno Unito, Germania e Spagna – Comcast diventerebbe la prima azienda di telecomunicazioni globali al mondo. Brian Roberts è convinto che la propria offerta sia migliore non solo in termini economici, ma soprattutto per le conoscenze e le risorse di cui dispone la sua azienda (basti pensare che con Nbc e Universal Pictures detiene una delle principali emittenti generaliste negli Stati Uniti e uno dei più grandi studi di produzione cinematografica al mondo). Ha anche spiegato di essere disponibile a condividere la proprietà di Sky con Fox o Disney: basta che Comcast possa comunque detenere il maggior numero di azioni.